Quello delle visual novel è un genere prevalentemente apprezzato nel mercato asiatico: durante alcuni dati stimati nel 2006 infatti, si è evidenziato che oltre il 70% dei giochi installati sui PC degli utenti giapponesi è composto da questa tipologia di giochi.
Ciononostante, oggigiorno è più facile che il pubblico occidentale riesca ad apprezzare le visual novel: questo ha innalzato l’asticella qualitativa dei titoli e i budget per produrli, in modo tale che riescano a convincere anche i giocatori che vivono oltre i confini delle terre del Sol Levante.
Maitetsu: Pure Station è il prodotto più classico del genere: un romanzo visivo che pospone il gameplay alla narrativa, concentrandosi maggiormente sulla potenza della trama. Ma sarà riuscito a convincerci?
Ecco per te, caro lettore, la recensione del nostro provato su PlayStation 4 di Maitetsu: Pure Station.
Maitetsu: Pure Station, la trama
Appena avviata la nostra partita, verremo catapultati su di un treno, pronti ad ascoltare (o leggere) i primi dialoghi di gioco tra degli “addetti ai lavori”: dallo scambio di battute, scopriamo che il treno sta per andare in contro ad una vera e propria tragedia ferroviaria.
Il nostro protagonista sarà un bambino sopravvissuto all’incidente di nome Sotetsu: subito dopo il soccorso, il gioco ci permette di riprendere quando Sotetsu sarà cresciuto, precisamente mentre è in procinto di ritornare nella sua vecchia città, Ohitoyo, circa sei anni dopo averla lasciata.
Sotetsu fa ritorno alla sua vecchia casa, dopo aver scoperto dell’esistenza di un progetto di costruzione riguardante una fabbrica nei pressi del fiume della città: un incontro inaspettato con un androide, formerà un’alleanza determinata a mettere fine alla costruzione e scongiurare l’inquinamento idrico che potrebbe derivarne.
Il titolo punta tutto sulla narrativa: in Maitetsu: Pure Station il gameplay è quasi assente, poiché non sarà mai possibile interagire con il mondo di gioco. Molto raramente, il giocatore potrà trovarsi davanti ad alcune scelte da dover fare, principalmente dopo aver terminato la Common Route, dove verranno ad intrecciarsi le varie trame alternative: questa scelta di game design potrebbe far storcere il naso ai giocatori più esigenti. Personalmente, non ho apprezzato particolarmente questa meccanica.
Modalità e contenuti
Nonostante la scarsa interazione, nel gioco è presente una buona quantità di contenuti: appena terminato l’incipit narrativo principale, la Common Route, il giocatore potrà scegliere a proprio piacimento la trama di quale personaggio secondario intraprendere. Esistono complessivamente nove narrazioni, che aumenteranno inesorabilmente la longevità del gioco: la conclusione di una trama porterà ad un nuovo finale, spingendo l’utente a rigiocare il titolo più volte.
Poiché la narrativa di gioco è molto intensa ed esigente, sarà possibile comprendere maggiormente i vari elementi di trama grazie alla sezione Tips, che fornisce al giocatore la descrizione più appropriata di oggetti ed NPC.
Esiste inoltre una modalità apposita che permette di leggere velocemente gli eventi trascorsi in game: strumento molto utile, soprattutto per chi necessita di un sunto generale prima di proseguire nel gioco.
Nella schermata iniziale del gioco sarà inoltre possibile accedere alla sezione Special, dove sarà possibile ascoltare la moltitudine di musiche presenti nel gioco e visualizzare alcune immagini.
Arrivando nella sezione View CG/MV infatti, sarà possibile visionare alcuni frame tratti dalla storia principale, oltre alcune immagini bonus conferite ogni qualvolta si prosegue nella trama: la peculiarità principale consiste nella possibilità di modificare a proprio piacimento le immagini e i personaggi immortalati in esse.
Comparto tecnico
Il dettaglio grafico del titolo è di tutto rispetto, che rende giustizia al romanzo visivo: con una paletta di colori per lo più chiari, che sia uno spazio aperto, l’interno di un’abitazione o il panorama di una città vista dall’alto, Maitetsu: Pure Station saprà offrire dei disegni dalla buona qualità grafica.
Ottima impressione anche per la modellazione dei personaggi, che risultano convincenti sia nelle animazioni che nel puro aspetto estetico.
Il comparto audio di gioco è un altro punto a favore, con un gran quantitativo di musiche presenti nel repertorio: dal sottofondo soft che farà sfondo ai dialoghi di gioco, passando per le musiche più ritmate per le fasi più concitanti, ce n’è per tutti i gusti.
Per quanto riguarda la lingua di gioco, questa sarà prettamente giapponese, con sottotitoli selezionabili in inglese: poiché nella trama il linguaggio usato è a volte complesso (specialmente quando si parlerà di linguaggio tecnico) pertanto, l’assenza dell’italiano può essere avvilente se non si è pratici nella lingua inglese.
In conclusione
Maitetsu: Pure Station è una visual novel che cerca di intrattenere il giocatore tramite la sua rete di sottotrame, eliminando completamente le interazioni in esse: scelta opinabile, che potrebbe far piacere a molti quanto storcere il naso ad altri.
Per quanto riguarda il comparto tecnico non c’è da rimanere delusi, grazie a dei buoni disegni ed animazioni che riusciranno a far valere la parte visiva del titolo.
L’alta quantità di contenuti presente nel gioco giustifica il prezzo richiesto, maggiore rispetto ad altri romanzi visivi del genere: ciononostante l’italiano sarà completamente assente.
Tenendo conto di questi fattori, mi sento di consigliare l’acquisto solo agli amanti del genere che non esigono altro che godersi la trama del gioco.