Dopo il tuffo nel passato dovuto al ritorno di Legend of Mana, rimango in quel di Square Enix per un’altra recensione dedicata all’atteso sequel NEO: The World Ends with You. A quasi tre lustri dal predecessore, che col suo approccio in stile anime e pieno urban fantasy riuscì nell’impresa di conquistare un certo pubblico, ci troviamo di fronte a un vero e proprio ereditiero il cui compito è dimostrare d’essere degno e dignitoso.
Il team di sviluppo sarà riuscito, nonostante l’onere rappresentato dal passaggio alle tre dimensioni, a ricreare quella sensazione di essere immersi nella città di Tokyo? Avrà trovato un modo per far sì che il gioco risultasse contemporaneo alla pari del primo TWEWY (o perché no, dei Persona) ma in relazione all’anno corrente? Affamati di risposte, non ci resta che prendere parte al cosiddetto “Gioco dei Demoni”.
NEO: The World Ends with You o semplice déjà vu?
A scanso di equivoci, ci tengo prima di tutto a farti sapere che l’opera in questione è un sequel a tutto tondo ambientato tre anni dopo gli eventi del primo gioco e, di conseguenza, di quelli riassunti alla bell’e meglio nella sua trasposizione anime The World Ends with You The Animation. Questo dettaglio, se così si può definire, risulta importante dal momento in cui NEO va a riproporre il setting narrativo già esplorato dal suo antenato, con tanto di rimandi al passato e ritorni di volti noti.
Il nuovo protagonista Rindo e l’amico Fret si trovano così coinvolti in quello che si direbbe un passatempo organizzato da diversi demoni, lo stesso che anni prima, e a loro insaputa, aveva quasi comportato la distruzione di Shibuya. Passati dal piano reale a una strana dimensione nella quale non gli è concesso di interagire con le persone, i due non possono far altro che sottostare alle regole di un gioco che pare essersi evoluto da quando conoscemmo Neku Sakuraba.
A tal proposito, al netto della struttura in parte ereditata e nonostante si parli ancora di una trama lenta e iniettata ai giocatori tramite balloon a profusione, è da apprezzare l’intenzione messa in campo dagli sviluppatori di rimescolare le carte in tavola senza limitarsi a un more of the same. Le novità ci sono, i colpi di scena pure.
Malgrado poi i punti in comune tra The World Ends with You e il quasi omonimo NEO di cui sto scrivendo, l’ottimismo espresso da Kando (il Tatsuya a cui dobbiamo la nascita dell’IP) riguardo alla facilità con cui i nuovi giocatori potrebbero affacciarsi alla serie è sia condivisibile sia motivo di plauso. Quello che non convince, invece, è la gestione dei ritmi di gioco troppo spesso spezzettata da dialoghi che alle volte ho percepito come futili.
Una mano sulla spilla
A ogni modo, è innegabile che l’evoluzione rispetto al primo The World Ends with You ci sia stata soprattutto dal punto di vista del gameplay, sia per quanto concerne le fasi d’esplorazione sia per le meccaniche che regolano gli scontri. Alle battaglie contro i mostri (Rumori) che invadono Shibuya si alternano passeggiate tra i quartieri del distretto, stavolta intervallate da enigmi basilari e lo shopping indispensabile per potenziare il party.
Le soluzioni adottate in NEO per colmare di attività i giorni delle settimane in cui è diviso il gioco, senza dubbio più variegate rispetto a The World Ends with You, restano però soggette a una ripetitività dovuta alla loro gestione povera di guizzi. I viaggi nel tempo, ad esempio, peculiare capacità di Rindo con la quale è possibile ripetere sezioni già giocate in precedenza, accentuano inevitabilmente il peso di un backtracking già di per sé molto pressante.
Quasi seccato all’idea di non fare abbastanza, però, NEO: The World Ends with You mantiene in serbo il meglio per svelarlo a chi gioca in maniera graduale e lo fa a partire dalle 333 spille su cui basa il suo combat system. Il concetto di partenza è molto semplice e ti assicuro che è tutto qui: a ogni personaggio va una spilla e a ogni spilla corrisponde una mossa che può essere utilizzata premendo un solo tasto.
Meno semplice è invece l’evoluzione che tali meccaniche subiscono durante l’avventura, sia perché arriveremo a controllare fino a 6 personaggi contemporaneamente, sia per il fatto che nelle fasi avanzate un tasto basterà ad attivare più spille. In altre parole: tra combo sublimi, colpi devastanti, manovre difensive e abilità di supporto, il gameplay di NEO: The World Ends with You matura col tempo e aumenta in dinamismo col passare dei giorni, sebbene non arrivi mai a essere troppo tecnico né così distante dal banale button mashing.
Un sistema di sviluppo azzeccato/accennato
Questa sorta di dualismo tra innegabili pro e plausibili contro domina anche l’ambito relativo al sistema di sviluppo, con idee che da un lato danno soddisfazioni e altre il cui impatto fa nascere qualche dubbio. A funzionare senza mezzi termini è tutto ciò che riguarda le spille e il loro salire di livello se impiegate in battaglia, cosa tanto semplice da invitare a cambiarle spesso e che oltretutto può portare a ottenerne di mai viste.
Il modo migliore per accumularle in gran quantità, tuttavia, rimane quello di attirare le attenzioni di più Rumori per poi affrontarli tutti in rapida successione; un’idea di design simile a quanto visto in Fantasian che facilita enormemente il cosiddetto farming. Sgominare catene di mostri fa infatti schizzare alle stelle il tasso di ritrovamento delle preziose spille, così come i punti ottenuti a fine battaglia utili per far sì che salgano di livello.
A innalzare nuovamente l’asticella e, data la novità che rappresenta, sottolineare il divario contenutistico rispetto alle origini della serie, ci pensa fortunatamente il sistema Social Network che basta a compensare lacune e presunte mancanze. Strutturato come una vera e propria rete di conoscenze, questo albero di abilità concede di sbloccare una serie di aiuti più o meno impattanti che vanno dal poter scattare durante l’esplorazione a una completa gestione della difficoltà.
Un buon compromesso tecnico
Ultimo ma – specie in questo caso – non per importanza, il comparto tecnico del nuovo The World Ends with You che si è dimostrato anche più solido del previsto. Tolti infatti i pochi inciampi a livello di frame rate e una conta dei poligoni degna di PlayStation 3, dovuta almeno in parte al fatto che questo gioco sarebbe stato lanciato anche su Nintendo Switch, l’opera di Square Enix si distingue allo stesso modo del primo stilosissimo The World Ends with You.
A spiccare più del resto è non a caso la direzione artistica, la stessa a cui dobbiamo: il design dei personaggi, l’estetica dei dialoghi, le poche ma preziose cutscene in stile anime e la colonna sonora a tratti memorabile. Anche l’intenzione di voler rappresentare una parte di Tokyo al passo coi tempi è da considerarsi pienamente raggiunta, e questo malgrado gli ambienti spogli e semplificati che formano la Shibuya teatro della competizione.
Per concludere, permettimi un doveroso accenno all’ottimo doppiaggio (inglese e giapponese) e al lavoro di adattamento svolto per i testi: data la natura del gioco e il suo essere una finestra che si affaccia su più aspetti della società giapponese, con un occhio di riguardo volto a usi e costumi dei giovani abitanti della capitale, non dev’essere stato facile trasporre nella nostra lingua un numero così imponente di linee di testo. Pertanto, ho trovato perdonabili alcune libertà prese da chi ha dovuto svolgere questo compito.