Cosa fareste se, una volta svegli, un male oscuro stesse prendendo possesso del vostro mondo? Non sapete cosa sia successo o come risolverlo, forse nemmeno come siete finiti in quella situazione. Bene: questo è Mechanism, un gioco creato da una singola persona, un puzzle game dai toni tristi, cupi e onirico. Continuate a leggere, per sapere cosa vi aspetta in questo piccolo capolavoro.
A volte una storia non ha bisogno di un inizio…
Vorrei soffermarmi prima di tutto sull’aspetto più importante di tutti: la trama. Solitamente chi legge le mie recensioni sa che tendo a non fare mai una mezione particolare alla trama, questo perchè non sempre è una parte così fondamentale, soprattutto negli indie. Questa volta però abbiamo di fronte una trama così bella che non c’è. Non sono impazzito, tranquilli (più o meno), è che in questo caso si tratta di meta-narrativa, ovvero una storia che si racconta da sola attraverso lo sviluppo stesso del gioco.
Una non-storia, che arriva però ad essere molto profonda e che non vi spiegheremo né io né il gioco, di cui sappiamo solo l’incipit iniziale, spiegato benissimo nella descrizione di Steam:
“The lonely robot, he has no plans, his faith and soul is in your hands. “
Il robot solitario che non ha piani, il suo fato e la sua anima sono nelle tue mani. Il suo fato, il suo mondo e la visione della realtà stessa sono nelle nostre mani: realtà che spesso sarà distorta, diversa, fantastica e sempre molto triste. Per capire bene, bisogna provarlo, perchè da spiegare è davvero impossibile.
Portati un ombrello!
Il gameplay di questo gioco è discutibile, ma vediamo insieme il perchè. Il livello teorico è molto bello, un puzzle game realizzato a dovere dove dobbiamo davvero spremerci le meningi. Mechanism infatti decide di fare una cosa apprezzabile, per un puzzle game: non viene dato nessun aiuto al giocatore, se non per un paio di cosette. Dovremo cavarcela quasi completamente da soli e a volte capire cosa fare o dove andare è davvero tosta, a tratti frustrante. Ammetto che ho speso diverse ore per cercare di incastrare alcuni enigmi, data l’assenza di guide online, ma di viene ripagati abbondantemente dall’autocompiacimento.
Il mondo è invaso da una sostanza nerastra chiamata Phlegm, che corrompe tutto quello che tocca: il nostro compito sarà quello di riattivare il Mechanism, per salvare il mondo dal Phlegm. La sostanza sarà cosparsa in giro per il mondo di gioco e dovremo fare il possibile per evitarne il contatto. Più rimaniamo a contatto con il Phlegm, più verremo corrotti e malati e anche il nostro aspetto subirà le conseguenze del contagio (ma ne parleremo a tempo debito). Un’altra conseguenza è un tremore alle mani, che ci porterà a far cadere gli oggetti che abbiamo in mano. Il gioco si basa proprio sul portare gli oggetti giusti da un punto A ad un punto B, incastrandoli tra loro, e il fatto che cadano di continuo rende l’avventura ancora più complicata.
Tanti oggetti, nessuna arma. Non avremo alcun modo di difenderci dalle minacce, se non con la fuga. In un paio di punti la cosa sarà davvero frustrante e vorremmo poter prendere a pugni i nemici, ma una volta capito come fare sarà un po’ più semplice.
La vera nota dolente del gameplay è l’aspetto pratico: quanto e come risponde il nostro robottino ai comandi? La risposta è: non troppo bene, in realtà. Il controllo risulta a volte legnoso e un po’ scomodo, nonostante la sua semplicità, senza contare di alcuni piccoli bug che creeranno problemi nei movimenti. Certe superfici ci faranno scivolare involontariamente, alcuni salti non sempre vanno a buon fine (se si ci trova più in alto di un metro e mezzo si rischia anche di morire) e gli oggetti hanno la strana abitudine di compenetrarsi o di non volersi far prendere, cosa che ci manderà ai matti.
Gestione del mondo
Gli oggetti sono il punto focale del gameplay e ne avremo davvero un sacco da gestire, nonostante potremo averne solo due per volta. Gli oggetti, però, possono andare persi, spostati e dimenticati o incastrarsi in una compenetrazione: perciò avremo tre macchine che ci aiuteranno.
