La storia in breve
Non ricordo esattamente l’anno in cui ci giocai per la prima volta, probabilmente si trattava del ’93 o giù di lì (che in ambito gaming si tratta di ere geologiche). Erano gli anni in cui si cominciava a entrare di meno nelle sale giochi a favore delle prime console casalinghe, magari lo scopo primario di queste macchine (io ci giocai con il mio fido Amiga 500) non era il gaming, bensì la programmazione di base e l’uso in ambito lavorativo, ma non sempre le cose vanno come pianificato. Il gioco in questione, Myth: History in the Making, a volte solo Myth, è stato il precursore dei giochi ispirati alle antiche leggende e dei, quando Kratos non era neanche un’idea nella mente dei suoi creatori e probabilmente chi sta leggendo l’articolo in questo momento non era neanche nei pensieri dei suoi genitori.
Ti starai domandando perché ti sto parlando di questo “ammasso di pixel”? La risposta breve è che sono “anziano”, quella lunga ti farà capire l’origine di molti giochi, probabilmente compreso quello con cui stai giocando adesso a quasi 30 anni di distanza.
Il gioco ha avuto molte incarnazioni, partendo da quello per Amstrad/Commodore 64 dell’89 e passando per l’Amiga 500 nel ’92, fino all’Amiga CD32 del ’94. In tutte queste tappe ha subito delle trasformazioni che gli hanno conferito sia pixel in più che una trasformazione del personaggio, ma con una storia alla base sempre molto simile. La prima versione del gioco aveva come protagonista un ragazzo dei tempi moderni, con abbigliamento degli anni ’90 (che ricorda Michael J. Fox in “Ritorno al futuro”) riportato nel passato da antichi dei per eliminare Dameron, un dio dissidente che stava tentando di modificare la storia.
L’incarnazione dell’Amiga 500 ha invece come protagonista un barbaro di nome Ankalagan. Questa versione porta, oltre alla pulizia grafica, un maggiore numero di fps.
Arrivando poi fino alla versione Nintendo che acquisisce la licenza di Conan il barbaro, che in questo caso dà nome al gioco, ma non ne cambia in sostanza il gameplay.
Col JOYSTICK in mano
Il gioco è sostanzialmente un platform, almeno per quello che riguarda i primi livelli. Il protagonista, almeno parlando della versione per Amiga 500, ha come arma di base il pugno, ma andando avanti nel gioco recupererà molte armi e oggetti che gli permetteranno perfino di uccidere un dio (mi ricorda la storia di uno il cui nome comincia con la K…), nel primo livello dovrà affrontare nientemeno che satana, facendolo fuori per recuperare il suo forcone, passando poi per Medusa, di cui useremo la testa per far fuori l’Idra. Lo ammetto così sembra un po’ un minestrone di leggende e superstizioni, ma giocando non lo si percepisce molto e si va avanti ad ammazzare tutto quello che il gioco ci manda contro mettendo il senso in secondo piano. Quest’ultimo torna prepotentemente in auge quando bisogna usare il cervello, che serve per andare avanti nel gioco che ha diversi puzzle ambientali. Come ad esempio il corretto posizionamento dei vasi canopi nell’antico Egitto, il recupero dello scudo di Perseo che ci permettere di sconfiggere la Medusa. Tra in nostri nemici ci sarà anche Thor, che faremo ragionare grazie a una serie di pugnali magici e molti altri puzzle. Per poi terminare in bellezza con l’ultimo livello, in cui il gioco diventa uno sparatutto a scorrimento orizzontale.
Gameplay del gioco della versione AMIGA 500
Il gioco all’epoca prese voti molto alti come dimostrano le immagini che seguono:
Probabilmente tutte queste informazioni non bastano ancora per comprare una delle console su cui gira o cercare un emulatore e allora, di seguito un gustosissimo extra!
Fumetto dedicato al gioco (clicca sulle immagini per ingrandire)
E se fino ad ora non ti è bastata questa lezione di storia videoludica, ti metto di seguito le scatole originali delle varie versioni del gioco
Io dopo questo tuffo carpiato nei ricordi ti lascio con una lacrimuccia di nostalgia con la speranza che qualcuno riprenda in mano il brand per farne un seguito degno dei tempi in cui viviamo e al passo con le tecnologie attuali.