Sviluppato da Stranga Games in sinergia con Ratalaika Games e pubblicato da quest’ultimo insieme a GrabTheGame, My Big Sister: Remastered è un’avventura narrativa a tema horror in 2D con visuale dall’alto, dotato di una buona pixel art, semplice ma efficace. Noi abbiamo vissuto l’avventura di Luzia e sua sorella Sombria su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione. Pronto a scoprire un mondo imprevedibile e pieno zeppo di folklore Giapponese?
My Big Sister: Remastered tra umorismo e horror
Prima di affrontare la trama di My Big Sister: Remastered bisogna segnalare due cose. La prima è che, come da titolo, si tratta dell’edizione rimasterizzata dell’omonimo My big Sister pubblicato originariamente nel 2018 e che vede un intervento essenzialmente grafico (e anche abbastanza notevole a essere onesti). La seconda cosa riguarda il fatto che questo titolo è una sorta di sequel di Ashina: The Red Witch, sempre ad opera di Stranga Games. Nonostante i titoli condividano diversi richiami (incluso il personaggio della stessa Ashina), non è necessario aver giocato il prequel.
My Big Sister: Remastered narra le vicende di due sorelle, Luzia (di cui vestiremo i panni) e Sombria. La vera protagonista, come da titolo stesso del gioco, è la sorella maggiore, ossia Sombie (che sarebbe il nomignolo con cui Sombria preferisce farsi chiamare). Le due sorelle sono protagonista di una vera e propria avventura surreale e imprevedibile, infarcita di yokai e folklore Giapponese di vario genere (dal cibo alle atmosfere).
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Ciò che colpisce in positivo dell’intreccio di My Big Sister: Remastered è il buon equilibrio tra umorismo ed elementi horror, un mix che funziona, coinvolge e riesce a trasportare lungo la breve durata del titolo (che può essere completato in un paio di pomeriggi, includendo i vari finali disponibili). Le vicende di Luzia sono anche impreziosite da un surrealismo che va a braccetto con l’atteggiamento un po’ strafottente della piccola protagonista che si mostra più eroica e sprovveduta di quanto inizialmente previsto (e lei stessa faticherà a riconoscersi nelle fasi avanzate della narrazione).
Procedendo con calma, le vicende iniziano con uno strano rapimento. Sombria viene tramortita e trascinata via e noi decidiamo di seguirla ritrovandoci bloccati in un camion che ci porterà in un luogo mai visto prima. E questo è solo l’inizio di una vicenda, di cui non aggiungiamo ulteriori dettagli per evitare spoiler, che tra “maledizioni”, leggende, battute goliardiche, momenti spaventosi e tanto altro, crea un’esperienza che funziona da inizio alla fine a patti di accettare la sua anima surreale e mistica.
Ultima nota riguarda i richiami del mondo animato dello Studio Ghibli. My Big Sister: Remastered richiama più volte i capolavori d’animazione Giapponese, inserendoli nella narrazione, nelle ambientazioni e persino in un enigma. Da “La città incantata” al “Il mio vicino Totoro”, i richiami si sprecano e sono tutti deliziosamente apprezzabili e divertenti da scovare e riconoscere.
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Una storia semplice con enigmi un po’ folli
My Big Sister: Remastered è un’avventura narrativa in 2D con visuale isometrica che ci mette nei panni di Luzia. Il nostro compito è guidare la sorellina lungo una decina di capitoli composti da un susseguirsi di enigmi da risolvere. Enigmi prevalentemente legati dallo scovare un oggetto e decidere dove inserirlo o a chi consegnarlo. Sì, non tutti sono facilmente intuibili ma difficilmente ti troverai con l’inventario pieno di oggetti e basterà qualche tentativo in più per sciogliere la matassa.
Su carta lo schema ludico è quindi abbastanza semplice, anche considerando le aree abbastanza ristrette che potremo gradualmente esplorare. Purtroppo, però, ti ritroverai rallentato da alcune imprecisioni tecniche. Nel dettaglio, il titolo si “dimentica” di indicare alcuni oggetti e zone di interazione. Ci sono porte senza la scritta “porta” che però sono attivamente interagibili così come ci sono migliaia di porte prive di scritta che sono semplici orpelli decorativi.
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Tradotto: ti ritroverai più volte a cercare di interagire con tutto temendo mancanze descrittive e, ci spiace dirlo, ce ne sono diverse. E visto che affrontiamo la parte più “problematica”, segnaliamo alcuni bug grafici come elementi in cui si può passare “oltre” e altri la cui prospettiva di interazione, ossia la distanza con cui poter cliccare per eseguire un’azione, risulta sfasata e poco intuitiva. Nulla di eccessivamente grave ma va comunque a rallentare l’esperienza che risulta così lievemente imperfetta e meno fluida di quanto inizialmente può apparire.
Oltre agli enigmi e all’esplorazione, può capitare di essere “inseguiti” da qualche creatura letale. Essere catturati equivale al game over (e in tal caso si riparte dall’ultimo check o salvataggio manuale). Per evitare di essere braccati, la soluzione più comoda è uscire e rientrare dall’area. Questo risulta abbastanza meccanico e poco attrattivo.
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Grafica e sonoro
Graficamente parlando, My Big Sister: Remastered si difende discretamente bene grazie a una pixel art ben riuscita e che risulta essere un’evoluzione concreta e coerente dell’opera originale. Laddove gli interventi sono maggiori e ben visibili il risultato è ancora più gradevole, come gli artwork (come quando la protagonista mangia i noodles) o le varie scene di game over (tra cui alcune leggermente disturbanti). Come anticipato nei primi paragrafi, abbiamo molto apprezzato i rimandi estetici alle opere dello Studio Ghibli.
Il sonoro è abbastanza in linea con quanto viene mostrato su schermo riuscendo a coinvolgere. Non è mai ridondante o inopportuno e anzi è impreziosito da effetti sonori idonei ai momenti e discretamente vari. Da segnalare qualche momento di silenzio non proprio azzeccato e una fase doppiata (in inglese) che è così bassa da avere difficoltà ad ascoltarla. Infine, purtroppo, va segnalata anche la totale assenza della lingua italiana (assenti anche i sottotitoli). Un peccato considerando la mole di testo a sua volta infarcito di buone battute umoristiche.