Era il lontano giugno 2005 quando Reggie Fils-Aime presentava al mondo l’indimenticabile Game Boy Micro, variante dalle dimensioni ridotte (parla il nome) dell’iconico Game Boy Advance. Ciò che rendeva unica questa console erano proprio le dimensioni: 50 x 101 x 17.2 mm per 80 grammi di peso, poco più di una carta di credito.
La console non ebbe il successo sperato, proprio come previsto all’epoca dallo stesso Reggie Fils-Aime, ex presidente di Nintendo of America, definendosi da sempre molto più che scettico e contrario riguardo all’immissione sul mercato di un già annunciato prodotto obsoleto, ancor prima che uscisse in via ufficiale.
Game Boy Micro: memorie di un fallimento annunciato
All’interno del libro Disrupting the Game, a cura dello stesso ex presidente di Nintendo of America, quest’ultimo racconta di come la scelta di introdurre sul mercato un prodotto come il Game Boy Micro fosse altamente controproducente, soprattutto grazie alla già presenza sul mercato del primo modello di Nintendo DS.
Che senso avrebbe avuto produrre una console di generazione passata, dalle dimensioni ridotte, praticamente già morta in partenza, con lo sviluppo e l’attenzione riportata quasi in toto sull’allora nuovo Nintendo DS? Questo è ciò che si è chiesto lo stesso Reggie, scrivendo nel suo libro quanto segue:
Avevamo già lanciato il Nintendo DS, e il nostro obiettivo era rendere questo prodotto un successo a lungo termine. La linea Game Boy Advance era in uno stato di declino e Nintendo of America aveva in programma di chiuderla con una promozione per il Black Friday che potesse ripulire tutto ciò che rimaneva nel nostro inventario. Erano piani creati all’inizio del 2005.
Poco dopo ho sentito parlare per la prima volta di Game Boy Micro. Alcuni membri delle nostre operazioni di marketing e team di sviluppo erano al corrente di Micro molto prima di me. Dal mio punto di vista, il concept di Micro era un fallimento annunciato. L’hardware era estremamente piccolo. Non solo i controlli erano difficili da maneggiare per ogni adulto, ma anche lo schermo era minuscolo. Questo doveva andare controcorrente alla moda dell’elettronica del tempo di fare schermi più grandi. Ma lo sviluppo dell’hardware continuò e arrivammo a un punto in cui fummo costretti a lanciare il sistema.
Le parole dell’ex presidente di Nintendo of America sono alquanto chiare, manifestanti dubbi e perplessità sul lancio nel mercato di un prodotto nato già vecchio, che ai giorni d’oggi però riflette di nuova luce essendo tra le console più ricercate di sempre. In fondo il Game Boy Micro può che essere considerato un po’ come il Benjamin Button delle console.