Tra gli appassionati di JRPG esistono dei mostri sacri apprezzatissimi dalla quasi totalità dei giocatori, come le serie di Persona e Shin Megami Tensei. Partendo da questo presupposto, puoi immaginare l’entusiasmo e l’hype generato dalla notizia che Monark sarebbe stato sviluppato dai responsabili di quest’ultima serie.
Però, come lo zio di un noto supereroe ci insegna, “da grandi poteri derivano grandi responsabilità“, e Monark è investito pienamente da quello che i fan si aspettano da tale potere. Andiamo a vedere come si è comportato.
Si scrive Monark, si legge Persona?
Ovviamente il titolo è forzato, anche se ha diversi punti di verità al suo interno. La storia di Monark vede la Shin Mikado Academy circondata da una misteriosa cupola composta da una strana energia, la quale tiene prigionieri al suo interno i vari studenti e docenti, senza nessuna via di fuga. Se questo non bastasse, al suo interno si manifesta anche una misteriosa nebbia che fa impazzire le persone. Il nostro protagonista, dopo aver fatto un misterioso e strano sogno, si risveglia all’interno dell’accademia senza nessun ricordo su sé stesso o sui fatti precedenti al suo risveglio, ma poco dopo verrà a conoscenza di essere in possesso dei poteri da Pactbearer.
Questi Pactbearer saranno le figure chiavi di Monark. Sono essenzialmente degli essere umani i quali si legano tramite un patto a un Monarca, un demone superiore per ognuno dei sette peccati capitali, ricevendo da questi ultimi dei poteri chiamati Authority. Noi invece saremo un Pactbearer anomalo, avendo stretto un patto con il demone della Vanità, un demone minore simile ad una aberrazione, ma forse proprio questa sarà la nostra forza.
Dopo non molto, verremo a conoscenza che la nebbia è generata dagli stessi Pactbearer, dei quali ego è stato sopraffatto dai Monarks. L’unico modo di sopraffare la nebbia e cercare di riportare la normalità nella scuola, sarà quello di rubare il tesoro custodito all’interno del palazzo… no scusa, sarà quello di entrare nella loro dimensione tramite l’uso del cellulare (!!) e distruggere dei cristalli che rappresentano gli ideali di quel Pactbearer.
Chi ha giocato al recente Persona 5 (e non solo) avrà colto più di una somiglianza fra i due titoli, ma questo non è per niente un difetto, anzi. La storia però, seppur scritta bene e molto gradevole, non arriva al difficilissimo obiettivo di eguagliare il prima citato titolo. Una parte comunque importante la gioca l’ambientazione che, pur risultando usata e riusata diverse volte, riesce a dare quel senso particolare al titolo, il quale tocca anche tematiche importanti come il bullismo scolastico e altro, senza farsi mancare anche parti più cruente.
Il gioco del monarca
Probabilmente il punto più riuscito di Monark è proprio il suo gameplay e sistema di combattimento, anche presentando delle scelte drastiche rispetto altri JRPG, come la totale assenza di scontri casuali e anche di nemici visibili su mappa. Difatti, se vorremo effettuare delle battaglie per raccogliere oggetti o semplicemente cristalli per salire di livello, dovremo essere noi a chiamare un numero col nostro cellulare per dare il via alla battaglia. Questa scelta si lega bene con la trama del gioco che vede i Pactbearer poter usare i loro poteri solo nell’ Otherworld.
Una volta entrati in battaglia, dovremo posizionare le nostre unità sulla linea di partenza, e portare a termine l’obiettivo della missione, sia esso annientare tutti i nemici presenti, uno specifico o distruggere i vari cristalli. Sulla mappa saranno presenti anche varie trappole o zone con diversi effetti, come quello curativo o di danni da veleno.
Potremo gestire al meglio il nostro turno muovendo in qualsiasi ordine le unità alleate, per poi cedere il turno al nemico che farà lo stesso. Monark prevede due tipologie di abilità, Arts e Authorities; le prime avranno un costo in punti vita, mentre le seconde in Madness (che spiegherò a breve). Passando il turno senza compiere azioni, l’unità recupererà un po’ di punti vita, sia essa alleata o nemica.
La Madness è la particolarità di Monark, e la troveremo sia nelle fasi esplorative dentro la nebbia che nei combattimenti; nelle prime aumenterà lentamente (emettendo ogni volta un angosciante bip), mentre nei combattimenti solo quando utilizzeremo una Authorities. Arrivati al 100% di Madness, il personaggio in questione diventerà incontrollabile e vedrà la sua difesa ridotta drasticamente mentre le altre riceveranno un potenziamento; dopo tre turni però il personaggio andrà K.O.
Subendo danni o usando l’abilità Resolve invece, andremo a riempire la barra dell’Awakening; entrati in questo stato, tutti i nostri parametri verranno potenziati e in più non dovremo pagare nessun costo per utilizzare le varie Arts e Authorities. Questa particolare abilità sarà esclusiva dei personaggi umani, siano essi alleati e non, e si rivelerà davvero utile in alcune boss fight, o una grave minaccia in caso siano i nemici a utilizzarla.
A offrire maggiore profondità a queste due meccaniche, ci pensa l’abilità Resonance che sarà prerogativa esclusiva del protagonista, e farà si che lui e un alleato o nemico, si vincolino l’un l’altro ereditando le reciproche Authorities; una potentissima arma a doppio taglio. Ovviamente tramite questa abilità si potranno sperimentare diverse combinazioni, come quella di unire un personaggio nello stato di Madness e uno in quello di Awakening.
Come detto prima, il combat system di Monark è davvero pregevole e divertente, e consentirà al giocatore di sperimentare tanto, unito anche al fatto che, per salire di livello, dovremo spendere dei cristalli ottenuti distruggendo oggetti o vincendo i combattimenti, per apprendere delle abilità, invece dei soliti punti esperienza. Apprendere le abilità non solo ci consentirà di utilizzarla in battaglia o usufruirne passivamente, ma andrà anche ad aumentare le statistiche delle varie unità.
Tecniche del Monarca
Graficamente il titolo non offre granché, sia come livello di dettaglio dei vari ambienti, che come caratterizzazione e design dei personaggi, i quali ad eccezione di qualcuno, risultano un po’ anonimi. Per quanto non sia un punto cruciale soprattutto nei JRPG, graficamente Monark potrebbe benissimo girare su una PlayStation 3. Anche la caratterizzazione dei nemici, eccezione fatta per i vari Pactbearer, risulta abbastanza superficiale.
Una gran nota di merito va alla colonna sonora, composta da ottimi brani i quali caratterizzeranno soprattutto le boss fight, e siamo sicuri che più di uno entrerà a far parte delle vostre playlist (come Pleiades per il sottoscritto).
Il gameplay e le varie meccaniche dei combattimenti risultano il piatto forte di Monark, anche se alcune scelte per il resto delle sezioni, rischiano di rendere il gioco molto lineare.
In definitiva, Monark non è né Persona né Shin Megami Tensei, ed è giusto che sia così, con una propria personalità, i propri pregi e punti deboli. Se non ti aspetti un altro capitolo delle saghe citate prima, questo titolo saprà divertirti e coinvolgerti.