Nel mondo dei videogiochi, sono pochi gli sviluppatori visionari e rivoluzionari come Ghoici Suda, meglio noto con il soprannome Suda 51; il designer giapponese, insieme allo suo studio Grasshoppers Manufacture ha prodotto in questi anni numerose perle, amate dai giocatori di tutto il mondo.
Oggi parliamo di No More Heroes che. insieme al sequel, ritorna su Switch.
Un grande ritorno
Un po’a sorpresa, qualche giorno fa i due capitoli di No More Heroes sono arrivati sulla console ibrida di Nintendo, per farci rivivere le avventure di Travis Touchdown, uscite per la prima volta nel 2007 su Wii.
Pur riprendendo alcuni aspetti dal precedente successo di Suda, Killer 7, No More Heroes fu un titolo del tutto nuovo costruito da zero e focalizzato più su aspetti sociali che politici.
Il protagonista, Travis, è un tipo molto particolare: laddove altre persone sublimano le proprie emozioni con l’arte, l’attività fisica o altri hobby, Travis reagisce alle situazioni ostili tagliando teste e affettando i nemici.
Questa sua peculiare propensione lo porta in breve ad entrare nella United Assassins Association ed iniziare la scalata per diventare l’assassino numero uno degli Stati Uniti. Dopo 3 anni, in Desperate Struggle, titolo rimasto esclusiva Nintendo, il re senza trono si trova costretto a tornare in azione per vendicare l’assassinio del suo unico e migliore amico.
Inoltre, avendo perso numerose posizioni nel ranking della UAA, dovrà lottare per ritornare ai vertici.
I due capitoli di No More Heroes, oltre ad essere dei videogiochi divertenti, sono affascinanti sotto molteplici punti di vista. Come tutti i lavori di Suda 5, offrono vari livelli di lettura, e la patina di violenza esagerata e umorismo crudo che contraddistingue i due titoli nasconde un’attenta riflessione sull’ossessione che la società moderna ha nei confronti della violenza e quanto poco teniamo in considerazione chiunque ci circondi.
Si tratta di aspetti difficili da teorizzare, che il giocatore scopre addentrandosi sempre di più nelle vicende di Travis Touchdown e degli altri personaggi, pertanto preferisco non svelarti tutta la trama. Se non li hai mai giocati, saranno ancora più godibili.
Por(ting)tatili
Il primo No More Heroes era già stato rimasterizzato, in occasione dell’uscita su Xbox 360 e PlayStation 3, mentre il secondo capitolo non era mai uscito dall’ecosistema Wii.
Da un punto di vista squisitamente tecnico, i due capitoli hanno un aspetto nettamente migliore delle controparti originali, in maniera particolare Desperate Struggle. Rimangono alcuni elementi, personaggi e paesaggi, ancora di bassa qualità, ma tutto il resto ha subito un’accurata revisione ed oggi possiamo dire che lo stile del design riesce ad emergere in maniera decisa.
Anche le performance generali sono migliorate, sia in modalità handheld che docked, eliminando i cali di framerate della versione Wii. Nulla di miracoloso, ma i 60 fps prefissati per entrambi i titoli vengono raggiunti senza troppi problemi (tranne per un piccolo stop che si nota alcune volte durante gli attacchi)
Dal punto di vista del gameplay, è stato recuperato per intero lo schema dei comandi utilizzati per il classic controller di Wii: i 4 tasti del Joy-Con destro vengono utilizzati per i vari attacchi, tra fendenti alti e bassi (rispettivamente X e Y) da infliggere con la Lightsab… ehm Beam Katana e calci (B) e pugni (A).
Il nucleo pulsante del gameplay è basato su questa dicotomia tra alto e basso, fondamentale per eliminare i nemici che andiamo affrontando.
Il combattimento si svolgerà quasi sempre in due fasi: la prima, durante la quale colpiremo più volte il nemico di turno con la nostra Katana fino a stordirlo e una seconda in cui, utilizzando lo stick destro secondo le indicazioni a schermo, potremo esibirci in un’eliminazione immediata altamente sanguinolenta e spettacolare.
Se il combattimento normale risulta già divertente di per sé, le boss fight sono dei piccoli capolavori. Ogni assassino classificato che andremo ad affrontare avrà un proprio stile a caratterizzarlo: si tratta di personaggi molto pittoreschi e divertenti, come il Dottor Peace o Bad Girl, e affrontarli sarà un vero piacere.
Purtroppo, non potremo buttarci a capofitto in questi combattimenti. Per sfidare gli assassini, dovremo pagare una sorta di tassa e visto che saremo sempre più o meno squattrinati, dovremo svolgere lavoretti in giro per Santa Destroy, che spaziano dal raccogliere l’immondizia all’omicidio su commissione.
Inoltre, per avanzare dovremo acquistare anche nuove Beam Katana e dedicarci all’allenamento intensivo.
Nel complesso non sarebbe nemmeno un problema, si tratta del resto di una caratteristica peculiare della serie, tuttavia alcuni minigiochi sono noiosi e le stesse missioni di omicidio si trasformano in un continuo massacro di nemici.
Nel secondo titolo l’open world viene sostituito da un menu, che ci consente di risparmiare tempo mantenendo alta la concentrazione. Ma sembra sempre di avere a che fare con ostacoli al gioco principale; forse sarebbe stato meglio fossero stati opzionali, ma si tratta di difetti facilmente superabili.
Tornando ai porting, è un peccato che No More Heroes sia stato recuperato nella sua versione originale e non nella remastered per PlayStation 3 che aveva numerosi contenuti aggiuntivi. Molti non hanno amato Heroes Paradise, è vero, ma la mancanza di boss aggiuntivi, la possibilità di riprovare lavori falliti e altre migliorie di quella versione sembrano una strada insensata da percorrere. C’è sempre la speranza che vengano aggiunti altri contenuti tramite DLC o aggiornamenti, ma non mi sembra coerente con la filosofia dell’operazione.
No More Heroes 2, d’altro canto, ha beneficiato e non poco dalla conversione. Finalmente gira a 60 fps, risultando ovviamente migliore della controparte per Wii. Mancano un po’ le telefonate di Sylvia attraverso lo speaker del Wii Mote, ma è l’unico elemento che distingue la versione precedente.