A distanza di oltre 10 anni dall’uscita di Hyperdimension Neptunia, gioco di nicchia che segnò il debutto di una delle poche serie nipponiche arrivate sino a noi occidentali nella loro quasi totale interezza, torniamo su questo franchise lontano da binari prefissi che ha da poco aggiunto al proprio arco l’ennesima freccia pronta al sibilo.
Prima però di entrare nel vivo di una nuova analisi, che nel caso di Neptunia Virtual Stars non è stata affatto semplice, voglio accennare alle molte miglia percorse dopo quel lancio avvenuto nel 2010 in esclusiva su PlayStation 3. Dall’agosto di quell’anno a oggi, l’IP si è infatti distinta grazie alla stessa esuberanza che non sembra mancare alla sua protagonista, arrivando in più occasioni a toccare vari media.
L’universo immaginario di Gamindustri, chiamato così perché basato sulla reale industria dei videogiochi, è infatti stato soggetto di diverse trasposizioni che vanno dall’arte manga alla prosa delle light novel, passando per le scene di un adattamento anime che grazie a Cecilia puoi approfondire con un click.
Neptune e le altre ragazze che insieme a lei svolgono un ruolo di primaria importanza all’interno della serie, incarnando a loro volta una diversa console tra PlayStation 3, Xbox 360 e Nintendo Wii, hanno quindi avuto modo di cimentarsi in più sfide senza smettere di sperimentare in ambito videoludico.
Dopo un numero di spin-off invidiabile sia per la quantità di generi sfiorati sia per lo spettro di temi lambiti, in linea con la varietà che il produttore Naoko Mizuno ha da sempre dichiarato di voler perseguire, la serie sarà riuscita a evolversi in modo tale da avvicinare l’amore dei fan ai voti della critica? La risposta, è in Neptunia Virtual Stars.
Salva la V-Tuber, salva il mondo
L’unica mia certezza una volta accettato di recensire il titolo era quella di poter contare su personaggi ben definiti, la cui caratterizzazione non risultasse inadeguata rispetto agli standard delle vecchie iterazioni. In questo, l’approccio alla narrativa di Neptunia Virtual Stars non delude affatto, proponendo i dialoghi di una visual novel e condendoli con umorismo e citazioni a pacchi.
“L’invasione messa in atto da un esercito di Anti ha seminato il caos nelle nazioni di Emote, che ora rischiano di vedere il proprio Content reso obsoleto ed eliminato per sempre”.
A non lasciare scontenti è anche la rinnovata capacità di prendere spunto da temi caldi, proprio come in origine venne fatto con la console war, salvo poi sfruttarli a mo’ di fondamenta per la costruzione di storie pienamente originali. Questa volta, al centro dell’attenzione troviamo l’ormai affermato intrattenimento digitale, sul quale sembra incombere una terribile minaccia.
Neptune e le sue amiche si ritrovano infatti catapultate all’interno di Virtualand, dopo che una disperata richiesta d’aiuto le ha colte alla sprovvista. Scopriamo ben presto che la colpa di tutto è da imputarsi alla perfida Kado, dea di Obsoletia, che sembra motivata a privare chiunque della loro unica fonte energetica: il Content. Ovviamente, il nostro compito è di impedirglielo.
Tra orde di hater da rendere innocui a suon di colpi ben piazzati e note V-Tuber da salvare poiché fonti di contenuti, Neptunia Virtual Stars ci spedisce nelle profondità internettiane al fianco di un nuovo duo creato apposta per l’occasione. Non volendo rischiare di dire troppo e rovinarti l’esperienza, è il momento di passare a quella che in un gioco action rappresenta come sempre la portata principale.
Il gameplay? Sa soltanto quello che non è
Per quanto la sola idea mi faccia sorridere a causa delle sue numerose sfumature, se dovessi circoscrivere Neptunia Virtual Stars all’interno di un solo genere ti parlerei senz’altro di action J-RPG, ma data la relazione con gli sparatutto in terza persona e le evidenti venature da titolo hack and slash, faticherei a non farla sembrare una classificazione pro forma.
