Ne abbiamo parlato spesso: i titoli indie si stanno dimostrando un’ottima risorsa per tutti i videogiocatori. Quante volte ci si ritrova davanti ad un tripla A super pomposo, che promette mari e monti, ma alla fine si rivela essere un titolo sicuramente gradevole ma che non offre nulla di nuovo e risulta estremamente derivativo? Oltretutto, per provare questa sensazione magari ti sono partiti 70/80 euro!
Ed è proprio in questi casi che i titoli indie spesso e volentieri regalano grandi sorprese: giochi più contenuti sotto ogni punto di vista, dalle attività svolgibili, al comparto tecnico etc, ma che hanno dalla loro parte un’idea vincente che rende il titolo dannatamente divertente e capace di portare un pò di aria fresca al mondo videoludico.
Certo, esistono indie e indie (ma ovviamente lo stesso discorso si potrebbe applicare ai titoli tripla A) e molto spesso ci si può ritrovare in mano un gioco che non offre nulla di eclatante al panorama videoludico, ma che comunque riesce a regalare qualche ora di divertimento puro spendendo veramente pochi soldi. Questo, è sicuramente il caso di Mrs.Cat Between Worlds.
Mrs.Cat Between Worlds: un gameplay semplice ma efficace
Mrs.Cat Between Worlds è un platform 2D composto da 100 livelli in cui i pericoli da evitare sono estremamente variegati e disparati: dovremo correre e saltare per cercare di evitare burroni, motoseghe volanti, spuntoni, blocchi che ti cadranno in testa e chi più ne ha ne metta. Insomma niente di particolarmente nuovo sotto il sole.
La peculiarità del titolo risiede principalmente nella differenziazione dovuta dai due pianeti: su Marte, il pericolo principale è caratterizzato dall’invisibilità delle trappole o di qualsiasi cosa possa farti perdere il livello. Gli ostacoli sono visibili solo per qualche secondo all’inizio del livello, dopodiché scompaiono e il videogiocatore potrà contare solamente sulla propria memoria e abilità, anche se in alcuni livelli sarà possibile trovare delle sorte di “pozioni” che permettono di vedere nuovamente gli ostacoli per qualche secondo, fattore che semplifica di gran lunga alcuni livelli e del quale sinceramente non sentivo la necessità.
Sul pianeta Nettuno invece si potrà saltare sui muri ed eseguire un rapido scatto in avanti, anche a mezz’aria. Questi elementi sono in grado di rendere molto più dinamico il gameplay del titolo, nonostante siano caratteristiche decisamente meno originali rispetto a quelle trovate su Marte. A proposito di ciò, mi sarei aspettato dei livelli che fondessero le peculiarità di entrambi i pianeti per dar vita ad una sorta di endgame complesso, ma purtroppo non sono stato accontentato e, sinceramente, non capisco perché gli sviluppatori non abbiano sfruttato tutti gli assi nella loro manica assieme per alcuni livelli.
Il vero problema del titolo risiede infatti nella poca complessità dei livelli: non fraintendermi, alcuni livelli sono abbastanza impegnativi, tuttavia in un titolo di questo genere mi sarei aspettato qualche livello che mettesse seriamente in difficoltà i videogiocatori, invece i livelli più complessi del titolo al massimo richiedono qualche try in più del solito, ma nulla di così complesso.
I 100 livelli inoltre sono completabili tranquillamente in un’ora e mezza di gioco e, visto e considerato che in entrambi i pianeti la difficoltà non è mai alle stelle, è molto difficile che venga voglia di riaffrontare il titolo una seconda o addirittura terza volta, elemento che riduce enormemente il fattore rigiocabilità.
Un altro aspetto che mi ha fatto storcere il naso è dovuto invece alla scelta dei pianeti: se deciderai, ad esempio, di affrontare prima i 50 livelli di Marte e deciderai poi di passare a quelli di Nettuno, beh, non potrai farlo dal menù principale e sarai obbligatoriamente costretto a chiudere e riaprire il gioco per poter visualizzare la schermata della selezione del pianeta. Una soluzione che, oltre ad essere particolarmente scomoda, non riesco proprio a comprendere sinceramente.
Dopo tutte queste critiche, si potrebbe tranquillamente pensare che il gioco non mi sia piaciuto. In realtà è un titolo che, nella sua brevità, mi ha divertito parecchio e mi ha intrattenuto durante tutti e 100 i livelli. Proprio riguardo questo aspetto, c’è da dire che i livelli risultano molto divertenti, variegati e stimolanti da affrontare, con una curva di sfida crescente ben congegnata, anche se forse alcuni livelli “introduttivi” sarebbero potuti essere un tantinello più impegnativi.
Una menzione d’onore inoltre va assegnata ai comandi e ai movimenti della gatta, responsivi, reattivi e precisissimi: per farla breve, il gioco non sarà mai ingiusto con te e non ti capiterà mai di “prendertela con il gioco”. In Mrs.Cat Between Worlds se non completerai il livello, la colpa sarà solo tua e di un tuo errore! Anche i caricamenti sono risultati pressappoco inesistenti da un livello all’altro o da una morte ad un’altra. Questa caratteristica l’ho apprezzata particolarmente, in quanto in alcuni livelli si rischia di morire svariate volte e dei caricamenti leggermente più lunghi avrebbero seriamente rischiato di spezzare fin troppo il ritmo abbastanza frenetico del gameplay.
Il minimal non è sempre un male
Il colpo d’occhio di Mrs.Cat Between Worlds non è male, ma sicuramente non fa gridare al miracolo. Puoi constatare tu stesso quanto sto dicendo dalle immagini viste finora all’interno dell’articolo, che l’aspetto minimale del titolo ha un colpo d’occhio pregevole, ma nulla che nulla di incredibile, o che faccia dire “però, questa zona è veramente figa!”, ma nonostante questo ogni singolo ambiente o oggetto sono stati realizzati con estrema cura, soprattutto il modello della gattina, che è veramente molto carino.
La stessa cosa si può dire per la colonna sonora, ben realizzata e curata. Certo, non brilla sicuramente per varietà, ma con le tracce basate sui synth è in grado di adattarsi perfettamente alle scene giocate, facendo anche muovere la testa e battere i piedi a ritmo più di una volta, e rimane comunque un pregio, nonostante anche in questo caso non ci sia nulla che faccia impazzire del tutto.