Sviluppato e pubblicato da Grasshopper Manufacture, No More Heroes 3 è l’ultimo capitolo (ma forse ne avremo anche un quarto) della saga più famosa dell’eccentrico autore Suda51. Ma non solo, quella che abbiamo recensito, è la versione per console Microsoft e Sony. Infatti, No More Heroes 3 è una ex esclusiva Nintendo Switch, pubblicata originariamente nel 2021 e che prova adesso a conquistare una nuova fetta d’utenza in modo simile con quanto avvenuto col primo capitolo e con il più recente spin-off Travis Strikes Again, entrambi ex esclusive Nintendo. Ci sarà riuscito? Noi lo abbiamo giocato su Xbox One e questa è la nostra recensione!
No More Heroes 3: minaccia dallo spazio
Prima di affrontare la trama è bene ricordare che gran parte dei lavori di Suda51 sono un miscuglio intelligente (dentro ci sono critiche al sistema dei media, alla società odierna e a tanto altro) e a volte decisamente furbo, di trovate stilistiche, easter egg, richiami più o meno evidenti a cinema e televisione, nonché a epoche storiche di vario genere. Così come è vario lo stile narrativo e visivo, in costante mutamento, alla folle ricerca di un nuovo modo di stupire l’utente con trovate ora spiazzanti, ora assurde, ora sorprendentemente filosofiche. Si ride, si pensa, si rimane spiazzati e alcune volte non si capisce decisamente a cosa diavolo stiamo assistendo ma ognuno di questi momenti compone un mosaico personale dell’autore che mira a intrattenere e questo lo fa decisamente bene.
Il gioco introduce due personaggi con un corto d’animazione decisamente intrigante. Il primo è Damon, un umano, che da bambino ha trovato e aiutato Fu, un buffo alieno bianco coccoloso. Tra i due nasce un legame d’amicizia sincero, col ragazzo che aiuta l’alieno a ripartire verso casa. Ma i due si salutano con una promessa: si sarebbero rivisti. E così è stato. Venti anni dopo, Fu torna sulla terra con una squadra di alieni killer e con intenzioni ben poco amichevoli. D’altro canto, Damon ha fatto carriera, è un dirigente ma è anche molto legato a Fu. L’alieno quindi, non faticherà a trovare i mezzi per sottomettere l’amico umano e iniziare l’invasione della Terra su larga scala. Ma non come un invasore qualunque, oh no, lui è un fott**o supereroe!
Ma come da lui stesso ammesso in cutscene folli e divertenti, una banale invasione sarebbe noiosa e scontata ed ecco la realizzazione di un vero torneo, con tanto di classifica, dove chi vorrà provare a spodestarlo e salvare così il pianeta, dovrà annientare dieci alieni killer. I fan della saga si ricollegheranno subito al primo capitolo con cui questo gioco condivide molto ma, allo stesso tempo, ne è anche un’evoluzione molto più profonda e strutturata. Suda51 è maturato molto nel raccontare storie e nel manovrare la propria vena creativa e folle, e qui lo dimostra pienamente. E lo fa unendo alcuni tasselli sparsi nei precedenti titoli, con richiami più o meno evidenti e rendendo canonico lo spin-off Travis Strikes Again. In poche parole, chi ha giocato tutte le avventure di Travis, riuscirà a vivere un’esperienza ancora più completa e appagante.
Il canovaccio narrativo di No More Heroes 3 è quindi costellato di sorprese, sia nel metodo scelto (e che varia) con cui mostrare gli elementi a schermo sia e soprattutto per il contenuto, costantemente sopra le righe e che riesce a impattare con la sua follia contro le menti disposte ad accoglierla. Non sempre c’è coerenza eppure il filo che unisce tutto è terribilmente solido e funzionale e il risultato è un’esperienza originale, divertente e ancora una volta, appagante. Un plauso ai cattivi di turno, ancora più assurdi grazie al loro essere “alieni” e follemente unici (e terribilmente divertenti da affrontare in battaglie uniche e imprevedibili).
Gameplay
Partiamo dal lato action, vero fiore all’occhiello della produzione. No More Heroes 3 ha un gameplay veloce, terribilmente divertente e fluido, che può creare assuefazione nonostante la monotonia di fondo. Muoviamo Travis con l’analogico sinistro, mentre col destro controlliamo la telecamera. Al tasto X è assegnato l’attacco normale mentre all’ Y quello più potente e lento. Con A si salta e infine con B si schiva (ed è importantissimo imparare a schivare). Se riesci a effettuare una schivata perfetta, il tempo a schermo rallenta e potrai sia contrattaccare, sia tentare una presa con RT (si possono fare prese sia davanti che all’indietro e l’ideale è tentarle quando i nemici sono storditi).
Come se non bastasse, il gioco dona a Travis anche delle abilità speciali, denominate abilità Death Glove e attivabili con LB più il tasto A. Questi sono un’aggiunta intrigante, molto scenica e da utilizzare con cura. Una volta usato, infatti, ci vorrà del tempo per farle ricaricare. Da notare inoltre il fatto che esteticamente il Death Glove è rimasto invariato rispetto alla controparte originale, mostrando palesi richiami proprio alla console Nintendo Switch. Tornando sul campo di battaglia, segnaliamo anche la devastante modalità “Full Armor” attivabile con la pressione di LB e RB. Si tratta di una vera armatura robot completa, un mix tra un Gundam e un Power Ranger, con cui potrai scaricare una salva di missili letali sui tuoi avversari.
