Il NES, acronimo di Nintendo Entertainment System, conosciuto in Giappone con il nome di Family Computer o più brevemente Famicom, è la console per videogiochi a 8 bit prodotta da Nintendo tra il 1983 e il 1995. Da più parti è stata definita la miglior console videoludica di tutti i tempi e in questo articolo andremo a scoprire insieme il perchè.
La crisi dei videogiochi del 1983
La crisi dei videogiochi verificatasi nel 1983, evento storico noto in Giappone con il nome di Atari shock, consiste nell’improvviso crollo del mercato videoludico avvenuto tra la fine del 1983 e l’inizio del 1984: un evento dalla portata vastissima e dalle conseguenze epocali equiparabili, nel mondo dei videogiochi, alla Grande depressione economica del 1929. La crisi dei videogiochi del 1983 colpì in egual misura il mercato giapponese, statunitense e canadese ovvero i maggiori mercati videoludici del tempo nonché odierni, portando alla bancarotta numerosissime aziende produttrici di computer e console segnando la fine di quella che è considerata la seconda generazione di videogiochi. Al crollo iniziato tra la fine del 1983 e l’inizio del 1984 seguì una profonda crisi durata la bellezza di quasi 3 anni nel corso dei quali il mercato mondiale dei videogiochi subì un periodo di totale stagnazione durante il quale nessuna console degna di nota fu sviluppata. La crisi dei videogiochi terminò solamente grazie all’enorme ed epocale successo proprio del NES lanciato da Nintendo nel 1983 in Giappone, nel 1985 nel mercato nordamericano e nel 1986 in quello europeo (in Italia arriverò però solamente nel 1987).
Curiosità
Prova “archeologica” della crisi dei videogiochi del 1983 è rappresentata dal ritrovamento, in una discarica desertica di Alamogordo (New Mexico), di migliaia di cartucce di videogiochi per Atari 2600, console di punta di Atari venduta tra il 1977 e il 1991, sepolte proprio dalla software house nel settembre del 1983. La software house statunitense Atari ha tenuto nascosto il sotterramento di migliaia di cartucce invendute per 31 anni fin tanto che il 26 aprile 2014 scavi nel deserto di Alamogordo (New Mexico) hanno portato alla luce il materiale in questione. Si tratta per la maggior parte di cartucce del gioco E.T. l’extra-terrestre, ispirato all’omonimo film di Steven Spielberg: nel 1982 ne furono prodotte 5 milioni di copie ma ne vennero vendute solamente 1,5 milioni. Di seguito, tratto direttamente da Youtube, il documentario sul ritrovamento delle cartucce Atari nel deserto di Alamogordo (New Mexico).
La miglior console videoludica di tutti i tempi
Per spiegare il motivo per cui il NES è da considerarsi la miglior console videoludica di tutti i tempi basta un solo dato: è storicamente provato che il NES abbia risollevato l’industria del settore videoludico dopo la crisi dei videogiochi del 1983. Con le sue 65 milioni di unità vendute in Giappone e altri 7 milioni di unità vendute negli USA il NES è la console più venduta della sua generazione. Un tale successo di critica, pubblico e vendite è dovuto principalmente a due fattori ovvero le specifiche tecniche all’avanguardia per l’epoca e il lancio di titoli superlativi e indimenticabili tra i quali Super Mario Bros., Duck Hunt, The Legend of Zelda, Punch-Out!, Metroid, Ninja Gaiden e Castlevania, titoli di livello qualitativo nettamente superiore a quello di qualsiasi altro gioco di quei tempi. Non dimentichiamo, inoltre, che per il NES sono stati prodotti accessori fino ad allora inimmaginabili e che all’epoca sembravano usciti da un film di fantascienza: la mitica pistola Zapper, una serie di controller dalle funzionalità avanzate, il leggendario Power Glove che nonostante tutti i suoi limiti ha incarnato il desiderio proibito di un’intera generazione di gamer e il meno conosciuto R.O.B un simpatico androide di cui parleremo più avanti. Infine con il NES la Nintendo ha introdotto un modello di sviluppo e distribuzione dei videogiochi inedito all’epoca e che è ancora oggi adottato da tutte le case produttrici di console ovvero il modello secondo il quale la casa produttrice concede a terze parti la licenza per lo sviluppo dei titoli che saranno poi giocati sulla console.
