Questa next-gen è davvero strana, e non perché a oltre a un anno dal suo debutto è ancora impossibile entrare in un negozio e acquistare senza problemi una console (o meglio, non solo per quello), ma perché ogni due mesi circa nell’ultima anno qualche trailer o gameplay ci deve ricordare che “questo è il gioco che ci porterà nella next-gen”. E lo ammetto, basta dare uno sguardo alla mia recensione di Returnal (che puoi leggere qui) per rendersi conto senza troppi problemi che anche io (come la stragrande maggioranza dei redattori) sono un ingranaggio di questo complesso meccanismo di passaggio verso qualcosa di incredibile… che sembra però non arrivare mai.
Per essere più precisi, la next-gen arriva, e lo fa proprio con titoli come Returnal o Forza Horizon 5, ma dopo che la discussione sul titolo di turno ha fatto il proprio corso ci si ritrova rapidamente ad aspettare il nuovo gioco che sia “ancora più next-gen” di quello uscito qualche settimana prima. Sono un videogiocatore fin da piccolo, da sempre possessore di console Sony e Nintendo (per quanto Microsoft si stia rapidamente guadagnando la mia simpatia ultimamente… e presto avrà anche i miei soldi e non solo la mia attenzione se va avanti così), e quando c’è stato il passaggio da PlayStation 1 alla sua monolitica sorella minore nessuno ha avuto il bisogno di sbandierare che “stiamo entrando nella next-gen”: era già palese.
Mi basta pensare all’abisso che separa due titoli come Tekken 3 e il quarto capitolo della serie di picchiaduro per rendermi conto di quanto il passaggio sia stato netto che in passato, e ora invece tra mid-gen (rappresentata da PlayStation 4 Pro, Xbox One X e, in un certo senso da Nintendo Switch OLED), retrocompatibilità e videogiochi cross-gen, le differenze si assottigliano e in un certo senso il bisogno di bollare un’opera come next-gen si fa sentire. Un’opera, che sia un videogioco, una cinematica o una sezione di gameplay particolarmente complessa (mi viene in mente il Labirinto del Posacenere di Control), ma mai mi sarei aspettato che fosse una pubblicità (o diciamocela tutta, una vera e propria marchetta) ad affermare con forza le capacita delle console di ultima generazione: benvenuto in Matrix Awakens.
Metanarrativa ovunque… e anche metagameplay!
Sono passati ben diciotto anni da Matrix Revolutions, il terzo lungometraggio e la conclusione della trilogia dedicata all’Eletto Neo, il ruolo che fatto esplodere la popolarità dell’attore Keanu Reeves, diretta dagli allora fratelli, ora sorelle, Wachowski. Negli ultimi anni si è tornato spesso a vociferare del ritorno della saga e quando ormai sembrava fuori tempo massimo (e in effetti lo è) la notizia arriva e sconvolge i fan: Matrix 4 si fa! E senza nemmeno rendercene conto, nell’ombra, il giorno ormai è arrivato e Matrix Resurrections sarà nei cinema nei prossimi giorni in America e a partire dal 1 gennaio 2022 anche nelle sale italiane.
La serie Matrix ha sempre giocato con l’alternanza tra reale e virtuale e proprio per questo il marketing virale legato alla saga è sempre stato pioneristico e ha saputo ben barcamenarsi su Internet, molto diverso dall’attuale nei primi anni 2000. Stranamente però le produzioni videoludiche dedicate alle avventure di Neo e soci sono sempre rimaste abbastanza limitate nella quantità, per quanto Matrix: The Path of Neo si sia rivelato un titolo davvero ben realizzato quando fu lanciato. Constatare il livello tecnico di Matrix Awakens e comprenderne il suo significato mi ha lasciato quindi totalmente spiazzato in senso assolutamente positivo.
Anticipato da alcuni leak pochi giorni prima del reveal ufficiale, Matrix Awakens è una demo scaricabile dagli store digitali delle console next-gen in via del tutto gratuita. Fin dal suo avvio la demo inverte i ruoli consueti tra software e utente e inizia a giocare con noi, con un pesante utilizzo dell’effetto Uncanny valley che ci disorienta costantemente facendoci chiedere se e quanto di ciò che stiamo guardando sia effettivamente una cinematica con attori reali o piuttosto una performance capture a dir poco perfetta.
Dopo questa introduzione che sfonda con prepotenza non solo la quarta parete, ma letteralmente l’intero costrutto che si frappone tra opera e fruitore, Matrix Awakens svela la propria anima videoludica che è… molto povera, spettacolare, ci mancherebbe altro, ma comunque decisamente poco significativa. La demo è costantemente ai limiti del fotorealismo, e l’intelligenza degli sviluppatori nel riuscire a mostrare ciò che le nuove console possono fare è tutta nell’aver saputo mettere sul banco la precisione e la solidità del framerate anche in una situazione concitata come una sparatoria parecchio frenetica, il tutto da un’auto in corsa, che ci vedrà vestire i panni di un personaggio inedito impegnato contro un’orda di Agenti Smith mentre Trinity guiderà a tutta velocità il veicolo su cui ci troviamo.
