Monster Hunter è una saga a cui abbiamo raramente dedicato un approfondimento, ma con l’imminente arrivo di Rise su Nintendo Switch abbiamo voluto cogliere la palla al balzo. Il franchise è riuscito, a seconda del periodo, a superare Street Fighter, Mega Man e Devil May Cry nel pantheon di Capcom, ma di certo la strada per questa serie è stata tortuosa a dir poco. Le origini vedono il gioco come una risposta – sebbene differente nei toni e nei temi – a Phantasy Star Online di SEGA, complici gli albori (con tutti gli angoli non smussati che ne derivano) del gioco online.
Correva l’anno 2004, e Capcom ha sfruttato al volo l’occasione fornita da Sony con l’adattatore Network per PlayStation 2. Il risultato fu il capostipite della serie, senza sottotitoli né fronzoli. Il loop del gameplay – ottenere materiali, craftare, cacciare e ripetere – era già lì, ma l’appeal non era ancora evidente quanto lo sarebbe oggi. Soprattutto in occidente, una recensione su tutte la miope definizione di “fossile vivente” da parte di GameSpot. Abbiamo dunque a che vedere con una classica storia “dalle stalle alle stelle”, vista la tenacia (oggi impensabile) con cui Capcom dicesse fra sé “Okay, riproviamoci.”
… e ci riprovò!
Capcom proseguì con il secondo episodio della saga, Monster Hunter G, ovvero una parte della prossima vera tappa di questo approfondimento sulle origini. Le aggiunte erano quelle standard di sempre: una nuova specie di mostri, più armature e, ovviamente, più armi. Tuttavia, la scottatura della prima esposizione al clima occidentale faceva ancora male, per cui Capcom decise – comprensibilmente, aggiungeremmo – di lasciare solo all’espansione Freedom per PlayStation Portable l’onore di raggiungere America ed Europa. Fu questa la svolta? No, ma indubbiamente un passo nella sua direzione.
Come puoi immaginare, l’arrivo su console portatile fece entrare la serie definitivamente nelle grazie del pubblico orientale. Il co-op tra più console si rivelò incredibilmente popolare in un mercato tuttora innamorato follemente del gaming da viaggio. Era qui che Capcom iniziò a lavorare alla seconda generazione, con un seguito chiamato semplicemente Monster Hunter 2, il cui debutto fu solo in Giappone nel 2006. La mancata localizzazione, in questo caso, fu un vero peccato: armature migliorabili in-game, “abilità gemma” e l’aggiunta di armi ora iconiche come spadoni e archi.
Addio, io me ne vado via di casa
Fu qui, con Monster Hunter Freedom 2 per PlayStation Portable, che la saga di cui abbiamo visto le origini nel nostro approfondimento diede inizio al passaggio semi-definitivo alle console portatili. Dire che la serie ne ha beneficiato enormemente è un mero eufemismo, visto che fu proprio questo secondo spinoff – e quarto capitolo in generale – a rendere il franchise un amato cult. L’espansione Freedom Unite, con l’aggiunta del rango G a fine avventura per i giocatori più navigati e con l’arrivo di nuovi mostri – compresi per la prima volta i contenuti DLC – vendette quasi quattro milioni di copie in tutto il mondo.
Al tempo, però, tirava già aria di next-gen; una next-gen che oggi risponde al nome di PlayStation 3. Capcom, storicamente legata tanto a Sony quanto a Nintendo, non seppe resistere alla scappatella con l’ex (e qui alludiamo metaforicamente al gaming casalingo). Tuttavia, Monster Hunter Frontier si rivelò un flop, grazie alla confusionaria architettura hardware della console più mirata alla tripla A americana (Naughty Dog, Insomniac Games) che agli sviluppatori della madrepatria. Era molto meglio puntare, se proprio si doveva amoreggiare con le console fisse, puntare su una piattaforma più semplice e che vendesse meglio. Servono altri indizi?
