Nell’ormai lontano 2013, una PlayStation 3 che ormai si stava lentamente avviando alla fine del suo glorioso ciclo vitale ha saputo tirar fuori dal cilindro una vera e propria perla, uno di quei giochi, insomma, capaci da soli di segnare – positivamente – le sorti di un’intera generazione di console.
Ci riferiamo a quel Ni No Kuni, un JRPG dal fascino papabile e tangibile e che fin dai primi minuti della sua gestazione ha subito lasciato quel gusto che solo i grandi capolavori sanno offrire. Grazie al binomio targato Level-5 e Studio Ghibli, dall’inconfondibile stile artistico, il titolo ha saputo stupire come pochi, andando a fondere in modo magistrale tante idee per la verità prese un po’ da altre produzioni. Un prodotto non propriamente originale ed innovativo, ma sorretto egregiamente da una magia audio-visiva senza precedenti e da una trama semplice ma allo stesso tempo profonda e toccante, è risultato alla fine epico come pochi. Per questo motivo, quando è stato annunciato Ni No Kuni II – Ravenant Kingdom, le aspettative di tutti gli appassionati del brand, desiderosi come non mai di immedesimarsi nuovamente nelle magiche atmosfere fiabesche, erano veramente alle stelle.
La realtà dei fatti, però, è stata fin da subito alquanto traumatica e scoraggiante: già dalle prime immagini e dalle prime informazioni trapelate, Ni No Kuni II è subito sembrata un’opera mossa da una smania, forse eccessiva, di distaccarsi dal primo capitolo. Sia chiaro, non si tratta di un’idea totalmente negativa ma, a conti fatti, la qualità complessiva del titolo ha tradito – e non poco – le aspettative iniziali. Volete sapere perché? Scopritelo insieme a noi!
Una speranza per il futuro
Siccome il dolore è una delle sensazioni con cui maggiormente abbiamo a che fare, vogliamo subito iniziare con la nota più stonata dell’intera produzione: la trama. Non ci piace mai partire con i punti negativi, sarà per gusto personale o per semplice convenzione, ma stavolta proprio non è possibile passarci sopra.
Ni No Kuni II è uno degli JRPG (ma in generale uno dei giochi) accompagnati da una delle trame peggiori della storia recente dei videogiochi. I personaggi (compreso il protagonista), le situazioni e persino gli antagonisti sono totalmente privi di ogni mordente, risultando alla fine dei semplici copia-incolla di cose già viste altrove. Non c’è stato un singolo momento in cui non ci è capitato di indovinare non soltanto dove sarebbe andato a parare ogni singolo dialogo, ma anche l’intero arco narrativo, salvato (ma nemmeno così tanto) da un finale leggermente inaspettato e che ha di fatto dato un piccolo scossone ad un comparto narrativo altrimenti assolutamente prevedibile e quasi svogliato. Anche le missioni secondarie seguono lo stesso iter: si tratta sempre e comunque di andare a recuperare qualcosa, sconfiggere il mostro (o i mostri) di turno e riportare l’ordine al committente, il tutto senza quasi il minimo approfondimento del perché, del come o del quando.
Si tratta, chiaramente, di un vero peccato, data anche la linearità e le dimensioni “contenute” della trama principale. Per fortuna, le missioni secondarie in questione non sono quasi mai fini a se stesse in termini di utilità: soldi, esperienza ed equipaggiamenti esclusivi sono le ricompense ottenute dal completamento di queste ultime, donando loro così un’importanza abbastanza centrale nella corretta fruizione del titolo.
Una storia poco ispirata
La storia di Ni No Kuni II è di quelle che difficilmente dimenticherete. Non si tratta di un complimento, bensì l’esatto contrario: escludendo il discreto avvio, in cui tutti i tasselli sembrano avere un certo senso (seppur risultando scontati fin dal primo secondo), finisce rapidamente col perdersi in una bolla d’aria, risultando talmente scontata da togliere ogni tipo d’interesse nello scoprire il corso degli eventi futuri.
