Dalla prima volta che mi sono imbattuto in un Mortal Kombat sono passati 25 anni, un’eternità in campo videoludico (e non solo) costituendo la mia personale madeleine.
Era l’estate del 1994, l’estate dei gol di Roberto Baggio e del grande caldo, l’estate di “the rythm of the night”, quando gli anni ’90 li vivevamo e non erano ancora un’idea di Stefano Accorsi.
Il mondo dei videogiochi era ancora abbastanza ingenuo e le ferite della crisi del 1984 si erano ormai rimarginate, tuttavia il medium era ancora acerbo e difficilmente ci si imbatteva in titoli particolarmente violenti. Uno di questi era per l’appunto Mortal Kombat, con i suoi personaggi in motion capture che sprizzavano sangue (o altri liquidi colorati) ad ogni mossa e soprattutto con le Fatality che, oltre ad essere impossibili da realizzare senza una guida e dita più che pronte, portavano su schermo mosse incredibilmente splatter che sono divenute il marchio di fabbrica del picchiaduro Midway e che rendevano idolo delle folle chiunque riuscisse a padroneggiarle.
Sviluppato da NetherRealm Studios, Mortal Kombat 11 continua nell’evoluzione della serie, inserendo nuove e migliorate caratteristiche insieme ad un cast vario ma familiare, mentre proseguiamo sul cammino di guerra del dio del tuono, Raiden.
Finora le sue azioni nel corso della serie sono state relativamente incontrollate, giunge ora il momento di affrontarne le conseguenze.
Choose your destiny
Raiden, uno degli indiscussi deus ex machina della saga, ha abbracciato il lato oscuro, i suoi umili vestiti bianchi e le sue affascinanti saette blu sono state rimpiazzate da un’armatura nera e dai fulmini rossi della vendetta; con la sicurezza dell’Earthrealm in ballo non si fermerà davanti a nulla per proteggere il suo regno dalle forze dell’oscurità.
Ambientato subito dopo gli eventi del decimo capitolo, Liu Kang e Kitana, divenuti Revenant, stanno costruendo un esercito nel Netherrealm per invadere l’Earthrealm; è in questo momento che Raiden utilizza l’amuleto di Shinnok per creare un diversivo mentre Sonya Blade, Cassie Cage e Jacqui Briggs (figlie di Luke e Jax) guidano un assalto alla torre di Shinnok.
Kronica, tessitrice del tempo e dei destini, ha col tempo sviluppato una forte rabbia nei confronti di Raiden per i suoi continui rimescolamenti alla linea temporale e decide pertanto di intraprendere una missione volta a riportare la storia al punto iniziale, annullando quindi tutti gli eventi originati dal dio.
Una volta messo in moto questo piano, le versioni più giovani dei personaggi del franchise appaiono nella stessa linea temporale dei sé più vecchi, con cui dovranno cooperare per evitare che l’universo per come lo conoscono venga cancellato per sempre.
Anche se la trama può sembrare un po’ debole, la narrazione della modalità Konquista funziona bene e riesce ad essere piacevole; con tempi di caricamento irrisori, i filmati si legano perfettamente agli scontri creando una storia scorrevole di circa 4 ore.
Questo ci dà l’opportunità di familiarizzare con un buon numero di personaggi e con i rispettivi stili di combattimento. Se non hai giocato con i precedenti Mortal Kombat, i personaggi riescono a farti comprendere comunque la storia facendo riferimenti ad eventi chiave della serie, spiegando perché ad esempio il giovane Jax vuole vendicarsi di Ermac, oppure perché Shao Kahn e D’Vorah discutono del destino di Mileena.
Lo svolgersi degli eventi non annoia nell’arco della storia, che si conclude con un climax soddisfacente a lasciare le porte aperte per l’immancabile sequel. C’è da dire che ognuno dei protagonisti ha uno sviluppo, soddisfacente seppur breve, cosa abbastanza rara in un gioco in cui l’obiettivo principale è staccare la testa all’avversario.
Test your might
I controlli, in questo Mortal Kombat 11, sono un po’ più rigidi, ma non al punto da modificarne radicalmente il gameplay.
Le combo rimangono semplici da eseguire, in più il gioco comprende un tutorial specificatamente pensato per provare e riprovare le fatality fin quando non le avremo memorizzate.
Se nei capitoli precedenti spezzare la difesa del nemico poteva portarci ad una vittoria schiacciante, in questo capitolo difficilmente riusciremo a mettere all’angolo qualcuno, sarà quindi importante adottare la giusta strategia in base allo svolgimento della battaglia; anche in questo caso torna in nostro aiuto il tutorial.
Oltre a soffermarsi sulle Fatality, il tutorial infatti approfondisce le meccaniche di base e avanzate e fornisce un adeguato allenamento per ogni personaggio.
Un’altra modalità indirizzata ai kombattenti più esperti è in grado di insegnarci l’anatomia di una mossa e come il gioco ne calcola l’impatto; il tutto può risultare un po’ opprimente per un novellino, ma completare tutti i tutorial ci ricompenserà sbloccando Shao Kahn come voce fuori campo nel gioco. Inoltre, con una demo per ogni mossa comprendere il giusto tempismo per gli attacchi diventa sensibilmente più semplice.
