Sviluppato da Nintendo Software Technology e pubblicato da Nintendo, Mario vs. Donkey Kong è il remake dell’originale titolo omonimo pubblicato su GameBoy Advance nel 2004. Si tratta di un ibrido puzzle-platform che rievoca l’antica faida tra Mario e Donkey Kong con l’aggiunta dei Minimario giocattolo.
Noi abbiamo ripercorso i mondi di gioco e affrontato ogni singolo puzzle su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto a inseguire con noi lo scimmione cravattato più famoso di sempre?
Mario vs. Donkey Kong: per un pugno di Minimario
Prima di affrontare il remake è bene ripercorrere la storia di questa saga di casa Nintendo. Nata nel 2004 per GameBoy Advance e sviluppata da Nintendo Software Technology (che per chi non lo sapesse è un team con sede negli Stati Uniti) aveva come scopo principale quello di riproporre la vecchia faida tra Mario e Donkey Kong.
Si tratta di un richiamo più che palese all’arcade Donkey Kong dove, appunto, il nostro eroe baffuto se la vedeva proprio contro il gorilla incravattato. Solo che, se nel titolo arcade lo scimmione rapiva una docile fanciulla, qui l’obiettivo sono i Minimario.
Tralasciando un attimo la narrazione, è bene ricordare che da Mario vs. Donkey Kong è nato un sequel distribuito su Nintendo DS intitolato Mario vs. Donkey Kong 2: La marcia dei Minimario seguito poi da Mario vs. Donkey Kong: Minimario alla riscossa, Mario vs. Donkey Kong: Parapiglia a Minilandia e infine Mario vs. Donkey Kong: Tripping Stars.
Dopo cinque titoli è ormai palese che parliamo di una saga vera e propria e non sorprende quindi, dopo una sparizione di quasi 10 anni (Tripping Stars è datato 2015 e fu pubblicato su WiiU e Nintendo 3DS), il ritorno della stessa sotto forma di remake del primo capitolo originale.
Esatto, Mario vs. Donkey Kong è un remake del capitolo pubblicato su GameBoy Advance e ne eredita la piccola trama, le aree di gioco e, ovviamente, il gameplay, senza trascurare alcune modifiche di tutto conto che andremo ad approfondire successivamente.
Minimario… articolo civetta?
La trama di Mario vs. Donkey Kong è un pretesto per scatenare le ire di Donkey Kong, con relativo inseguimento da parte del povero e instancabile Mario. Nel dettaglio, lo scimmione in cravatta è svaccato comodamente davanti al televisore e nota una pubblicità che lo attira. Si parla dei Minimario, piccoli Mario giocattolo semi-automatici. Il gorillone di casa Nintendo li desidera ma, a quanto pare, sono già terminati ovunque. Articolo civetta? Nel dubbio, il gorilla decide di agire sradicando il problema alla radice. Come? Andando direttamente alla fabbrica dei Minimario.
No, non lo fa per esporre un reclamo ma, armato di saccone, rapisce i Minimario e parte a una spericolata fuga. All’inseguimento, neanche a dirlo, c’è Mario che urlando “ehi, came back” prova inutilmente a fermare il primate rapinatore. Ecco quindi che la vicenda si tramuta in uno spericolato viaggio in mondi vari e variopinti intervallati da baruffe fino agli inevitabili titoli di coda.
Puzzle e platform in perfetto equilibrio
La formula vincenta di Mario vs. Donkey Kong, neanche a dirlo, è il gameplay. L’idea di base era di ripresentare un po’ l’esperienza dell’originale Donkey Kong rendendola però più attuale e stratificata. Risultato? Un platform-puzzle che è la perfetta unione dei due generi. Ma procediamo con ordine.
Mario vs. Donkey Kong è suddiviso in vari mondi a loro volta frammentati in 8 livelli. Di questi, sei sono standard e due a carattere speciale. Prima di accedere al gioco, però, ecco incappare nella prima novità del titolo: il livello di difficoltà. Di base, l’esperienza di Mario vs. Donkey Kong regala una curva di difficoltà crescente con innegabili picchi.