Nell’avventura targata Level-5 e Studio Ghibli, noi vestiremo i panni del giovane Evan, principe del regno di Gatmandù che si ritroverà, suo malgrado, ad ereditare in tenera età la corona del padre, morto in circostanze misteriose. Sin da subito, è chiaro che qualcosa non quadra: una macchinazione interna, un vero e proprio colpo di stato ordito dal braccio destro del Re, porterà Evan a rendersi conto di essere in grave pericolo. Una volta persa la corona, il piccolo felinide sarà costretto a scappare dal suo regno e, per esaudire l’ultimo desiderio di colei con cui è cresciuto, ad intraprendere un pericoloso viaggio per cercare di dare vita ad un regno pacifico e di restituire la libertà a coloro che la hanno persa. In questa avventura, non sarà solo: nel corso del viaggio, si aggregheranno a lui vari personaggi, tutti diversi tra loro sia per intenti sia per caratterizzazione estetica ed abilità. Una volta ottenuto il suo nume tutelare (creatura indispensabile per ogni sovrano), Solario (un piccolo esserino che parla in dialetto romano: chi vi ricorda?), Evan inizierà la costruzione di Eostaria e cercherà di allearsi con i regni più grandi presenti nel mondo di gioco, in modo da fare fronte comune contro l’usurpatore di Gatmandù, che minaccia di evocare un’antica creatura, che distruggerà tutto.
Un regno da (ri)costruire
Ni No Kuni II, però, ha anche saputo stupire e convincere sotto diversi aspetti. In particolare, la gestione del regno, una delle feature più stonanti e mal viste in fase di preview, si è rivelata più ricca e divertente che mai.
Ogni singolo aspetto del nuovo regno che il giovane Evan dovrà costruire, partendo praticamente dal nulla, è direttamente influenzato dalla sopracitata feature, che diventa così pressoché fondamentale per proseguire l’avventura nel modo più spedito possibile. Ad esempio, ampliando ed evolvendo il mercato del regno sarà possibile ottenere grossi sconti sull’acquisto di consumabili ed oggetti di crafting; ampliando la forgia sarà possibile costruire nuovi equipaggiamenti e così via. Ogni cosa ha perfettamente senso e vi restituirà una grandissima sensazione di soddisfazione ogni qual volta riuscirete a potenziare o sbloccare uno o un altro potenziamento. Non soltanto: le missioni secondarie e la gestione del regno sono poi direttamente collegate. Per ampliare il regno è necessario ampliare prima di tutto la quantità di sudditi all’interno del neonato regno di Eostaria, e quasi sempre il reclutamento dei nuovi elementi è legato al completamento di una o più quest secondarie. Inutile dirvi che, avanzando con la storia, le missioni diventeranno sempre più difficili ma offriranno nuovi membri sempre più potenti ed adeguati alle varie mansioni assegnabili.
Inoltre, alcuni aspetti della gestione del regno influiscono direttamente anche sul gameplay, in particolare sul sistema di combattimento. Potenziare alcune strutture, come il Campo d’addestramento e la Caserma influirà direttamente sulla potenza delle truppe durante le Battaglie Campali, altra importante aggiunta di cui parleremo a seguire, così come ampliare il Laboratorio Magico o l’Atelier dei Cioffi vi offrirà la possibilità di produrre nuove tecniche per avere più facilmente la meglio nelle battaglie. Ci sono poi anche potenziamenti legati al farming o alla capacità di muoversi con maggiore libertà nel mondo di gioco e di poterne scoprire con più facilità i vari segreti che nasconde.
Un famiglio è il meglio?
Anche il nuovo sistema di combattimento si inserisce con forza tra i punti di forza di questo Ni No Kuni II. Abbandonato un sistema parzialmente a turni, più lento e maggiormente ancorato allo stile classico dei giochi di ruolo giapponesi, in favore di un sistema di combattimento action, con tanto di parate, schivate, attacchi pesanti e leggeri, il titolo diventa più divertente ed appagante che mai quando si tratta di impugnare la spada.
Peccato però, per una difficoltà media degli scontri tendente pericolosamente verso il basso. Anche avversari di svariati livelli più alti dei membri del nostro party (rigorosamente bloccato alle 3 unità in campo più le “riserve”) risultano quasi sempre facilissimi di sconfiggere, boss compresi. Un vero peccato anche in questo caso, trattandosi di nemici tutti ben caratterizzati e realizzati ad hoc, ma che non rimarranno vivi abbastanza nemmeno per sfoggiare la loro splendida estetica. Sempre sul piano del sistema di combattimento, le modifiche non finiscono qui. La meccanica dei Famigli è stata sostituita con quella dei Cioffi, dei simpatici spiritelli ritrovabili esplorando l’enorme mondo di gioco e tutti con abilità e peculiarità diverse. C’è il cioffo che cura, quello che spara palle di cannone o quello che crea scudi protettivi, varietà che vi fornisce così libera scelta nella creazione del vostro arsenale. Tutti loro, poi, sono potenziabili sfruttando la meccanica della gestione del regno, in cambio di oggetti più o meno rari di cui i simpatici esserini sono ghiotti.
