Mining Mechs è un titolo che parte da premesse semplicissime, per certi versi quasi simili a quelle di un titolo arcade, che poi vengono inserite in un loop di gameplay semplice, immediato e funzionale. La formula, al netto di qualche difetto di troppo, funziona bene. Vediamo come nella nostra recensione.
La trama del titolo, tanto per cominciare, è un semplice pretesto per mettere il giocatore alla guida di un mech minatore. Sotto terra sono stati rilevati strani rumori e serve che qualcuno vada a indagare, scavando in profondità. Questo incipit non si evolve mai troppo e di base resta solo il motivo che guida l’inizio delle esplorazioni.
A questo si aggiunge una sorta di trama parallela, che poi delinea anche il loop di gameplay: per scendere sottoterra il giocatore deve equipaggiarsi bene, raccogliendo minerali preziosi e scavando sempre più in profondità. Una base questa, che diventa presto ludica oltre che narrativa.
Il gameplay di Mining Mechs
Mining Mechs propone al giocatore un loop di gameplay stretto e funzionale, che si basa interamente sugli upgrade costanti e sul farming. Ma andiamo con ordine. Ogni partita inizia dalla superficie, un vero e proprio hub centrale da cui espandersi.
Con una visuale 2D simile a quella di Terraria, poi, il giocatore può iniziare a scavare sotto la superficie seguendo quattro direzioni: sotto, sinistra, destra e sopra. Ogni “blocco” che compone questi sotterranei può essere scavato e distrutto, consentendo di scendere sempre più in basso.
Scendendo, neanche a dirlo, si incontrano minerali di ogni tipo, più o meno costosi da rivendere. Questi, semplicemente, sono dei blocchi che, una volta distrutti, permettono di raccogliere il minerale di turno.
Arriviamo quindi ai due indicatori principali che scandiscono le discese. Uno è quello del terriccio, che viene raccolto a ogni blocco scavato e inserito in un serbatoio, mentre l’altro è quello dei minerali stessi, a loro volta raccoglibili in quantità limitate.
Una volta riempiti i due indicatori si deve risalire in superficie. Il terriccio viene svuotato (e riseppellito, ci viene detto!) mentre i minerali vanno venduti in cambio di denaro. Quest’ultimo scandisce a sua volta la progressione in superficie.
Può essere infatti utilizzato per acquistare nuovi mech, oppure per potenziare quelli già in nostro possesso. Ottenendo una certa somma di denaro è infatti possibile migliorare il proprio robottone, per esempio aumentando i serbatoi citati poco sopra. I nuovi mech, invece, partono a loro volta dal livello 1, ma possono essere potenziati maggiormente e sono a loro modo unici.
Degna di nota è la poca differenza tra un mech e l’altro, visto che questi di fatto non modificano quasi per niente il gameplay base. Di conseguenza, l’acquisto di nuovi mech finisce quasi per essere l’obiettivo di una progressione costante, piuttosto che l’acquisizione di una meccanica che possa cambiare le carte in tavola.
Il denaro può essere speso anche per acquistare strumenti utili a uso singolo, come la dinamite per distruggere una piccola zona. Proseguendo nell’avventura, è poi possibile acquistare altre terre da cui iniziare gli scavi – dato che inizialmente abbiamo accesso a un solo punto – e collegamenti con le miniere che permettono di ottenere un reddito passivo. Questi ultimi vanno a loro volta collegati manualmente tramite tubature, che di fatto corrono dalla miniera di turno alla superficie.
Come si può intuire, Mining Mechs è un titolo che basa praticamente tutta la sua progressione sul grinding, che nelle prime ore risulta anche troppo marcato. Prima di potenziare il proprio robot occorre infatti fare diversi sali-scendi per svuotare i serbatoi e in generale la velocità di scavo è molto lenta.
Acquistando nuovi mech la situazione migliora, ma anche in questo caso va detto che il gameplay generale non cambia molto, risultando ripetitivo e per certi versi blando. Di conseguenza, Mining Mechs si pone quasi come un passatempo adatto a piccole partite, più che come un titolo da giocare assiduamente per lunghe sessioni di gioco.
La situazione migliora leggermente con la modalità coop, dove si può scavare in gruppo. Questa, oltre a rendere meno tediose le discese, di fatto riempie i momenti morti con qualche sana conversazione tra amici.
In sinstesi, Mining Mechs si basa interamente su un loop di grinding, che in questo caso va visto come una precisa scelta di gameplay. Scava, raccogli, vendi e potenzia vari elementi. Di base il titolo si struttura nella ripetizione quasi ossessiva di questi quattro passaggi. Il risultato, come detto, funziona bene, anche se al netto di una ripetitività e di una lentezza non trascurabili.
Tecnicamente limitato
Il comparto tecnico di Mining Mechs pecca di eccessiva semplicità. Il titolo presenta infatti una pixel art poco elaborata e dalle animazioni semplici. Persino il colpo d’occhio generale, vista la penuria di dettagli negli scenari, non è troppo esaltante.
Il comparto artistico pecca invece di eccessiva genericità. I mech, i personaggi e in generale le ambientazioni non presentano un’identità riconoscibile e si limitano a essere semplici rappresentazioni di ciò che accade su schermo.
Lo stesso dicasi per il comparto sonoro, che di fatto presenta semplici musiche di accompagnamento.