Mugen Souls Z è un JRPG strategico uscito originariamente nel 2013 per PlayStation 3 e che adesso si prepara a fare il suo ritorno, in versione potenziata e completa, su Nintendo Switch. D’altronde il primo titolo della serie, Mugen Souls, era già uscito per la console Nintendo ad aprile 2023 e trovi anche la nostra recensione.
Agli ignari videogiocatori che non conoscono il vasto mondo dei JRPG più di nicchia, Mugen Souls Z viene spesso definito come uno strano ibrido tra Hyperdimension Neptunia mk2 e Disgaea. In realtà, sia come tematiche che come gameplay ricorda Makai Kingdom, anch’esso uscito di recente per Nintendo Switch, ma il senso è quello.
Se la somiglianza con Hyperdimension Neptunia è presto spiegata dal fatto che dietro a Mugen Souls Z c’é la stessa Compile Heart, sussidiaria della Idea Factory a cui si deve la nota saga di idol JRPG, allo stesso tempo si può essere sorpresi della totale assenza della NIS nella distribuzione del titolo in occidente.
In realtà originariamente fu proprio la NIS a distribuire Mugen Souls Z, censurandolo però ampiamente nelle scene più “spinte” e ricevendo non poche critiche per questo. La versione uscita su Nintendo Switch è invece edita da Eastasiasoft ed è completa, non censurata e comprendente tutti i DLC usciti nel tempo. Vale questo per giustificare l’acquisto?
Mugen Souls Z – Nuovo universo, nuovi mondi, nuove divinità
Mugen Souls Z prosegue l’epica storia di Chou-Chou che ha avuto inizio nel precedente capitolo. La Dea Indiscussa, come si fa chiamare ora, è riuscita nel suo intento di conquistare i sette mondi del suo universo, ma le sue mire espansionistiche e di dominio potevano forse fermarsi qua? Chiaramente no.
Insieme a tutti i suoi alleati, eroi, lord demoniaci e peon, è quindi salita a bordo della sua astronave da guerra, il G-Castle, e si è diretta verso una misteriosa galassia vicina contenente altri dodici mondi da conquistare. Chou-Chou ha perfino diviso le sue forze, scommettendo su chi avrebbe conquistato prima più mondi.
Le cose non sono però andate come sperava. Dopo una misteriosa battaglia con un’astronave nemica, Chou-Chou e il fedele Ryuto incontrano l’eroina Nao e risvegliano la Dea Definitiva Syrma. L’evento porta Chou-Chou a vedere i suoi immensi poteri completamente assorbiti dalla bara che accompagna Syrma!
Ridotta a dimensioni infime e senza più alcuna forza, adesso Chou-Chou deve contare su Syrma per radunare nuovamente i suoi alleati e sconfiggere gli altri undici Dei Definitivi, così da recuperare il suo potere e completare i suoi obiettivi di conquista anche in questo nuovo e misterioso universo. Un’impresa difficile, ma non impossibile.
Come si intuisce, quindi, la storia di Mugen Souls Z è sopra le righe, ironica e piena di riferimenti pop, come tipico di molti giochi NIS già citati e non o della saga Hyperdimension Neptunia. Al contrario di questi, però, Mugen Souls Z non tocca mai temi importanti o momenti drammatici, rimanendo molto superficiale.
La storia stessa risulta quindi un semplice pretesto per spingere il giocatore ad esplorare i mondi e sbloccare i vari personaggi, al 90% ragazzine poco vestite. Sono anche presenti lunghissime fasi di dialogo che magari risultano divertenti i primi due minuti, ma dopo cinque sono solo futili e ripetitivi.
Mugen Souls Z – Tutta questione di carattere
Il gameplay di Mugen Souls Z non si discosta di molto da quello di Mugen Souls, limitandosi a ridurre un po’ di opzioni e a semplificare alcuni fattori per renderli più intuitivi. Nonostante ciò risulta parecchio complesso da apprendere, soprattutto all’inizio quando ci ritroviamo sommersi da una quantità di opzioni colossali.
In tal senso uno dei due più grandi difetti di Mugen Souls Z è proprio da trovarsi nei tutorial. Ne sono presenti molti pochi ed anche quando ci sono, spiegano il minimo indispensabile. Praticamente il gioco dà per scontato che il videogiocatore abbia finito il predecessore e che quindi non abbia bisogno delle nozioni base.
Il G-Castle è il piccolo hub centrale di Mugen Souls Z. Da qui possiamo visitare i vari negozi, parlare con alcuni personaggi e viaggiare sui vari mondi. Il funzionamento dell’esplorazione è simile a Hyperdimension Neptunia. Potremo muoverci liberamente e via, via sbloccheremo anche abilità aggiuntive (salto, nuoto, ecc).
Toccando uno dei nemici presenti sulla mappa, si entra in modalità battaglia. Questa è più simile a Makai Kingdom. Muoveremo liberamente a turni i personaggi per poi scegliere tra varie azioni, tutte molto classiche. Syrma può anche usare un attacco speciale molto forte che è l’Ultimate Soul (corrispettivo del Peon Ball di Mugen Souls).
I personaggi in battaglia saranno i quattro che abbiamo scelto come parte del gruppo attivo, ma avremo anche un certo numero di riserve che possiamo sostituire a un altro personaggio attivo in qualsiasi momento durante uno scontro. Molto utile visto che ogni personaggio che anche solo appare in una battaglia, ottiene l’esperienza corrispettiva.
