Ovid Works è uno studio di sviluppo videoludico indipendente nato a Varsavia, in Polonia, nel 2015. Tutto partì dalla passione per i videogiochi di due amici che volevano avvicinare la narrativa tradizionale ad una giocabilità interattiva. Il team ad oggi conta più di 15 membri e può annoverare nel suo portfolio Interkosmos, un’avventura spaziale per realtà virtuale pubblicata nel 2017, e appunto il recentissimo Metamorphosis di cui ci accingiamo a parlare. E’ in via di sviluppo anche un altro gioco, Nemesis: Distress, fantascientifico e orientato al multiplayer.
Il publisher invece è All in! Games, sempre polacco, di Cracovia, fondato nel 2018 da un gruppo di gamer entusiasti e di professionisti del settore. Metamorphosis è solo l’ultimo di tanti titoli già pubblicati. Come si può osservare dal suo catalogo questo editore propende per titoli variegati e fantasiosi: basta dare uno sguardo ad Arboria o ai futuri Paradise Lost e Ghostrunner. Metamorphosis era presente e giocabile alla GamesCom 2019, al PAX EAST 2020 e poteva essere provato durante lo Steam Game Festival. Dal 12 agosto il gioco è disponibile per l’acquisto. La versione da noi provata è quella reperibile su Steam.
Il mondo visto da una prospettiva diversa
Metamorphosis, arrivato più tardi di quanto preventivato, com’è possibile intuire dal titolo stesso del gioco si ispira a “La Metamorfosi”, opera letteraria del 1915 di Franz Kafka in cui il protagonista Gregor Samsa un giorno si risveglia trasformato in un gigantesco insetto, con tutte le conseguenze del caso. Il gioco riprenderà l’incipit della storia cambiando però un po’ tutte le carte in tavola.
Il protagonista diventerà sì un insetto, ma minuscolo, non avrà a che fare col dramma del proprio rapporto con la famiglia, ma con una surreale avventura, non vivrà l’isolamento forzato nella propria stanza, bensì incontrerà diverse persone e conoscerà molto da vicino la bizzarra società degli insetti.
Gregor, appunto risvegliatosi insetto, scopre di essere stato trasformato per mano della misteriosa organizzazione Tower. Nel frattempo apprende pure che il suo amico Josef è stato accusato ingiustamente. Samsa dovrà cercare di raggiungere la Tower nella speranza di ritornare umano e di salvare il suo compare da una pesante condanna. Sia Gregor che Josef nel loro cammino dovranno scontrarsi con un sistema ingiusto, fortemente burocratico e spesso insensato.
Metamorphosis ci presenta essenzialmente due mondi paralleli, sempre visti attraverso gli occhi di un insetto. Da una parte abbiamo il mondo normale, che ora guadagna una nuova prospettiva, con divani che diventano montagne insormontabili e tavoli che sembrano distese immense, mentre dall’altra troviamo il surreale sottomondo popolato dagli insetti, dove un grammofono può diventare un locale alla moda per artropodi e un vecchio proiettore può fare da base per una grande città insettoide famosa per i suoi festival cinematografici.
Metamorphosis, nelle sue 6 ore circa di gioco, prova a proporre una storia dalle premesse indubbiamente interessanti che però non riesce mai a toccare il giusto grado di profondità. I personaggi sono certamente curiosi, ma non c’è il tempo per approfondimenti. La narrazione è a tratti monotona a tratti troppo immediata. La storia vuole essere stratificata, ma non ci riesce fino in fondo. La trama è assolutamente lineare e anche laddove sembrano esserci delle scelte in realtà la strada da seguire è sempre la stessa.
A Bug’s Life
Metamorphosis è un’avventura single player caratterizzata da fasi platform e da puzzle ambientali. Potremo muovere il nostro insetto sia con l’ausilio di mouse e tastiera, sia attraverso un joystick. La visuale è in prima persona, piuttosto vicina al terreno e, giustamente, ai lati dello schermo potremo vedere muoversi le nostre zampette. Non c’è un inventario e non c’è neanche una barra della vita. O si vive o si muore. Il Game Over mostra pure delle simpatiche illustrazioni che spiegano la fine incontro alla quale è andato il povero Gregor.