La quantità di influenze è davvero inoppugnabile e senza introdurti alle marginali sezioni ritmiche e nuance gacha, entrambe immediate al punto di non coinvolgere, è fondamentale approfondire il sistema di combattimento che si differenzia a seconda del gruppo utilizzato. Neptunia Virtual Stars ci pone infatti al comando di due party, senza per questo limitare la libertà di chi lo gioca.
Il fascino di questa struttura è proprio dato dal fatto di poter passare all’istante da una ragazza all’altra, facendo persino ruotare i due gruppi in un secondo a prescindere dal trovarsi o meno in battaglia. Sulla carta, la possibilità di effettuare manovre durante una combo aggiunge un interessante strato di profondità, ma lungi da me il voler suggerire che basti a renderlo un gameplay appagante.
Le combinazioni legate alla pressione prolungata dei tasti, unite ai set di abilità con cui personalizzare ogni ragazza, contribuiscono a una piacevole sensazione di complessità che si limita però a essere un miraggio. Il mio timore, è che in Neptunia Virtual Stars si sia data troppa importanza a fattori inconsistenti come quantità e superficie.
Nice move and bad game, Neptunia
Lo tsunami di attività secondarie con cui Neptunia Virtual Stars travolge i giocatori, così come i dettagli del combat system che ho scelto di omettere, sono come piccole stelle osservate in pieno giorno: il fatto che ci siano non fa differenza. Colpire i nemici fino a sfinirli o atterrarli? Non è importante. Completare le richieste assegnateci dalle V-Tuber? Puoi farne a meno. Persino i cristalli che dovrebbero aiutarci durante le boss fight! Niente di tutto ciò ha l’impatto che dovrebbe.
Chi conosce i J-RPG e il loro essere spesso basati su sistemi tendenzialmente articolati, sa bene quanto l’equilibrio gioca un ruolo fondamentale nel far sì che l’esperienza non crolli su sè stessa. Il problema principale di Neptunia Virtual Stars, è proprio questo. Sviluppo dei personaggi e relativo theorycrafting, per quanto presenti, sono elementi soffocati dalla facilità con cui il tutto può essere rotto e reso inabile d’esprimere potenziale.
Poter contare su determinate meccaniche e non essere incentivati a sfruttarle, dal mio punto di vista, è da considerarsi un difetto e sebbene guadagnare EXP regali soddisfazioni, sbloccare abilità senza il bisogno di avvalersene non aiuta a distrarre da tali lacune. A confermare la regola, se non altro, ci pensa l’eccezione dei V-Cubes che una volta equipaggiati sulle nostre ragazze forniscono effetti molto influenti, a seconda della fortuna che avremo avuto nel trovarne di utili o meno.
A mente fresca, il vero merito di Neptunia Virtual Stars è forse quello di poter essere definito un’intelligente mossa commerciale, capace di cavalcare in modo brillante l’enorme fenomeno del momento. La domanda è: il coinvolgimento nel progetto di oltre 50 V-Tuber, tra cui non mancano nomi di spicco del variegato circuito giapponese, può davvero distogliere l’utenza dall’effettiva qualità del gioco?
Un saluto agrodolce
Mentre aspetto una tua risposta sotto forma di commento mi prendo la libertà di passare al comparto tecnico e, più precisamente, a un problema che affligge la serie da anni. Neptunia Virtual Stars eredita infatti la stessa resa grafica dei predecessori, risultando antiquato e poco attraente agli occhi di chiunque dia importanza alla cosa.
Fortunatamente, malgrado tutte le pecche discusse, possiamo comunque provare a salutarci con un sorriso stampato in volto, grazie alle ultime due cose riuscite meglio di tutto il resto: doppiaggio e colonna sonora. Il loro livello, finalmente all’altezza di ciò che mi sarei aspettato da un progetto ambizioso, riesce a compensare più mende del previsto.