Mortal Kombat è uno di quei franchise che non ha davvero bisogno di nessuna presentazione. Nasce nel 1992 dall’idea di due giovani designer ovvero Ed Boon e John Tobias, i quali riuscirono a creare un titolo che non solo fu in grado di tenere testa alle grandi produzioni giapponesi del tempo (Street Fighter e compagnia bella praticamente monopolizzavano il mercato del tempo), ma fece pure parlare di se così tanto da essere portato nei tribunali americani, facendo nascere di conseguenza l’ESRB ovvero il sistema di rating statunitense.
Da quel periodo, di acqua sotto i ponti ne è passata davvero tantissima. Il gioco non è più sotto etichetta della defunta Midway, ma è passato nelle mani del colosso Warner Bros. e le due menti dietro al gioco sono a capo di NetherRealm Studios. Abbiamo avuto alti e bassi, c’è stata ad un certo punto, prima che la serie divenisse la parodia di se stessa, la necessità di cancellare tutto e ripetere la storia daccapo, ma da qui in poi, finalmente, il franchise di Mortal Kombat è riuscito a tornare sulla cresta dell’onda, grazie a dei capitoli più ispirati e che riuscivano a far esprimere tutto il suo potenziale.
Quindi resta il sangue a fiumi, le Fatality e tutte quelle mosse che ci hanno accompagnato in più di trent’anni di saga, ma il tutto, dal capitolo 9 in poi, è stato fatto come Dio comanda. Oggi, dopo gli eccellenti capitoli, arriviamo a Mortal Kombat 1, che nonostante abbia un nome che possa trarre in inganno, non si tratta di un reset vero e proprio, ma di una continuazione della saga in maniera un po’ diversa, ma sempre con il gameplay e il divertimento a cui questo storico franchise ci ha abituato.
È quindi ora di mettersi la maschera da Scorpion, far partire la famosa canzone techno, tanto in voga negli anni ’90, che urlava “MORTAL KOMBAT!” e leggere la recensione di Mortal Kombat 1.
Un reboot a metà
Che cos’è un reboot? È rielaborare una storia, affinché vada a parare da tutt’altra parte, ma mantenendo comunque i personaggi che l’hanno contraddistinta. In questo modo si va a creare un universo parallelo in cui i protagonisti di un franchise che conosciamo diventano tutt’altra cosa. Dopo la fine dell’undicesimo capitolo di Mortal Kombat, la storia, per come finiva, poteva essere tranquillamente chiusa, è ovvio quindi che nel titolo successivo, che tratteremo in questa recensione, questo espediente narrativo sarebbe stata l’unica strade percorribile…o forse no?
Perché Mortal Kombat 1 è un reboot, ma solo a metà visto che riesce a ricollegarsi al suo predecessore in maniera davvero eccellente, con un escamotage che implica manipolazioni dell’universo e viaggi nel tempo. Questo spesso può essere un’arma a doppio taglio e il rischio di poter mandare tutto alle ortiche è sempre molto alta, ma qui gli sviluppatori di NetherRealm Studios sono riusciti a farci riscoprire tutti i personaggi che hanno cresciuto generazioni di videogiocatori, sotto tutt’altro aspetto.
Quindi se Liu Kang nella storia originale è un giovane ragazzo che si allena tra i monaci Shaolin e che riesce ad impressionare il Dio del Tuono Raiden, qui diviene l’esatto opposto. Se Shang Tsung lo abbiamo sempre conosciuto come un mago trasformista, beh in Mortal Kombat 1 è un semplice venditore/truffatore che vive di espedienti e che solo successivamente diventerà una figura più familiare per l’appassionato del franchise.
Nonostante questo rimischiare le carte in tavola, Mortal Kombat 1 riesce a dare una storia parecchio appassionante, che se dobbiamo riassumere in poche parole è: “Il Regno della Terra si scontra con il Regno Esterno e chi vince avrà la supremazia sull’altro. Il Regno della Terra deve vincere perché così il Regno Esterno non si troverà autorizzato ad invaderlo”.
Fondamentalmente quello che abbiamo sempre visto in Mortal Kombat. Ovviamente c’è di più, ci sono colpi di scena, fasi inaspettate, battute parecchio esilaranti e tante tantissime citazioni di cultura pop che faranno brillare gli occhi a chiunque (Hey tu porco levale le mani di dosso!). È un peccato che la modalità storia possa essere finita in massimo 2/3 giorni di sessione intensa, perché comunque riesce a divertire molto, ma per fortuna Mortal Kombat 1 ha delle modalità che sapranno senza dubbio intrattenere sia i fan della prima ora che gli appassionati di lunga data.
Mortal Kombat 1 stessa formula, ma con qualcosa in più
Se non hai la più pallida idea di che cosa sia Mortal Kombat, beh probabilmente hai sbagliato sito, ma siccome noi in iCrewPlay non discriminiamo nessuno ecco una breve spiegazione concept di gioco. Mortal Kombat 1 è un titolo picchiaduro ad incontri, ovvero dove due personaggi si scontrano in un’epica battaglia, potendo contare solo sulle proprie potenzialità.