Le fasi platform sono piuttosto riuscite e divertenti e sono tutte basate sul cambio di prospettiva. Scalare una credenza diventa un’impresa titanica e dovremo avvalerci di salti e scalate tra libri, piatti, matite, pettini e quant’altro. Per superare le superfici verticali accorrono in nostro aiuto dei liquidi appiccicosi come il miele, l’inchiostro o la colla, in cui potremo intingere le nostre zampine per avere un grip aggiuntivo limitato da un apposito indicatore. Ci si può arrampicare un po’ dappertutto a condizione che non si finisca a testa in giù.
Come dicevo prima sono presenti anche dei puzzle. Questi nella maggior parte dei casi sono piuttosto semplici, purtroppo a volte pure monotoni, e, tranne in un paio di frangenti, non richiedono particolare fantasia o ragionamento. La risoluzione di queste situazioni presuppone piuttosto un’esplorazione approfondita alla ricerca della persona, pardon, dell’insetto giusto con cui parlare, e del pulsante corretto da premere o ruotare.
Non ci sono combattimenti contro insetti nemici. Tutto ruota attorno a brevi dialoghi con gli artropodi non giocanti. L’esplorazione in alcune fasi può risultare un tantino dispersiva. Ad aiutarci c’è una sorta di mappa, che altro non è che una visuale rialzata dell’ambiente in cui ci troviamo, corredata da segnalatori che indicano i punti di interesse e il percorso già fatto. A proposito di esplorazione, mi è capitato un paio di volte di rimanere incastrato in un pezzo di ambientazione o di incappare in un problema di collisioni, ma nulla di grave.
Mentre l’interfaccia di gioco è abbastanza minimalista il menù è piuttosto completo e, oltre a permettere di accedere a una nuova partita, ad un capitolo di gioco o di caricare un salvataggio, mette a disposizione tutta una serie di opzioni per personalizzare a piacimento l’aspetto audiovisivo ed i comandi. Riguardo ai salvataggi non bisognerà preoccuparsi di nulla poichè tutto viene gestito automaticamente attraverso numerosi checkpoint.
Più stile che tecnica
Metamorphosis graficamente si avvale dell’Unreal Engine. Il risultato è invero un po’ altalenante. Dal punto di vista del design le ambientazioni sono rese in maniera ottima sia per quanto riguarda le stanze divenute gigantesche, sia per quanto concerne le ambientazioni più surreali e fantasiose a base di insetti. Tutto risulta molto suggestivo e a tratti opprimente.
Ciò che però non convince fino in fondo è l’aspetto tecnico, che vive un po’ di alti e bassi. La distanza di visualizzazione degli elementi a schermo per esempio è ottima. Invece lascia un po’ a desiderare la modellazione poligonale che presenta dei personaggi un po’ troppo spigolosi. Stessa cosa vale per gli elementi dell’ambiente: alcuni sono più morbidi mentre altri mancano di qualche poligono.
Anche le texture, per quanto riguarda certi elementi sono piuttosto definite, mentre relativamente ad altri sono un po’ slavate e poco dettagliate. Buoni invece gli effetti di luce ed ombra: i fasci luminosi contribuiscono a creare atmosfera in più di un’occasione. Anche i personaggi vivono di alterne fortune poichè se da una parte gli insetti risultano abbastanza convincenti, gli umani presenti nel gioco risultano un po’ grossolani e poco espressivi.
Le animazioni viaggiano su due livelli: quelle degli animaletti sono più curate mentre quelle degli esseri umani sono più legnose e in generale meno convincenti. Per quanto riguarda i nostri insetti ho notato anche qualche glitch a livello di movimenti, tipo una zampetta che comincia ad oscillare come incantata. Molto piacevoli invece lo zampettio del protagonista e il movimento degli elementi di contorno, come ad esempio i fogli svolazzanti. Gradevole anche l’uso degli effetti particellari in determinate situazioni.
Passando all’audio va detto che è stato fatto un buon lavoro. Gli effetti sonori ben enfatizzano la nostra condizione di piccolo artropode presentando ogni elemento come gigantesco e rumoroso. C’è un doppiaggio in lingua inglese per gli esseri umani, non troppo convinto, ma comunque apprezzabile. Gli insetti invece parlano essenzialmente con mogugni e versi incomprensibili.
Va sottolineato che tutto è stato sottotitolato e tradotto in un ottimo italiano. Anche i menù sono tutti nella nostra lingua. Abbastanza piacevoli le melodie di sottofondo, caratterizzate da una certa dissonanza, utile a sottolineare l’atmosfera surreale che permea un po’ tutta l’avventura. Azzecata anche la voce della cantante che accompagna i vari pezzi.