Ma con cosa combatte Travis? Con la famosissima, nonché leggendaria, Beam Katana! Una spada meravigliosamente comoda ma che si scarica. Esatto, la batteria esiste ancora ma questa volta, a differenza dell’esordio su Wii che richiedeva il movimento dell’intero wiimote, qui basta premere RB e muovere in alto e in basso, a ripetizione, l’analogico destro. Caricare la Beam Katana è essenziale in quanto, una volta scarica, non arrecherà alcun danno. Inoltre, è altrettanto essenziale, soprattutto durante le boss fight, capire quando e quanto caricare l’arma, cercando di restare vivi.
Un aiuto per restare vivi lo troviamo nel sushi! Sia in città che nei vari “dungeon” troveremo un venditore di sushi che, in cambio di soldi (qui chiamati UtopiCoin) potrà venderci sushi da asporto (e quindi da utilizzare a piacimento durante le battaglie) o sushi da mangiare sul posto (e che attiva bonus immediati per la prossima battaglia). Altro elemento utile sono i chip, che potremo costruire nel nostro laboratorio unendo cianfrusaglie (ottenibili da nemici e missioni). I chip offrono bonus e malus e possono essere equipaggiati per un massimo di tre. Sempre nel laboratorio, potremo aumentare i nostri parametri utilizzando il World’s End Super Nova (in breve WESN). Anche questo si ottiene dopo i combattimenti ed è influenzato dal grado ottenuto in battaglia.
Una città disastrosa
Se il combat system e le fasi di combattimento sono fluide, divertenti e ben riuscite, tocca ora affrontare l’enorme scoglio che affligge No More Heroes 3: la fase open world. Questo elemento ritorna dopo il già fallimentare caso che coinvolse il primo capitolo. Elemento che causò problemi e che non fu riportato nel secondo, sostituito da un pratico sistema a menù (a sua volta afflitto da altri problemi). Nel terzo capitolo, la mappa si espande e si riempie di più elementi interattivi ma, fondamentalmente, i problemi persistono e sono tanti.
Iniziamo dall’impatto estetico, spoglio, triste, problematico e vecchio di generazioni. La città mostra scorci disperati, con feature che si ricaricano lentamente, pochissimi personaggi a occupare le strade, veicoli futuristici che spariscono all’impatto e tante altre cose che saranno ricordate quasi esclusivamente in negativo. Non tutto è da buttre eh, la città ha un suo carattere proprio nel suo essere “brutta” e alcuni elementi sono distintivi. Inoltre le missioni sparse per la città riescono, finalmente, a essere più accattivanti nella loro monotonia. Non mancano le noiose missioni di raccolta… che ci spediranno a cercare oggetti per la città ma, per fortuna, non sono le uniche a nostra disposizione.
Il gioco ha inserito missioni di combattimenti (tra cui le orde), alcuni minigiochi simpatici e veloci (come sturare i WC che tra l’altro, fungono da iconico punto di salvataggio e elemento utile per sbloccare altri indicatori su mappa), tanti personaggi da cui ricevere missioni secondarie e altre piccole chicche da scoprire. Ma come detto, la città è fondamentalmente spoglia e come affrontare lunghi percorsi in cotanta pochezza? Con la nostra fidata moto! Con RT acceleri, LT freni, giri con l’analogico sinistro, B è il nostro freno d’emergenza e infine X ci permette di utilizzare la Nitro a tutta velocità. Il sistema di guida di No More Heroes 3 non è dei migliori ma fa il suo dovere anche se all’inizio potreste cadere più volte del dovuto. Non arrenderti e anzi, impara a padroneggiarla che dovrai disputare anche delle gare.
Lo scopo principale della mappa open world, come negli altri due capitoli principali, è quello di far guadagnare soldi a Travis attraverso una serie di missioni liberamente selezionabili. I soldi servono per accedere alle sfide principali con cui proseguire l’avventura. Ed è sempre dall’open world (in cui potrai orientarti con una pratica mini mappa) che potrai andare a casa. La nostra casa… che per l’occasione si è allargata e divisa in più piani (tre, compreso il laboratorio) collegati da un palo (stile Ghost Busters). E qui c’è un altro grosso problema del gioco: i caricamenti. Spostarsi dalla casa all’open world richiede spesso dei caricamenti troppo lunghi, così come entrare o uscire da negozi e missioni. Tutti questi caricamenti, seppur esteticamente simpatici, spezzano inevitabilmente il ritmo e speravamo di non trovarli in questa nuova edizione. In compenso, il gioco presenta sottotitoli in italiano e un ottimo doppiaggio in inglese. Presenti anche negozi con cui personalizzare Travis con alcune immancabili t-shirt e non solo. Presente anche il gattone Jeane che qui sfoggia una voce decisamente… singolare.
Grafica e sonoro
Graficamente No More Heroes 3 non è facile da valutare. L’estetica dei personaggi e alcune cut scene sono decisamente meravigliose e con una cura del dettaglio inaspettati. Il passaggio su console Microsoft ha giovato a una pulizia generale ma non tutto funziona come dovrebbe. Come detto, alcune feature caricano lentamente (anche durante i filmati), ci sono interi oggetti che appaiono in ritardo o sfocati, ci sono cali di frame rate e alcuni stili visivi spiccano meno di altri. C’è da dire che Suda51 ha ancora una volta tentato di mascherare alcune mancanze con trovate geniali come effetti visivi di vario genere, luci stroboscopiche e stili che mutano continuamente. Già solo tutte queste trovate riescono a far perdonare parte delle pecche che, inevitabilmente, affliggono l’esperienza.
Il sonoro fa il suo dovere quasi alla perfezione. Ci sono tracce veramente orecchiabili, graditi ritorni (che i fan di vecchia data riconosceranno subito), un doppiaggio ancora una volta ben riuscito ed effetti ben implementati.