Parliamo di un titolo che fa del trial and error parte delle sue fondamenta ludiche ed è quindi innegabile che ai meno pazienti può salire un certo livello di frustrazione, soprattutto nelle fasi più avanzate. Ecco quindi che la modalità relax, liberamente selezionabile in qualsiasi momento, prova a smorzare i problemi venendo incontro ai meno esperti e a quelli con poca pazienza.
Tale modalità introduce per la prima volta un sistema di check-point in stile Mario (delle bandierine) sparsi per l’area di gioco che evitano di far ripetere il livello dal principio. Non solo, tale modalità elimina il countdown (liberandoci dall’ansia del tempo che scorre) e introduce una sorta di energia a bolle per il nostro Mario.
Di base, infatti, basta un errore per ricominciare tutto. Con la modalità relax, no. A bolla scoppiata, si riparte dall’ultimo checkpoint. Questo semplifica notevolmente l’esperienza rendendola adatta potenzialmente a chiunque. Ma come si gioca a Mario vs. Donkey Kong?
Ogni livello è composto di due aree con due diversi obiettivi. La prima area ci chiede di localizzare una chiave, raccoglierla e portarla alla porta che ci condurrà alla seconda area. Qui, l’obiettivo cambia: raggiungere il Minimario e liberarlo dalla “bolla”. In entrambe le aree, saremo sempre al comando di Mario impegnato in un percorso platform-puzzle a scorrimento orizzontale.
Come abbiamo già detto, la potenzialità del titolo sta nel perfetto equilibrio tra platform e puzzle, entrambi limati per sposarsi al meglio l’uno con l’altro. Questo si traduce in un salto meno potente e in un sistema di puzzle più ambientali, ma altrettanto logici e sorprendenti.
Di base Mario, oltre al suo salto, può eseguire una capriola invertendo velocemente la direzione d’andamento e ottenendo un balzo leggermente più alto. Se si preme il tasto salto dopo una capriola, il conseguente balzo sarà ulteriormente più forte. Questo è utile per raggiungere zone più elevate, garantire qualche scorciatoia più rapida e anche e soprattutto per superare alcuni enigmi di gioco.
Inoltre, Mario può anche avanzare a gambe all’aria (sì, cammina con le mani). Questa mossa serve a ripararci da alcuni proiettili che cascano dal cielo rendendoci temporaneamente immuni a questo. Inoltre, per infilarsi in alcuni passaggi, ci si può anche abbassare.
In Mario vs. Donkey Kong il balzo perde però di potere. Saltare in testa ai nemici non porterà alla loro morte. In compenso, potremo raccoglierli (non tutti) e scagliarli gli uni contro gli altri. Inoltre, la possibilità di saltare in testa ai nemici ci garantisce di sfruttarli come piattaforme mobili e superare ostacoli altrimenti insormontabili.
Questa tipologia di livelli, che compone la maggior parte dell’offerta ludica di Mario vs. Donkey Kong, sono dei veri e propri puzzle da risolvere. Lo scopo del titolo è capire che percorso eseguire senza far scadere il tempo e, soprattutto, senza morire. Perché sì, i livelli sono a tempo e se scade, è game over (scopri il nostro articolo sulle modifiche alle “morti” di Mario nel gioco) e questo non da tutti è apprezzato.
Mario, a tal proposito, ha delle vite che potrai ottenere sia raccogliendole in giro per le aree sia affrontando dei livelli extra che appaiono randomicamente e che custodiscono al loro interno un’interessante mole di vite extra a patto che tu riesca a raccogliere la chiave volante e a inserirla nel baule prima che scada il tempo.
Le vite, però, non sono l’unica cosa opzionale che troverai in giro nei livelli di Mario vs. Donkey Kong. Ci sono anche dei pacchi regalo: tre per livello. Questi sono dei collezionabili che faranno gola soprattutto agli amanti del 100% e delle sfide visto che gran parte dei regali richiedono percorsi e soluzioni alternative per essere raccolti con successo.
Boss e Minimario
Terminati i sei livelli, se ne sblocca un terzo che cambia leggermente le carte in tavola. Qui Mario si ritrova a capo di un gruppo di sei Minimario (che lo seguono fedelmente), quelli che ha liberato nelle aree precedenti. Lo scopo è di condurli all’interno di una grossa scatola. Ma prima, dovrai trovare e far raccogliere ai Minimario delle lettere sparse in giro per l’area di gioco.