… e addio anche alla Tri-stezza
Monster Hunter Tri uscì nel 2010 su Wii, ma a questo punto del nostro approfondimento la saga si è trovata con una spintarella insolita sulla schiena, con una mano di Capcom e l’altra di Nintendo. La spintarella insolita era un’identità “da hardcore gamer” che vide il gioco uscire in un bundle comprensivo di controller tradizionale e di Wii Speak, la periferica altrimenti meglio nota per Animal Crossing: Let’s Go to The City. Il risultato, come per qualsiasi titolo per Wii al di fuori delle eccellenze first-party e del costante shovelware che deriva dal “carro del vincitore”, fu prevedibilmente l’amore della sola nicchia.
Il solo Giappone avrebbe ricevuto, a un anno di distanza, l’usuale titolo di accompagnamento per PlayStation Portable, ovvero Portable 3rd. Le prime avvisaglie di successo planetario, però, furono con Monster Hunter 3G per Nintendo 3DS nel 2011 e, due anni dopo, con la riedizione 3 Ultimate per Wii U e 3DS comprensiva di online, lock-on dei bersagli ed altri “aiutini” indirizzati ai neofiti. Il successo in occidente (anche per le opzioni di personalizzazione), rispetto agli “acerbi” primi capitoli, ha dimostrato che la formula era finalmente cotta a puntino: da qui in poi, dunque, non si poteva far altro che migliorare.
“Comprati l’esclusività di questo, Sony!” (segue presa pelvica)
Con il successo della saga di Monster Hunter su Wii, Nintendo 3DS e Wii U, la Grande N aveva voglia di effettuare un approfondimento tutto suo: quello di un successo maggiore con le console portatili. Ed è stato intorno a questo periodo che i primi rumor hanno iniziato a circolare: “il prossimo titolo non arriverà su PlayStation Vita”, si vociferava. Sebbene questo non fu mai effettivamente confermato, a distanza di anni possiamo dire che sia effettivamente stato così: tra il 2013 e il 2017, la serie di Capcom ha effettivamente dato il benservito al mondo dei triangoli, dei quadrati, dei cerchi e delle croci.
Il quarto capitolo canonico della saga è uscito nel tardo 2013 come esclusiva nipponica per 3DS, con un level design più marcatamente verticale, insieme ad un focus maggiore sulla trama nella campagna in single player e il pieno appoggio delle funzionalità online. Tra 2014 e 2015, il gioco è uscito anche nel resto del mondo sotto il nuovo nome di Monster Hunter 4 Ultimate, tra nuovi mostri e una modalità G-Rank. Il successo è stato esplosivo: il consenso della critica, al momento, corrisponde ad un notevole 86 su Metacritic. E il passaparola verteva sul semplice “se ami la saga, devi comprarlo”. Ovviamente.
La diga ha ceduto
Stabilita la formula della saga, Capcom si è messa al lavoro per sviluppare moveset e stile di ogni arma, aggiungendo mosse finali e quant’altro al loro prossimo gioco; il risultato fu Monster Hunter X, di cui i fan richiesero così a gran voce la localizzazione da confermarne ufficialmente l’uscita dallo stato di serie cult. Cambiando il sottotitolo in Generations, il gioco ha raggiunto le sponde occidentali nel 2016. La raccolta in stile “Greatest hits” della lore, delle mappe e degli assetti della serie è valsa a questo specifico capitolo la fama di uno dei titoli in cui perdersi per decine di ore si sarebbe dimostrato più facile.
Era dunque ora di uno spinoff, e nel 2017 con Stories la serie avrebbe adottato un approccio da gioco di ruolo più tradizionale, offrendo ai fan del genere una finestra sul mondo della caccia ai mostri e ai fan di quest’ultima un gameplay diverso. Tuttavia, era con questa nuova uscita che il periodo di esclusività in favore di Nintendo volse al termine. E, ormai, ignorare Sony e Microsoft non avrebbe solo mancato di senso, ma anche di buon senso. L’ora della next-gen stava nuovamente per scoccare, ma stavolta il fandom d’oltreoceano aveva un punto di forza in più rispetto ai tempi di PlayStation 3: semplicemente, ce n’era uno.