Idea e sviluppo del progetto NES
Nei primissimi anni ’80 le console per videogames non erano certo una novità: in commercio si poteva trovare il già citato Atari 2600, l’Intellivision della Mattel, l’Atari 5200 o ancora il Magnavox Odyssey 2 commercializzato in Europa dalla Philips con il nome di Videopac; si trattava di console di prima e seconda generazione nelle quali spesso gli input erano dati principalmente da tastiera. Proprio per questo motivo l’allora presidente di Nintendo, Hiroshi Yamauchi, scartò l’idea di realizzare una macchina munita di tastiera e si pose due obiettivi decisamente ambiziosi: il nuovo sistema di gioco avrebbe dovuto essere così potente da non essere eguagliato dalla concorrenza per almeno un anno e avrebbe dovuto avere un prezzo di vendita molto più basso delle altre console in circolazione. Originariamente le cartucce avrebbero dovuto avere le stesse dimensioni di una musicassetta, solo successivamente si optò per le cartucce con una piedinatura a 60 piedini; per i controller di gioco furono adottati i pad già utilizzati con buon successo nei dispositivi portatili Game & Watch la cui produzione fu iniziata da Nintendo nel 1980; il design della nuova console avrebbe dovuto staccarsi nettamente da quello delle precedenti console che avevano portato alla crisi dei videogiochi del 1983 quindi tutto ciò che poteva far pensare a un personal computer fu deliberatamente escluso e visto che la nuova console era destinata a un pubblico di giovanissimi Hiroshi Yamauchi volle che fosse chiaro fin dal primo sguardo che si trattava di un sistema di intrattenimento, per cui decise che l’aspetto della nuova console avrebbe dovuto richiamare alla mente l’idea di un giocattolo: fu quindi studiato un contenitore plastico dal design accattivante, controller di gioco piccoli e fisicamente collegati al corpo centrale della console da cavi tondi.
Dati tecnici
I primi prototipi del NES furono realizzati nell’ottobre del 1982 e montavano una CPU (Central Processing Unit o microprocessore che dir si voglia) di ultima generazione per l’epoca, nuova e potente ma anche costosa. Per abbassare i costi di produzione e allo stesso tempo mantenere alte le prestazioni della console i progettisti della Nintendo pensarono di utilizzare come CPU un processore a 8 bit affiancato e supportato da una PPU (Picture Processing Unit o processore grafico), un coprocessore che si occupasse esclusivamente della generazione degli elementi grafici. In questo modo la nuova console di Nintendo sarebbe stata capace di gestire molti più sprite (immagini) e colori rispetto alla console più venduta in quel periodo, il già citato Atari 2600. Di seguito vediamo i dettagli tecnici del NES con la nota che la sigla NTSC sta a indicare la versione statunitense mentre la sigla PAL quella europea.
CPU
Micropocessore Ricoh 2A03/2A07 8 bit con clock di 1,79 MHz (NTSC) / 1,66 MHz (PAL); microprocessore derivato dal MOS 6502 prodotto dall’azienda MOS Technology. Il MOS 6502 venne commercializzato dalla MOS Technology nel settembre del 1975 e assieme al più famoso Zilog Z80 (microprocessore progettato dal vicentino Federico Faggin) venne usato tra la fine degli settanta e gli inizi degli anni ottanta in moltissimi giochi arcade, personal computer e home computer dell’epoca quali l’Apple II e il Commodore VIC-20. Dal MOS 6502 deriva il MOS 6507 usato proprio nella console Atari 2600 che, a differenza del NES, non poteva però vantare la contemporanea presenza di un processore grafico. L’Atari 2600, ad esempio, montava un processore MOS 6532 sempre a 8 bit ma con una frequenza di clock inferiore a quella del NES e pari a 1,19 MHz.
