Chi di noi non ha mai scoperto un glitch, e magari tentato di ripeterlo per divertimento? È un’esperienza comune a tutti i videogiocatori, sia a quelli di Forza Quattro online che ai patiti dei prodotti di Bethesda (sto guardando te, Skyrim). Un problema inaspettato può certamente essere un evento fastidioso, e nel peggiore dei casi può anche interrompere una partita e costringerti a ricaricare un salvataggio.
Nonostante ciò, c’è qualcosa di affascinante nello scoprire e indagare su una svista di gioco, nel cadere dalla mappa e osservarla dal basso, o nel vedere il nostro personaggio da angolazioni inaspettate a causa di una telecamera “ballerina”. Gli sviluppatori fanno del loro meglio per evitare che tutto ciò accada, ma è inevitabile che qualcuno tenti di andare a caccia di errori. Ma cos’è esattamente che ci attrae così tanto dei glitch? E come si distinguono dai famigerati bug? Andiamo a scoprirlo!
Bug e glitch: così simili, ma così diversi
Non è la prima volta che indaghiamo sulla terminologia usata nel mondo dei videogame, e a buona ragione; le parole usate in questo campo sono tantissime e provenienti da tanti paesi diversi, e il loro significato originale spesso si perde nella traduzione. È questo il caso anche per “bug” e “glitch”, due parole molto diverse che spesso vengono usate in maniera analoga, anche se indicano due fenomeni distinti.
Da una semplice ricerca su Wikipedia, possiamo già leggere che glitch indica un comportamento anomalo del software, di breve durata e non permanente, mentre un bug è un difetto di produzione che produce effetti indesiderati o impedisce al prodotto di funzionare. Potrebbe sembrare una differenza da poco, a prima vista, ma la distinzione è importante: un glitch è un piccolo momento anomalo della tua esperienza col prodotto, che non causa danni ed è reversibile; un bug è uno stop al suo funzionamento, che non ti permette di proseguirlo correttamente.
Un esempio pratico per illustrare bene questa differenza potrebbe essere trovato proprio in Skyrim, uno dei giochi più famigerati per quantità di bug e glitch vari. Molti di noi ricorderanno “Sangue con Ghiaccio”, famosamente una delle quest più “buggate” del gioco. Per farti capire, sulla Wiki di Elder Scrolls, la sezione “bug non risolti” per questa quest ne conta ben 29.
Come se non bastasse, la maggior parte di questi fa sì che quella determinata missione non possa essere portata a termine in nessun modo, per questo è importante salvare molto spesso e utilizzare file multipli. Una scocciatura ben diversa invece dal glitch del cavallo volante, ad esempio, che non impedisce di ritornare tranquillamente a giocare.
Glitch fantastici e dove trovarli
Ora che abbiamo visto questa differenza, una cosa appare chiara: i glitch sono spesso molto divertenti! Oltretutto, possono essere davvero utili. Da anni gli speedrunners (persone che tentano di completare un gioco il più velocemente possibile, spesso gareggiando tra loro) cercano di trovarne di nuovi, in giochi anche molto vecchi. Ad esempio, Mario 64 è del 1996, e ha una lista di glitch scoperti negli anni incredibilmente lunga proprio a causa delle speedrun.
The Legend of Zelda: Ocarina of Time, un titolo che richiede tra le 26 e le 30 ore per essere completato, in media, grazie ai glitch può essere finito in meno di 7 minuti.
Ma avevo posto una domanda all’inizio, ed è tempo che io risponda. Cosa ci attrae così tanto dei glitch, al punto che tantissimi videogiocatori vadano addirittura a cacciarli e intere community vi si formino attorno, nonché vengano pubblicati innumerevoli video su Youtube? La risposta non è semplice, ma comunque intuitiva, si appella ad aspetti umani ed è fondata molto nella psicologia.
La quarta parete è un muro invisibile
Quando acquistiamo un gioco, stiamo facendo un patto implicito con gli sviluppatori; loro ci illustrano come dovrebbe essere il gioco, che direzione seguire tramite missioni o loop del gameplay, e fanno del loro meglio per creare un’esperienza definita e un percorso netto per raggiungere il traguardo. Su queste premesse, noi acquistiamo e ci godiamo quel titolo, seguendo l’esperienza che ci viene offerta dai creatori, e seguendo la loro visione di come il videogioco dovrebbe essere.
Se prendiamo mille persone che hanno giocato a The Legend of Zelda: Ocarina of Time per 30 ore, 999 di queste avranno avuto un’esperienza di gioco piuttosto simile, e lo avranno completato nel tempo “predefinito” con poche differenze qua e là. Nel momento in cui scopriamo un glitch, però, stiamo trasgredendo le regole di gioco, stiamo guardando nel retroscena, nel cantiere dei lavori in corso che da anni ci viene negato con muri invisibili, il lato oscuro della forza!
Se paragonassimo i videogame ad una rappresentazione teatrale, il palcoscenico con i suoi attori sarebbe la “facciata” del gioco, quello che gli sviluppatori vogliono farci vedere, ma dietro le quinte esiste un mondo invisibile e meraviglioso a cui non abbiamo accesso, uno zeppo di modelli 3D incompiuti e mappe mai usate, almeno finché un glitch non ci permette di accedervi!
È umana la curiosità, così come il desiderio di uscire dagli schemi. In un’industria che cerca sempre di più e sempre più forzatamente il realismo e l’immersione, anche a scapito del godimento del gioco da parte dell’utente, la ricerca di glitch appare non solo naturale, ma in un certo senso anche necessaria. Senza contare che i titoli, specie quelli single player, li abbiamo acquistati e sono nostri, ed è un nostro diritto goderceli come vogliamo.
Se una volta esistevano codici di gioco per “romperlo” a nostro piacimento (ricordi GTA San Andreas?), ora che questi sono passati di moda a causa del fatto che non aiutano più a vendere le riviste videoludiche, noi utenti abbiamo trovato un modo per riprendere il controllo, e uscire dalla visione intesa dai creatori. Come un quadro si presta a molteplici interpretazioni e un libro può essere letto in mille modi diversi, così anche i videogame hanno bisogno di libertà dai loro creatori una volta pubblicati.
Giochi come Doki Doki Literature Club, Pony Island, Undertale e molti altri hanno ben capito l’esigenza di tanti giocatori di rompere la quarta parete, di sfruttare appieno le potenzialità di un media che si presta benissimo a lasciare il controllo nelle mani dell’utente, e non solo in quelle degli autori.
In conclusione, voglio invitarti a godere appieno i tuoi giochi, a sfruttare ogni loro aspetto e a non smettere di curiosare nei loro retroscena! D’altronde, cosa importa se i creatori non volevano che ottenessi la Spada Suprema prima di un certo punto del gioco in Breath of the Wild? I videogame appartengono a tutti, e anche a te, quindi divertiti e trasgredisci le regole dei tuoi titoli single player quanto vuoi!