Il mondo (non si è fermato mai un momento)
Monster Hunter World ha goduto immensamente della potenza di PlayStation 4 ed Xbox One, ma il suo reveal all’E3 2017 ha messo molti fan sull’attenti. Uno schema di colori più improntato sul fotorealismo (ovviamente), una maggiore tendenza a tenere per mano il giocatore e i vari cambiamenti quality-of-life sono stati tutti accolti da una buona dose di scetticismo. Per sua fortuna, Capcom ha però saputo piazzare la bellezza di 10 milioni di copie sul mercato, facendo di questo specifico capitolo della caccia ai mostri il suo titolo di maggior successo. L’espansione Iceborne, classe 2019, ha goduto di numeri similari: sette milioni e duecentomila copie, centinaio più, centinaio meno.
Questo, però, non ha impedito a Nintendo di avere ancora un’altra fetta dalla torta di Rathalos; tutt’altro. Tornando al 2017, infatti, in Giappone è uscita un’altra espansione su 3DS, dal confusionario sottotitolo di XX. Non abbiamo scelto l’anno a caso: anche Nintendo Switch risale a quattro anni fa, e rilasciare questa nuova espansione – con il sottotitolo Generations Ultimate – in occidente avrebbe avuto molto più senso sul nuovo hardware. L’approccio “greatest hits” a cui abbiamo alluso prima, pur facendone una sorta di “premio di consolazione” per l’utenza di Switch, si è rivelato comunque vincente. Anche per Capcom, che ha tacitamente condotto un esperimento.
Combattete, combattete per il vostro imperatore!
Approfittando dell’approfondimento, analizzare il perché Capcom avesse messo deliberatamente due capitoli della saga praticamente l’uno contro l’altro risulta sorprendentemente facile: anche senza considerare i differenti bacini di utenza, il Monster Hunter più amato avrebbe determinato lo stile di gameplay dei successori. O almeno, questo è quel che ci verrebbe da dire con un filo di cinismo; nonostante il successo di World, l’annuncio di Monster Hunter Rise chiarisce una volta per tutte che no, Capcom non è ancora pronta ad abbandonare la fanbase dei capitoli più classici che ha costruito con tanta fatica nel corso degli anni.
In una sorta di dejà vu rispetto a quanto avvenuto nel 2017, quest’anno non sarà solo Rise ad uscire, ma anche il seguito di Stories. Questo permette a Capcom di esplorare i concetti già esposti con il primo spinoff. Spendiamo anche qualche parola – di mera circostanza – anche sul film basato sul franchise uscito l’anno scorso. Diretta da Paul W.S. Anderson e con Milla “Resident Evil” Jovovich nel ruolo di protagonista, la pellicola non ha avuto un briciolo di tregua: prima dell’uscita è stato l’approccio “realistico” intriso di ignoranza hollywoodiana, e dopo con l’utilizzo di un insulto razzista durante una scena che ha causato il boicottaggio nelle sale cinesi. Il risultato è stato un flop al botteghino, non aiutato dal fatto che invitare la gente alle sale durante una pandemia vuole un po’ dire anche andarsela a cercare.
Concludendo l’approfondimento, veloce come il vento, la saga Monster Hunter conquista in un momento
Tralasciando le scelte discutibili degli adattamenti cinematografici, la saga di Capcom al centro del nostro approfondimento improvvisato si trova probabilmente all’apice della sua popolarità – il seguito di uno spinoff non va mai dato per scontato, eppure Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin uscirà quest’anno mentre Rise sarà tra noi questa stessa settimana. Il futuro è dunque radioso per la caccia ai mostri del publisher nipponico, in barba a chi quasi vent’anni fa la definì “un fossile vivente” senza nemmeno darle una possibilità.
Le ombre dell’incertezza aleggiano sempre, specie considerando l’arrivo dei costumi in tema con l’ultimo aggiornamento di Super Smash Bros. Ultimate, ma Capcom ormai non ha praticamente più alcun motivo di non dimostrare fiducia nei confronti della propria creatura. Gli unici che hanno di che temere per il proprio avvenire, se non altro, sono i mostri stessi, ma anche loro se la caveranno. Se non riescono ad avere gloria battendo il giocatore, possono sempre farlo sotto forma di armi e armature, non credi?