La prima servirà a salvare gli oggetti inutilizzati nelle posizioni attuali. Capiterà infatti che per gestirli tutti, li raggrupperemo in un solo posto e questa macchina sarà la nostra salvezza. La seconda, invece, riporrà gli oggetti inutilizzati nelle loro ultime posizioni note, funzionante in combinazione con la macchina precedente. L’ultima macchina servirà ad abbassare il nostro livello di corruzione da Phlegm, riducendo così il nostro tremolio ed evitandoci la morte, dato che un contagio massimo ci porterà a miglior vita.
I nemici che incontreremo saranno vari, senza però particolari differenze, eccezion fatta per uno: il Catcher. I Catcher, manichini neri con in testa un televisore, appariranno quando il nostro livello di corruzione sarà particolarmente alto, ed in base ad esso saranno più o meno frequenti. Farsi prendere da un Catcher non è la fine del mondo, salvo per il fatto che sono inquietanti da morire: se succede verremo portati nella Uncosciousness, una specie di dimensione alternativa in cui dovremo fuggire dai Catcher che infestano la zona. Se andremo verso i portali giusti ci salveremo e ridurremo il livello di contagio nel mondo, se ci faremo prendere invece verremo riportati dove siamo stati rapiti e il contagio aumenterà, cosa davvero spiacevole.
Un triste quadro
Altro aspetto degno di nota è quello grafico, realizzato molto bene nonostante sia stato utilizzato Unity. Nonostante lo sviluppatore stesso abbia definito il suo gioco come steampunk, non penso sia la descrizione adatta. Sono molti infatti i generi che si mescolano in questo gioiellino estetico, dallo steampunk alla fantascienza anni 50, dal dieselpunk alla folklore, tutto mischiato in una specie di fiaba. La corruzione del Phlegm ci viene mostrata come qualcosa di viscido ed oleoso, che cola da sfere appese o da mostri quasi tentacolari, al cui contatto seguirà una distorsione video davvero ben fatta.
Mechanism è horror in un modo simile al Labirinto del Fauno, il famoso film di Guillermo del Toro: una fiaba dai toni tristi e cupi, dai colori vivaci alternati a quelli spenti e freddi. Senza contare che avremo la fonte del Phlegm sempre di fronte a noi, come se ci minacciasse dall’alto. I giochi di luce sono abbastanza altalenanti: in certe zone saranno perfetti e arriveranno a farci dire “wow!”, in altre saranno un po’ un pugno in un occhio. Consiglio, infine, di giocare togliendo il motion blur, che risulta spesso fastidioso e di troppo.
Il rumore della malattia
Una soundtrack con i fiocchi, salvo per un paio di tracce, quella di Mechanism. Le musiche cambieranno in base alle zone, adattandosi senza stacchi tra l’una e l’altra, ma modificandosi. Quando ascolterete SUSPANCE vi si accapponerà la pelle, di sicuro. Anche gli effetti sonori sono ben realizzati, anche se a volte un po’ fastidiosi, soprattutto quelli dei nemici. I Catcher sono in grado di essere inquietanti alla vista e terrificanti nelle nostre orecchie: consiglio di giocare con le cuffie per non perdere nulla!
Anche l’audio non è però perfetto, data l’incredibile differenza di volume tra i vari suoni. Ci troveremo spesso a fare i conti con i controlli del volume, sperando di non perdere un timpano o cercando di sentire che suono sta facendo una determinata cosa. L’audio non è fondamentale per giocare a questo titolo, ma lo è per goderselo e un controllino in più ai volumi non avrebbe guastato affatto.
Il fondo del barile
Siamo arrivati alla fine, lettori. Considero personalmente questo gioco “un capolavoro mancato”, un piccolo gioiello indie che avrebbe potuto dare di più. Stiamo parlando comunque di un titolo veramente valido, che deve il suo prezzo al valore artistico: la prova di ciò sono i premi presi a Mosca nel 2017 e a Praga nel 2018, entrambi “Best Art”. La longevità è accettabile, tra le 5 e le 10 ore senza aiuti esterni, ma la rigiocabilità no. Una volta giocato, saprete già come risolvere ogni enigma, non trovando quasi nessun ostacolo.
I miei complimenti allo sviluppatore, che tutto solo e con Unity è riuscito a creare un titolo in grado di distruggere i nervi e, allo stesso tempo, appagare gli occhi. Mechanism non è un gioco alla portata di tutti, ma solo di quelli abbastanza fantasiosi e curiosi, tanto da riuscire a dare una interpretazione di questo titolo. Voglio chiudere, quindi, con un’altra citazione alla pagina di Steam:
“Forse questo gioco non tratta affatto di robot e malattie…”
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