La console di Microsoft Xbox non è la sola che in questo periodo celebra i 20 anni dalla nascita (feel old yet?), oltre a lei anche un altro sistema, ingiustamente snobbato al tempo, spegne le sue venti candeline, parliamo proprio della console Nintendo probabilmente più pucciosa di tutte ovvero il Gamecube.
Uscita nel 2002, nell’arco della sua vita riuscì a piazzare circa 21 milioni di copie in tutto il mondo contro le quasi 160 milioni di PlayStation 2. Nonostante ciò il cubetto viola di Nintendo riuscì a darci dei classici senza tempo come: Super Mario Sunshine, The Legend of Zelda: Wind Waker, Metal Gear Solid: The Twin Snakes e tanti, tantissimi altri imperdibili titoli.
Il viola non piaceva e non piace, agli Yankee
Una delle caratteristiche peculiari del Gamecube era sicuramente il suo colore estremamente particolare ovvero il viola con rifiniture nere. Ed è proprio di questo che l’ex vice presidente di Nintendo of America Perrin Kaplan ha parlato in un’intervista a VGC. La branca americana della casa giapponese era fortemente contraria all’utilizzo del colore viola per questioni di marketing e si cercò di convincere Nintendo a virare su un più sobrio colore silver. Ecco le sue parole in un estratto dell’intervista:
“We actually suggested that the purple was not the best to start with and [Japan] said, ‘no, we’re going to use that’. Then we pushed for black and silver, because I think in the US nobody had ever really done the purple colour before.”
“…It wasn’t that you couldn’t bring out hardware that was a different colour, it was just a very… ‘female’ looking colour. It just didn’t feel masculine, I think. I remember us being very nervous at E3 that we were going to get bad press purely based on the colour.”
Tradotto
“Avevamo suggerito che il viola non era propriamente il meglio con cui partire e [in Giappone] ci hanno risposto, ‘no, useremo quello’. Dopodiché abbiamo spinto per il nero e argento, perché pensavamo che negli Stati Uniti nessuno aveva mai usato il colore viola prima d’ora”
“…non era la questione che nessuno potesse lanciare un hardware di colore differente, era solamente una tinta particolarmente ‘femminile’. Non sembrava troppo ‘mascolina’, penso. Ricordo che eravamo molto nervosi all’E3 e avevamo paura di prendere della cattiva pubblicità, da parte della stampa, a causa del colore”
A Perrin Kaplan fa eco anche Beth Llewelyn, la quale afferma che la scelta di un colore così particolare fu una delle cause della sconfitta di Nintendo nella console war di quegli anni:
“This pre-dates Apple. Picking your colour these days is like making a statement. But back then all the game systems were black… even white hadn’t really been done widely. Nintendo was never a technology story, but we were always combating what our competitors at Sony and Microsoft were doing from a PR perspective and having this purple box didn’t quite help there.”
Tradotto
“Questo prima di Apple. Scegliere un colore in questi tempi e come fare una dichiarazione. Ma allora tutti i sistemi erano neri…anche il bianco non era così diffuso. Nintendo non ha mai avuto una storia tecnologica, ma noi abbiamo sempre combattuto i nostri competitor, sia Sony che Microsoft, da una prospettiva da PR e avere questa scatola viola non ci aveva proprio aiutato”
Alla fine il Gamecube uscì in tantissime differenti colorazioni come ad esempio: nero, arancione, viola, silver senza contare le edizioni speciali. Questi colori, così sparati, posizionavano la console come un sistema per bambini, in un periodo in cui il medium videogame si stava trasformando in qualcosa di più adulto e voleva andare a colpire la fascia tra i 16 e 36 anni.
Qui Xbox e PlayStation 2 erano visti come sistemi più maturi e in grado di essere, oltre che dei sistemi multimediali, anche dei complementi di arredo hi tech. Fortunatamente Nintendo imparò la lezione e cercò di differenziarsi dalla concorrenza…e il tempo le ha dato ragione.