Una nuova e importante aggiunta è la meccanica Colpo Fatale (Fatal Blow): quando la nostra salute è troppo bassa potremo dare il via ad un brutale attacco filmato, una sorta di mini fatality, in grado di danneggiare drasticamente l’avversario.
In questo modo anche quella che sembra una battaglia a senso unico può diventare uno scontro molto combattuto.
Ciascuno dei 24 personaggi disponibili al lancio ha dei propri tratti distintivi, quindi sicuramente vorrai provarli tutti prima di decidere il tuo preferito.
A tal proposito, una nuova caratteristica della serie che dovrebbe fare felici i fan dei GDR è l’elevata possibilità di personalizzazione che il gioco offre; ognuno dei combattenti ha 60 skin sbloccabili appartenenti ai vari capitoli, così come 3 slot equipaggiamento che possono essere gestiti indipendentemente, ciascuno con ben 30 opzioni; forse un po’ troppo per un picchiaduro. Ad ogni buon conto, questi slot possono essere potenziati e riempiti con oggetti in grado di potenziare il nostro protagonista.
Ad aggiungere profondità alla customizzazione contribuisce la possibilità di scegliere tra diverse animazioni relativamente all’avvio del match, alla vittoria, alle fatality o alle brutality più la possibilità di selezionare tre abilità per lottatore.
Get over here!
Un gradito ritorno nella serie è la krypta, indiscutibilmente migliorata ed impreziosita dalla presenza di Cary-Hiroyuki Tagawa, storico interprete di Shang Tsung nel film di Mortal Kombat, che in questo caso fornisce voce (nella versione originale, che personalmente preferisco al doppiaggio italiano) e fattezze allo stregone che dovremo rifornire di anime.
In questa modalità, in cui vestiremo i panni di guerrieri impavidi intenti ad accrescere il nostro potere, verremo invitati sull’isola di Shang Tsung per raccogliere tutto quello che vogliamo.
Sparpagliati lungo questo spazio esplorabile ci sono numerosi scrigni e oggetti distruttibili, cammini segreti, puzzle e porte da aprire; spesso dovremo operare secondo la logica del trial and error per capire come procedere, ma nel complesso è una modalità divertente e non troppo complicata, specie con l’arrivo delle immancabili guide.
Tuttavia lo sviluppo di questa modalità ha un indubbio retrogusto al sapore di microtransazioni, visto che per sbloccare i vari contenuti dovremo utilizzare tre diverse valute.
Presenza fissa della serie e quindi anche in questo Mortal Kombat 11 sono le Torri, sia nella modalità Klassica (con sfide man mano sempre più difficili) che sotto forma di Torri del Tempo in grado di offrire una rotazione costante tra le varie torri.
Multiplayer
La modalità multigiocatore di Mortal Kombat 11 merita un discorso a parte, trovandosi in bilico tra santi e falsi dei.
Il primo nodo a venire al pettine riguarda le partite competitive: in virtù della mole di personalizzazioni presenti l’unica possibilità che avranno i giocatori, per precisa scelta di NetherRealm, sarà scegliere i personaggi in versione predefinita, base. Una scelta che potrebbe essere ridiscussa in futuro, magari anche in considerazione della risposta dell’utenza, ma che al momento appare alquanto castrante.
Tuttavia la modalità online è ricca di opzioni e modalità alternative alle classiche partite normali e lobby; torna l’apprezzata Re della Collina ed è anche possibile creare una squadra comandata dal computer di cui il giocatore potrà settare i principali parametri, assistendone poi allo sviluppo.
Le partite classificate hanno un funzionamento peculiare, dedicato ai giocatori più accaniti dal momento che le sfide non avverranno in scontri singoli ma al meglio di cinque partite, quindi per prevalere occorre arrivare prima dell’avversario a tre vittorie totali.
L’online scorre più fluidamente rispetto ai capitoli precedenti, segno che il lavoro degli sviluppatori è stato approfondito e ben calibrato alla soluzione dei problemi del passato.
Segnali di Stile
Il comparto tecnico è indiscutibilmente il campo in cui Mortal Kombat 11 traccia un solco con i predecessori; sono indubbi i progressi compiuti nella grafica, che presenta finalmente animazioni realistiche e convincenti, con un livello di dettaglio generale delle ambientazioni, tra riflessi, illuminazione e via dicendo, talmente alto da fare pensare che si tratti dell’ Unreal Engine 4, invece che una versione tirata a lucido del vecchio Unreal Engine 3.
I modelli poligonali sono disegnati con estrema cura, senza la minima sbavatura e lo stesso vale per gli ambienti di gioco, talmente dettagliati da lasciarsi ammirare a bocca aperta nel tentativo di coglierne tutti i minimi particolari e le sfumature.
Sempre sopra le righe il comparto sonoro, con un doppiaggio italiano che non mi ha mai fatto impazzire ma, trattandosi di un picchiaduro, comunque sufficiente.
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