PPU
Processore grafico RP2C02/RP2C07 con clock di 5,37 MHz (NTSC) / 5,32 MHz (PAL), 52 colori totali (24 contemporaneamente su schermo), rendering grafico di picco pari a 64 sprite al secondo. Si tratta di un microprocessore noto ai tecnici per la caratteristica di saper fare un uso efficace della memoria: è in grado di archiviare i dati grafici utilizzando pochissima memoria. Nel 1982 questo chip era piuttosto avanzato grazie alle sue funzionalità di pieno supporto sprite, generazione di sfondi mobili e gestione di un elevato numero di colori sullo schermo allo stesso tempo. Per rendere il NES la migliore macchina da gaming dell’epoca, Nintendo migliorò alcune capacità tecniche della PPU attraverso l’uso di mappatori inseriti nella cartuccia del gioco: i mappatori sono dei circuiti integrati, chiamati anche controller multi memoria, che aggiungono ulteriore memoria e possono trasferire i dati grafici nella memoria della PPU rendendo possibile la creazione di grafica più avanzata. In buona sostanza, i mappatori consentivano di creare giochi per il NES con funzionalità che la console originale da sola non poteva offrire. Nessuna delle console dell’epoca montava una combinazione di hardware simile.
Risoluzione
256×240 pixel (PAL) – 256×224 pixel (NTSC). A titolo esemplificativo l’Atari 2600 lavorava con una risoluzione di 160×192 pixel.
Memoria
4,35 Kbyte di cui 2 Kbyte dedicati alla CPU come memoria temporanea, 2 Kbyte VRAM dedicata al processore grafico, 256 byte dedicati agli attributi degli sprite. Per continuare nel confronto con l’Atari 2600, questo home computer poteva contare su una memoria di soli 128 byte.
Sonoro
Generatore sonoro programmabile a 5 canali e 16 livelli di volume integrato nella CPU. L’Atari 2600 gestiva, invece, solamente 2 canali audio in monofonia.
Supporti di memorizzazione
cartucce elettroniche da 128 Kbit a 4 Mbit. Le cartucce sulle quali erano caricati i giochi dell’Atari 2600 avevano una memoria massima di 4 Kbit.
Le innovazioni tecniche apportate, come dicevamo all’inizio, sono sicuramente uno dei motivi per i quali il NES è da considerarsi la miglior console di tutti i tempi, una console che ha dominato il mercato per più di un decennio.
I controller avanzati
Oltre al classico controller munito di frecce direzionali sulla sinistra, tasti A e B sulla destra e i tasti Star e Select in centro, Nintendo ha lanciato sul mercato dei controller con design e funzionalità avanzate, così avanzate da incarnare il non plus ultra nell’immaginario videoludico dell’epoca.
NES A dvantage
Lanciato da Nintendo nel 1987, il NES Advantage è dotato di un pulsante attraverso il quale è possibile attivare o disattivare la modalità Turbo per i pulsanti A e B consentendo al giocatore di aumentare la reattività dei comandi, utile soprattutto con giochi quali gli sparatutto. Inoltre, la frequenza del turbo ovvero la velocità con la quale possono essere premuti i pulsanti A e B può essere regolata tramite i rispettivi quadranti turbo situati sopra ciascun pulsante. Il NES Advantage, al contrario, presenta anche una funzione Slow ovvero rallentatore che può essere attivata e disattivare premendo il relativo pulsante. Questa funzione rallentava il gioco attraverso una rapida sequenza di pause e riprese e poteva tornare utile in situazioni di gioco particolarmente caotiche. Tuttavia, la funzione Slow di rallentatore non funzionava con tutti i giochi.
NES Max
In questo controller rilasciato nel 1988 le frecce direzionali erano sostituite da un cicloide, il primo esempio di controller analogico. Come il NES Advantage anche il NES Max prevedeva la funzione Turbo e grazie al suo design esclusivo, simile a quello dei controller moderni, la presa risultava più comoda e più salda. Il NES Max ha introdotto nel mondo dei controller la classica forma a corni laterali tutt’oggi utilizzata nei controller di pressoché tutte le console in commercio dalla PlayStation alla Xbox.