Questo si traduce in un ulteriore puzzle di logica dove, oltre a Mario, dovrai badare anche ai Minimario. Perché anche loro possono essere vittime di trappole e nemici e, come il nostro eroe, un colpo e sono fuori uso. E se finiscono i Minimario, dovrai ricominciare tutto (discorso analogo se invece viene colpito Mario).
Dopo il settimo, si sblocca l’ottavo e ultimo livello per mondo: la boss battle. Si tratta di una sfida contro Donkey Kong che, seppur di base ha una risoluzione praticamente identica, muta al cambiare delle piattaforme e dei “proiettili” dello stesso DK. Qui, Mario può resistere a più colpi grazie ai Minimario tratti in salvo ma, per ogni colpo subito, è un Minimario in meno.
Concludere la sfida contro DK senza tutti i Minimario ci priverà dall’ottenere l’ambita stella dorata di fine livello. Tale stella, si può ottenere negli altri livelli se trovi tutti i pacco regalo o se porti in salvo tutti e sei i Minimario nel loro rispettivo livello.
E parlando di livelli, in essi si cela un’altra novità di questo remake. Il titolo, infatti si è rimpolpato con nuove aree (due interi mondi) quasi invisibili per chi non ha mai giocato all’originale visto che si amalgamano al resto in modo coerente e rispettoso rendendo l’esperienza più varia ma dalla longevità ancora tendente al ribasso (poco più di cinque ore per la campagna principale).
It’s me, Toad!
Altra succosa novità in questo Mario vs. Donkey Kong è la modalità multiplayer co-op inedita. Qui il secondo giocatore potrà vestire i panni di Toad che, per l’occasione, ottiene le medesime abilità di Mario. Non solo, scegliere di giocare in due, modificherà anche i livelli in quanto in due la situazione si semplifica notevolmente.
Ecco quindi che le chiavi da recuperare diventano due mentre tra giocatori ci si può aiutare dividendosi i compiti, coordinandosi al meglio e sfruttandosi a vicenda per agevolare le fasi platform. Inoltre, si può giocare insieme sfruttando una sola console con un joy-con a testa. E sì, il divertimento si raddoppia.
Oltre al multiplayer è stata aggiunta una modalità contro il tempo che ci vede semplicemente impegnati nel fare il minor numero di errori possibile e che stanca abbastanza velocemente, risultando poco appetibile se non per gli amanti delle sfide più ardue. Anche se per questi ultimi c’è l’immancabile modalità “plus”, che mescola le carte in tavola, fondendo le meccaniche dei Minimario a quelle dei livelli standard e ne impenna notevolmente la difficoltà. Tuttavia, nonostante la mole di contenuti, si può comunque notare una certa ripetitività di fondo nella tipologia di enigmi.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Mario vs. Donkey Kong funziona sotto diversi aspetti. Prima di tutto, è fedele al materiale originale senza mai stravolgerlo. Come detto, anche ciò che è nuovo si fonde meravigliosamente col materiale originale dando vita a un pacchetto omogeneo e coerente.
La palette cromatiche è vibrante, accesa, fresca e muta al mutare del bioma, nonostante la ripetizione di trappole e nemici, tutto funziona e crea una varietà visiva notevole e gradevole. Sì, manca il dettaglio e la potenza creativa di Super Mario Bros. Wonder ma Mario vs. Donkey Kong si difende egregiamente considerando l’età del progetto originale.
Discorso analogo per le animazioni tra cui spicca quella dell’arrampicata alla liana e quella del salto oltre alle movenze di Donkey Kong curate nei minimi dettagli (tenete d’occhio il suo sguardo). Anche il sonoro si difende decisamente bene, con musiche gradevoli e orecchiabili.
Inutile dirlo ma, essendo Mario vs. Donkey Kong nato su una console portatile, presenta ancora una struttura da gioco portatile. Dalle aree spesso pienamente visibili su schermo a livelli dalla durata contenuta. Questo remake è quindi ideale come compagno di viaggio ma non sottovalutare il suo potere su uno schermo più grande, soprattutto se in compagnia.
Infine, Mario vs. Donkey Kong è completamente localizzato in lingua italiana anche se i testi a schermo sono molto pochi.