Sviluppato e pubblicato da SleepingMuseum in sinergia con Kemco e Kotobyki Solution Co., Matsuro Palette è un’intrigante e piccola visual novel con sfumature horror e incentrata nel risolvere una serie di rapidi enigmi narrativi. Noi siamo sopravvissuti tutti e sette i giorni, subendo indicibili morti, su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto a vivere un’esperienza da brivido?
Matsuro Palette e la vita insieme a un quadro
Matsuro Palette non è altro che Death Palette, titolo, sempre firmato Kemco, uscito gratuitamente per mobile. Questa non è altro che l’ennesima trasposizione da mobile a console promossa da Kemco che, ancora una volta, si distingue più per le visual novel che per i giochi di ruolo. Dopo Horrific Xanatorium (di cui puoi velocemente recuperare la nostra recensione) eccoci di nuovo a una visual novel intrigante e dalle atmosfere horror.
Nel dettaglio, in Matsuro Palette vestiamo i panni di un anonimo artista dall’atteggiamento abbastanza introverso e tendenzialmente incupito. Tale artista viene selezionato per completare un’opera a lungo rimasta incompiuta. Scoperta la tela, però, dinanzi a noi emerge un quadro completamente nero, privo di dettagli, un po’ consumato. Come se non bastasse, colui che ci ha accolto è fuggito a gambe levate suggerendoci di “non farla arrabbiare”.
A chi si riferiva? Pochi secondi e lo scopriamo: la tela ospita una ragazza molto, troppo esigente. Non solo, veniamo presto a scoprire che tale tela è rimasta incompiuta a causa del prematuro decesso di tutti gli artisti coinvolti prima di noi. Non ci vuole un genio per capire che il problema è il quadro stesso o meglio, la ragazza. Questa, infatti, sembra avere oscuri poteri ma anche un carisma da non sottovalutare oltre che una gradita evoluzione “personale” nell’arco dell’intera vicenda.
Vicenda che, di per sé, si svolge nell’arco di circa sette giorni, composti da un dualismo di eventi. Il primo, quello definibile come “diurno” che ci vede impegnato a soddisfare i capricci della ragazza mentre quello “notturno”, ci vede coinvolti in solitaria, esplorando lo stravagante posto in cui ci ritroveremo imprigionati. Come potrai aver intuito e come abbiamo già anticipato, l’incipit e l’intreccio stesso di Matsuro Palette funziona, coinvolge e trascina velocemente fino alla fine (la cui durata è abbastanza bassa, faticando a superare 4-5 ore).
I personaggi coinvolti nelle vicende sono essenzialmente due: noi e la ragazza nel dipinto. Quest’ultima è quella che spicca maggiormente sia perché a schermo è l’unica che vedremo, sia per il carattere, dotato di numerose sfumature da quelle più folli e aggressive ad altre più docili, fanciullesche e innocenti (basta vedere come reagirà con ciò che le dipingeremo di giorno in giorno). L’atmosfera del titolo, volutamente claustrofobico, si avvicina a sfumature dell’horror ma siamo ben distanti da titoli come Layers of Fear dove la tensione è pressoché costante. Matsuro Palette preferisce piccoli (e quasi inoffensivi) jump scare, morti atroci (che approfondiremo nei successivi paragrafi) e dettagli scritti decisamente macabri.
A potenziare il canovaccio narrativo, abbiamo dei messaggi sul cellulare che gradualmente ci sveleranno il passato di coloro che si sono approcciati al quadro e alla fanciulla prima di noi. Abbiamo quindi più fili narrativi intrecciati in quanto le azioni di chi ci ha preceduto fungono da indizi per sopravvivere nel presente, il tutto per una storia che colpisce nel segno fino alla fine, nonostante qualche piccolo vuoto incolmato.
Come soddisfare le richieste di un quadro maledetto
Matsuro Palette è una visual novel ma a differenza dei suoi congeneri, non avremo un ruolo prevalentemente passivo, tutt’altro. Il titolo ci chiede di “esplorare” l’ambiente, localizzare oggetti e soprattutto risolvere enigmi testuali che sono il nucleo pulsante di ogni capitolo/giorno di gioco. Tutto ciò che faremo sarà affidato a un cursore a schermo e ai tasti dorsali, quest’ultimi utili per spaziare nelle schermate “esplorative”.
Esplorare in Matsuro Palette significa studiare l’ambiente (prevalentemente spoglio) e localizzare oggetti con cui interagire. Questi sono facilmente localizzabili in quanto il cursore cambierà colore. Alcuni oggetti potranno essere raccolti, diventando potenziali elementi per interagire col quadro. E come si localizza col quadro se non dipingendoci sopra? L’atto del dipingere, in Matsuro Palette è molto semplice: si sceglie uno degli oggetti raccogli, decidiamo dove posizionarlo sulla tela (il titolo fornisce più posizioni prestabilite) e poi si passa alla selezione del colore.
Per ogni capitolo, dovremo intuire la soluzione alla richiesta della ragazza che si traduce in: scegliere l’oggetto (o oggetti) giusto, posizionarlo nel punto corretto della tela e affidargli il colore desiderato. Se è vero che in alcuni casi si rischia di procedere un po’ a caso, è altrettanto vero che i collezionisti faranno di tutto non per risolvere l’enigma ma per scovare tutte le tipologie di fallimento possibili. Matsuro Palette, infatti, possiede una vera e propria gallery di “morti” con tanto di indizi per ottenerle.
Le morti avvengono se sbagliamo la richiesta in determinati modi e il game over, assolutamente non proibitivo considerando che non dovremo rigiocare quasi nulla una volta tornati al checkpoint, sono molto varie e stravaganti, spaziando dal macabro al buffo/surreale. Per i più delicati di stomaco, tranquilli, Matsuro Palette ha deciso di non mettere esteticamente in scena tali morti, limitandosi a descriverle e a mostrare la classica sagoma bianca con alcuni cenni estetici delle varie torture inflitte.
Da mobile a console
Purtroppo il passaggio da mobile a console di Matsuro Palette non è stato completamente indolore e anzi lascia spazio a qualche piccola stortura. La prima riguarda il puntatore stesso che, almeno in modalità portatile dell’ibrida Nintendo, ogni tanto andava per fatti suoi o reagiva in lieve ritardo. Da segnalare anche qualche piccolo bug grafico, legato prevalente ad alcuni oggetti su schermo ma niente di realmente grave. In compenso, il titolo si difende abbastanza bene in entrambe le modalità dell’ibrida Nintendo grazie alla sua semplicità strutturale.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Matsuro Palette sceglie una via particolare: molto minimal per ambienti e intrigantemente curato per l’unica protagonista a schermo. Questa, infatti, riesce sia a creare inquietudine sia tenerezza ed è scontato affermare che il fulcro centrale sia sempre e costantemente lei. Ecco quindi che ciò che le ruota attorno sembra più sfumato e un po’ rozzo, complice anche la decisione di utilizzare pochi colori (elemento utile però ai fini della narrazione stessa).
Il sonoro è altrettanto difficile da valutare. Ci sono molti silenzi e rumori ripetuti e tutti uguali. Ma c’è anche una colonna sonora estremamente appagante e quasi ansiogena quando ci tocca intervenire attivamente sul quadro. Un mix altalenante, sicuramente non adatto a tutti ma che comunque funziona. Infine, nota dolente, è l’assenza della lingua italiana (non sono presenti neanche i sottotitoli). Una mancanza che si sente abbastanza, considerando che siamo pur sempre davanti a una visual novel, seppur meno verbosa rispetto alle controparti.