Il punto è che a livello ludico l’unica azione richiesta al giocatore è quella di premere il comando di fuoco, che viene anche indirizzato da un marcato auto aim, e nulla di più. Questa spettacolare e adrenalinica sequenza di gameplay termina all’improvviso così come è iniziata, con la grandissima nota positiva di non avere alcuna soluzione di continuità tra cutscene e gameplay, e creando letteralmente un film interattivo. L’esperienza mi ha ricordato tanto le opere targate Quantic Dream, quasi tutte ottime per quanto mi riguarda, ma su cui non si possono basare gli standard di un’intera generazione videoludica se il compromesso necessario è quello di ridurre all’osso la componente “ludica” rispetto a quella “video”.
La VERA next-gen?
Il punto è: quanto Matrix Awakens è una demo e quanto è parte di qualcosa di più grande? L’intento palese e dichiarato del prodotto è senza alcun dubbio mettere in mostra ciò che il rivoluzionario Unreal Engine 5 ha da offrire (e approfondiremo a breve la questione), ma al momento non è ancora stata fatta chiarezza sulla possibilità di vedere o meno in futuro un nuovo gioco completo che accompagni il futuro del franchise dopo la release di Resurrections.
Se fosse il preludio a un nuovo titolo, o serie di titoli, che tracceranno la strada per le produzioni future, il compromesso tra “bello da vedere” e “noioso da giocare” non mi soddisfa, e anzi mi preoccupa, ma nel caso in cui dovesse effettivamente trattarsi di una semplice demo del motore grafico, la quasi totale mancanza di impianto ludico sarebbe sensata e Matrix Awakens costituirebbe un tassello importantissimo nel mosaico dell’industria videoludica e del suo futuro.
Dopo la sparatoria in auto citata in precedenza infatti, il mondo di gioco si apre a noi in un free roaming che lascia costantemente a bocca aperta: posso affermare senza alcun dubbio di non aver mai giocato nulla di così bello e realistico allo stesso tempo su console, il risultato finale supera perfino Death Stranding Director’s Cut. Facevo riferimento prima ai titoli targati Quantic Dream, che da Heavy Rain in poi si sono sempre settati su standard altissimi per quanto riguarda la precisione del motion capture e la bellezza delle ambientazioni del gioco, risultati possibili grazie alla natura su binari di queste avventure dinamiche, in cui nulla viene processato in tempo reale e tutto è prerenderizzato.
In Matrix Awakens, il mondo esplorabile è vivo e in costante movimento, e soprattutto la vita artificiale mostrata non si limita ai dintorni del nostro avatar, ma si espande per tutta la città. Il dettaglio di Matrix Awakens che mi ha maggiormente stupito è stato il poter vedere treni in movimento in lontananza, talmente lontani dal centro della scena che qualsiasi altro titolo li avrebbe mostrati semplicemente fermi, o non mostrati proprio, invece l’Unreal Engine 5 vuole mostrare non solo solidità, ma anche la possibilità che gli hardware lo facciano girare in scioltezza. Il complesso e la vivacità del mondo esplorabile mi ricorda Ratchet & Clank Rift Apart, ma Awakens gioca letteralmente un altro campionato, dal momento che l’ultima fatica di Insomniac Games, per quanto curato graficamente, non ha alcuna intenzione di avvicinarsi al fotorealismo.
Nel mini open world proposto da Matrix Awakens ci sono anche alcune targhe che permettono lo switch istantaneo tra modalità di visualizzazione, alcune più tecniche, altre puramente estetiche. Credo che valga la pena soffermarsi però sulla possibilità di mostrare la città di notte, il che permette di ammirare l’incredibile lavoro fatto sull’illuminazione: le luci che arrivano dalle finestre dei palazzi, dai lampioni, dalle automobili, ogni fonte luminosa è gestita in maniera diversa e unica in base alla superficie su cui si riflette e restituisce risultati differenti e talmente realistici che mi hanno portato a una conclusione: non siamo al cospetto di un passo avanti per l’industria videoludica, ma per tutto l’intrattenimento.
Se l’Unreal Engine 5 continuerà a mostrarsi così solido in ogni occasione e non solo in ambiti specifici, nel giro di pochissimi anni potremo trovarci a un totale accorpamento produttivo di cinema e videogioco, basterà infatti produrre un unico asset che potrà essere riutilizzato tanto per gli effetti speciali cinematografici per i videogiochi, con un taglio di costi di produzione per i primi e un netto incremento qualitativo per i secondi: è davvero significativo che sia Matrix a ispirare uno scenario del genere, un franchise che, come anticipato, ha sempre travalicato il linguaggio cinematografico esplorando e mettendo in piazza Internet e linguaggi meno “standard” per il grande pubblico.
Ovviamente, Matrix Awakens non è esente da difetti, si può infatti notare come i volti dei personaggi che si muovono in libertà nel mondo non siano sempre curatissimi, soprattutto nella loro espressività a volte fin troppo plastica; inoltre, le vetrine che permettono di sbirciare all’interno di alcuni palazzi mostrano modelli in due dimensioni e in bassissima qualità, ma il tutto credo si possa sempre ricondurre al fatto che, in quanto demo dell’Unreal Engine 5, gli sviluppatori abbiano investito la totalità dei propri sforzi nel mostrare i punti di forza del motore grafico.
Siamo davvero entrati nella next-gen con quella che è, a tutti gli effetti una pubblicità? Che ne pensi? Te lo saresti mai aspettato? E soprattutto… pillola rossa, o pillola blu?