La sega ha da sempre il proprio marchio di fabbrica rappresentato dalle Fatality, ovvero mosse con altissimo tasso di spettacolarizzazione e gore, che smembrano e uccidono, in maniera molto vistosa l’avversario appena sconfitto. Fiumi di sangue, ossa rotte, spine dorsali strappate sono all’ordine del giorno in ogni capitolo della saga.
La struttura fondamentale del gioco di Mortal Kombat 1 rimane pressoché invariata rispetto ai capitoli passati, ma c’è da segnalare che il ritmo dei combattimenti è notevolmente più veloce rispetto a Mortal Kombat 11. Una delle novità più rilevanti di questo nuovo capitolo, riguarda la rielaborazione del sistema di combo, visto che ora ti consentirà di concatenare mosse anche a mezz’aria.
Tuttavia, l’aggiunta più significativa è sicuramente rappresentata dal sistema Kameo, ovvero una serie di personaggi secondari che puoi selezionare, per combattere insieme ai tuoi eroi principali. Con un input dedicato, questi combattenti si uniranno alla battaglia, eseguendo attacchi, mosse speciali e persino Fatality. Qui abbiamo figure storiche che per un motivo o un altro non sono state messe nella modalità principale, tra questi spiccano Sonya Blade e Jax Briggs. Il fatto di non includere dei lottatori così pesanti e radicati nell’immaginario collettivo della saga è una scelta parecchio coraggiosa e a tratti inspiegabile, ma contiamo che in un futuro DLC, questi vengano aggiunti al rooster principale.
Le modalità di gioco di Mortal Kombat 1 saranno le classiche a cui la serie ci ha abituato ovvero: Storia, Versus, le famigerate Torri (che è fondamentalmente sono una modalità arcade) e la nuova modalità Invasione.
Mortal Kombat 1 ha una modalità storia eccezionale, ma che se hai giocato ad un capitolo qualsiasi dal 9 in poi già sai di che si tratta. Segui la trama e in determinati frangenti combatti, senza, però avere l’opportunità di poter scegliere il personaggio. Se quindi in un punto dovrai prendere i panni di Johnny Cage (anche se non lo sai usare) dovrai riuscire a vincere con lui per poter proseguire nella storia.
Il vero fulcro del gioco è rappresentato dalla nuova modalità Invasione. Si tratta di un’esperienza simile a un gioco di ruolo da tavolo, in cui dovrai assegnare affinità elementali e statistiche ai tuoi personaggi mentre avanzano attraverso percorsi da gioco da tavolo basati sulla storia. Attraverso questi mondi e sconfiggendo i nemici, è possibile ottenere ricompense e sbloccare nuovi contenuti.
Ogni personaggio che utilizzeremo, ha una barra da riempire chiamata Maestria. Questa potrà essere riempita continuando a giocare e una volta fatto questa ti ricompenserà con oggetti e potenziamenti. Le diverse modalità di gioco ti premieranno con valuta da spendere per oggetti cosmetici o miglioramenti per il gioco in singolo, ma oltre a questo vengono implementate le sfide giornaliere e settimanali, le quali offrono modi veloci per accumulare risorse utili per personalizzare a piacimento il tuo personaggio.
La personalizzazione dei personaggi è stata semplificata rispetto a Mortal Kombat 11, il quale aveva una vasta gamma di opzioni cosmetiche più piccole. In Mortal Kombat 1, ogni personaggio ha un elemento iconico che potrai modificare a tuo piacimento, come la maschera di Sub-Zero o gli occhiali di Johnny Cage. Questo viene poi integrato da una serie di skin che cambiano drasticamente l’aspetto di un lottatore, come un cambio di outfit completo o una pettinatura totalmente nuova. Anche se il sistema è più semplice, offre ancora un buon grado di personalizzazione rispetto al passato e ti dà il controllo su come vuoi che i tuoi personaggi appaiano durante i combattimenti, palette di colori compresa.
Graficamente eccellente
Dal punto di vista visivo, la grafica è qualcosa di sorprendente. Anche se il gioco si concentra sulla violenza e sul gore, l’attenzione ai dettagli è evidente. I personaggi sono animati in modo impeccabile e gli ambienti non hanno nulla da invidiare ad un gioco di avventura moderno. Gli scenari fantastici del Regno Esterno sono ricchi di magia e architetture che richiamano all’oriente, mentre i laboratori sono intrisi di oscurità. È quasi un peccato che il gioco si svolga su un piano bidimensionale, perché gli sfondi sono così ben realizzati che sembra quasi di desiderare una modalità di gioco che ci faccia esplorare l’ambiente circostante.
Anche il lavoro audio è eccezionale, con effetti sonori che catturano perfettamente la violenza dei combattimenti. La colonna sonora è da sempre il punto forte della saga, con una selezione di tracce che fondono flauti orientali a ritmi elettronici parecchio discotecari, questo mix va creare un’atmosfera avvincente durante i combattimenti. La recitazione dei personaggi è davvero meravigliosa e rispetto al passato è sparita quella parvenza da film di serie B che partiva anche da un doppiaggio non propriamente certosino.