Inoltre, Ni No Kuni II aggiunge al proprio arco un’altra freccia: le Battaglie Campali. Si tratta di una feature molto carina e simpatica, ma che diventa frustrante ai livelli più alti. Alcuni scontri, specie quelli verso fine gioco, subiscono un picco di difficoltà ingiustificato e palese, andando in parte a ledere una delle aggiunte più caratteristiche del titolo. Le battaglie campali in sé sono in realtà molto semplici: una volta scelte le truppe tramite l’apposito menù non bisogna fare altro che guidarle verso il nemico, utilizzando, ogni qual volta sono disponibili, le varie abilità che si hanno a disposizione a seconda degli alleati scelti.
Per utilizzarle basta schiacciare qualche tasto senza nemmeno preoccuparsi di mirare. Tutto molto semplice e divertente, ma che in realtà richiede una strategia accurata e ben congegnata.
Uno stile unico
L’aspetto in cui Ni No Kuni II mostra seriamente i muscoli è certamente il comparto tecnico e grafico. La realizzazione degli scenari, dei personaggi, dei boss, e di ogni singola cosa presente su schermo, è semplicemente divina, così come all’epoca fu lo stesso per il primo capitolo della saga.
La maestria di un lavoro artisticamente ispirato (seppur tendente al riciclo di luoghi e situazioni già usate in passato), è magistralmente sorretto da una realizzazione tecnica ben al di sopra della media. Il titolo di Level-5 è assolutamente splendido da vedere, capace di girare perfettamente sui 60 fps senza sbavature ed incertezze di sorta. Su PlayStation 4 Pro, poi, versione da noi testata, il tutto è accompagnato dalla bellezza cromatica dell’HDR ed impreziosito da una risoluzione 4K, ottenuta però tramite il solito espediente del checkerboard rendering a cui Sony ci ha abituati. Anche il comparto sonoro è, come al solito, sugli scudi: le musiche sono splendide ed il doppiaggio (non tanto quello inglese) è di pregevole fattura, impreziosendo il tutto ma contribuendo parecchio a quella sensazione di amaro in bocca che il titolo lascia una volta raggiunti i titoli di coda. Tale meraviglia artistica avrebbe meritato maggior cura nei dettagli a livello narrativo, e di questo ci dispiace enormemente. Ni No Kuni II è quindi un’opera completa soltanto a metà, capace di mantenere intatto (forse fin troppo) lo spirito della saga ma fallendo su diversi, imperdonabili, aspetti.
Ci auguriamo di potervi parlare in modo diverso, un domani, di un eventuale terzo capitolo.
In conclusione
Ni No Kuni 2 è, con ogni probabilità, uno dei peggiori sequel della storia recente dei videogiochi. Seppur sorretto da uno stile grafico inconfondibile, targato Studio Ghibli, da una realizzazione tecnica semplicemente splendida e da un rinnovato sistema di combattimento, ora più dinamico e frenetico e non legato alle tediosità dei combattimenti “a turni”, il nuovo capitolo della saga fallisce sull’aspetto più importante per un titolo di questa tipologia: l’impatto morale. Senza giri di parole, Ni No Kuni 2 non riesce ad offrire null’altro che un bel gameplay e tante quest (spesso ripetitive) al videogiocatore, risultando pressoché non pervenuto per quanto concerne trama, memorabilità delle situazioni e dei personaggi vari. Difficilmente vi ricorderete perché state migrando da un punto all’altro dell’enorme mappa di gioco (menomale che esistono le “instaporte”); difficilmente vi ricorderete di Evan (un protagonista totalmente anonimo), di Roland o del nemico finale, di solito vero punto di forza di ogni JRPG che si rispetti. Qui non troverete nulla di tutto questo. La sensazione che (almeno così è stato per noi) vi accompagnerà una volta raggiunti i titoli di coda, dopo circa 50-60 ore di gioco, sarà quella di non aver concluso nulla, di aver semplicemente ammazzato orde di mostri dall’intelligenza artificiale degna dei migliori musou che si rispettino senza un vero e proprio scopo. Per fortuna, a salvare la situazione ci pensa l’implementazione della gestione del regno, una trovata non originale, ma splendidamente integrata in un titolo che, altrimenti, sarebbe stato veramente insalvabile.
Sei tu ormai che gestisci la mia sala giochi!!!!!
<3