NES Zapper
Power Glove
Differenziale di resistenza elettrica
La prima tecnologia riguarda l’uso della resistenza elettrica: sul pollice, sull’indice, sul medio e sull’anulare sono collocate delle strisce che poggiano su superfici con diversa resistenza elettrica; piegando le dita la relativa striscia si muove e varia la quantità di elettricità che il controller riceve. Sono presenti 4 superfici per dito per un totale di 2 bit a dito (dove 00 sta per dito completamente disteso, 01 e 10 sta per dito chiuso a metà e 11 sta per dito completamente piegato); essendo le dita interessate da questa tecnologia del Power Glove 4 (pollice, indice, medio e anulare) ed essendo l’informazione composta da 2 bit per dito ne risulta che l’intera informazione inviata alla CPU del NES ed elaborata dalla stessa console sarà di 8 bit (2 bit x 4 dita = informazione di 8 bit).
Gli ultrasuoni
La seconda e più interessante tecnologia è quella degli ultrasuoni che permette il rilevamento spaziale del guanto: due emettitori di ultrasuoni sono montati sul Power Glove all’altezza del polso mentre il ricevitore di ultrasuoni, composto da tre microfoni, andava fissato attorno al televisore. In questo modo il ricevitore di ultrasuoni triangolava i segnali ricevuti dal Power Glove potendo calcolare la posizione della mano del giocatore nelle tre dimensioni spaziali nonché la rotazione del polso e inviava i dati alla CPU del NES.
Nel complesso
Qualcosa di simile si è poi visto solamente nel 2005 con la Nintendo Wii e nel 2009 con il PlayStation Move ma a onor del vero c’è da dire che il Power Glove, a differenza del controller di Nintendo Wii e del PlayStation Move, non mantenne le promesse: causa abbattimento dei costi di produzione la qualità dell’hardware non fu all’altezza delle aspettative e i risultati furono rallentamenti dei segnali con conseguenti ritardi di risposta da parte dei giochi che confondevano e non poco il giocatore il quale aveva la sensazione che i propri movimenti non venissero riprodotti fedelmente.
R.O.B.
Acronimo di Robotic Operating Buddy, R.O.B. è stato commercializzato in Giappone a partire dal 26 luglio 1985, in Nord America dal 18 ottobre dello stesso anno mentre in Europa l’uscita di R.O.B. è avvenuta il 1º settembre del 1986. R.O.B. ebbe scarsissimo successo e di conseguenza vita breve sul mercato con il supporto di soli due giochi compatibili: Gyromite e Stack-Up. È stato progettato con l’intenzione di creare un compagno di gioco per l’utente capace d’interagire con il videogioco ricevendo i comandi dallo schermo della televisione tramite i flash ottici montati sui suoi occhi. In Gyromite, ad esempio, il giocatore controlla un personaggio che per avanzare all’interno del livello a scorrimento orizzontale ha bisogno dell’aiuto di R.O.B. che deve sollevare o abbassare i cancelli per permettergli di proseguire. In Stack-Up invece il giocatore deve far saltare il proprio personaggio su dei pulsanti rispettando una sequenza precisa, ogni pulsante sul quale il personaggio comandato dal giocatore salta corrisponde a un movimento di R.O.B.: obiettivo del gioco è saltare sui pulsanti in giusta sequenza al fine di far appoggiare a R.O.B. dei blocchi colorati in un certo ordine sui cinque piedistalli posti attorno al robot. Più facile a vedersi che a dirsi: di seguito dei video esplicativi sul funzionamento di R.O.B. nei titoli Gyromite e Stack-Up.
In sintesi
Il NES ha storicamente posto fine alla crisi dei videogiochi del 1983 rivoluzionando il mercato videoludico e dettando regole, stili, design e contenuti che ancora oggi costituiscono assiomi fondamentali nel mondo dei videogiochi. Si è trattato di una console sviluppata con spirito pionieristico e progettata per essere la miglior console del suo tempo e così è stato; ciò che forse nemmeno Nintendo si aspettava è che a più di trent’anni di distanza dalla sua uscita ci fosse chi scrivesse e parlasse del NES e che ancora giocasse con i suoi titoli indimenticabili e ineguagliati quali Super Mario Bros., Duck Hunt, Contra, Metal Gear Solid, Final Fantasy, Castelvania, Metroid, The Legend of Zelda, Mega Man e altri ancora.