Il campo di battaglia sarà infine disseminato da cristalli. I più piccoli forniscono aure bonus mentre i più grossi, se distrutti, forniscono loot extra. Per distruggere i cristalli dovremo però colpire i nemici con le abilità “blast off” in modo che li lancino contro i cristalli stessi. Non possiamo infatti attaccarli direttamente.
Fondamentale è il captivate che sostituisce il moe kill di Mugen Souls. A seconda del carattere scelto per Syrma (che può variare a nostro piacimento) avremo a disposizione tre selezioni di tre “pose.” Queste potranno influenzare nemici, cristalli e persino il mondo stesso. Se i primi danno bonus e Shampuru, l’ultima opzione è la più importante.
Un mondo potrà infatti essere completato al 300% solo quando conquisteremo tutti i suoi punti pianeta. Questi possono richiedere oggetti, un certo numero di mostri uccisi oppure un utilizzo oculato del captivate con il giusto carattere. Inoltre conquistando punti ed utilizzando il captivate, la nostra affinità con i caratteri andrà aumentando.
Maggiore affinità, maggiori possibilità di successo, maggiori ricompense. In ogni caso potremo scoprire a quale carattere sono affini i cristalli e i nemici semplicemente analizzando il campo di battaglia con B mentre per i punti pianeta avremo solo a disposizione un consiglio di una frase, ma è davvero facile capire cosa serve e dove.
Gli Shampuru si ottengono invece sia come drop normale che usando captivate sui nemici e vanno a potenziare tanto l’Ultimate Soul di Syrma che la potenza della nostra astronave G-Castle. A volte infatti ci troveremo ad affrontare delle gigantesche battaglie tra robot che, però, non sono altro che sfide a carta-sasso-forbice. Un po’ una delusione.
Nel resto del G-Castle troveremo, come accennato, vari negozi in cui comprare sia equipaggiamenti che indumenti. Questi cambiano l’aspetto dei personaggi, ma ne incrementano anche il guadagno caratteristiche al passaggio di livello. C’é poi una Notice Board con varie informazioni e dei bagni che forniscono bonus momentanei e… immagini “leggermente” spinte.
Infine l’ultima area presente nel G-Castle è il Mugen Field. Questo, in tipico stile NIS, è un dungeon facoltativo di 100 piani di difficoltà crescente che presenta dei punti di riposo al 10, 30, 60 e 100 piano. Tecnicamente è facoltativo, ma se vuoi il vero finale del gioco, devi superare anche il Mugen Field entro certi capitoli della storia.
Mugen Souls Z – Questo 2023 sembra molto il 2003
Passando alla direzione artistica di Mugen Souls Z, è inutile nascondersi dietro ad un dito, qui iniziano i dolori. Originariamente il gioco è uscito nel 2013 per PlayStation 3 quindi di certo non mi aspettavo chissà quale dettaglio grafico da parte sua, ma sono comunque rimasto stupefatto dalla mediocrità dei modelli 3D proposti.
Onestamente la grafica 3D è improponibile, non tanto per il 2023, quanto per il 2013 stesso. Sembra di giocare ad un titolo molto, molto più vecchio. Lo stesso Makai Kingdom ha un dettaglio dei propri modelli 3D che è molto superiore a Mugen Souls Z e stiamo parlando di un gioco che è uscito per Playstation 2, una generazione precedente.
Gli artwork 2D salvano in parte la situazione perché questi invece sono molto pregevoli e ben realizzati, soprattutto per chi apprezza lo stile anime. Ogni personaggio ha inoltre a disposizione nei propri modelli tutta una serie di espressioni e movenze. Forse era meglio puntare tutto sul 2D? Ok che non era periodo, ma il confronto è impari.
Neanche la soundtrack, ahimé, aiuta a risollevare la direzione artistica di questo titolo. Le varie sinfonie non sono piacevoli, ma non sono neanche memorabili, ben distanti sia a quelle proposte da Hyperdimension Neptunia che da un qualsiasi titolo NIS. Anche gli effetti sonori sono mediocri e il risultato finale complessivo è un po’ piatto.
Mugen Souls Z – Un’unione non per tutti
Concludendo la nostra recensione di Mugen Souls Z, questo è un brutto gioco? Beh, no, indubbiamente no, ma non è un titolo per tutti e su questo ho pochi dubbi. Anche tra i fan dei jrpg strategici surreali di questo stampo, sono sicuro che possa far sollevare più di un sopracciglio. Questo a causa dell’eccessiva dose di fan service presente in tutto il titolo.
Davvero, non sono tipo da scandalizzarmi davanti a qualche scena osé, ma qui si va proprio nelle perversioni più nipponiche possibili. Mugen Souls Z offre tuttavia una quantità enorme di cose da fare, soprattutto in questa versione che comprende tutti i DLC. Questo è però sia un pregio che un difetto, a ben vedere.
E’ facile venire disorientati dalla mole di contenuti disponibili fin da subito. Fortunatamente questi possono essere disabilitati prima di iniziare ed il mio consiglio è proprio di farlo alla prima partita. Mugen Souls Z per Nintendo Switch viene 39.99 euro, ma è disponibile anche in pack con il predecessore a soli 69.99 euro.
A tal proposito devo dire che, come per altri jrp strategici simili, l’elevata portabilità fornita dal Nintendo Switch giova non poco a Mugen Souls Z. Alla fine si parla di un titolo dove si deve gironzolare per delle mappe e farmare oggetti e vestiti per personalizzare dei piccoli personaggi anime. Se ciò non ti inquieta, questo gioco fa per te.