Già dal suo annuncio, No Rest for the Wicked aveva suscitato tantissimo interesse sia tra i giocatori che tra la stampa, questo non per qualche idea particolare di gameplay e neanche perché si tratta di un simil souls-like, genere che pian piano sta raccogliendo sempre più appassionati tra le sue fila, ma perché il team dietro lo sviluppo del gioco è Moon Studios. Si, il papà di Ori. Ovviamente un cambio di direzione così repentino, soprattutto dopo il successo di entrambi i capitoli di Ori, ha lasciato sorpresi tutti, nessuno escluso, ma al tempo stesso ha anche aumentato a dismisura la curiosità per questo nuovo progetto. Abbiamo avuto la possibilità di provare la versione in accesso anticipato di No Rest for the Wicked, e possiamo tranquillamente affermare che Moon Studios ha stile da vendere.
No Rest for the Wicked: inizia il nostro cupo viaggio
Dopo aver modificato il nostro personaggio tramite un editor striminzito, il quale fa già denotare una direzione artistica precisa e particolare, saremo pronti a imparare le basi del gioco tramite l’apposito tutorial, inglobato nelle fasi iniziali del gioco. Ci troveremo in viaggio su un’imbarcazione nella quale aleggia una brutta aria, sarà per la tempesta in arrivo o per la presenza della “nostra gente” a bordo, fatto sta che, una volta sbrigate futili faccende (tutorial), andremo a riposare e verremo bruscamente risvegliati dal fragore della battaglia nell’imperversare della tempesta.
Già in questa sequenza iniziale di No Rest for the Wicked si può ammirare la mano di Moon Studios: combattere durante la tempesta, con la nave che viene strattonata dalle onde, tentando di resistere all’assalto nemico mentre combatteremo per la nostra vita, sarà tanto artisticamente ispirato quanto brutale. Alla fine la tempesta avrà la meglio sulla nostra imbarcazione, facendoci naufragare su quella che doveva essere la nostra destinazione finale, l‘Isola Sacra.
Al nostro risveglio avremo la felice sorpresa di essere ancora vivi, e le brutte di aver perso qualsivoglia equipaggiamento e che l’Isola è affetta da una strana piaga. Così inizieremo a muovere i nostri passi, in una mappa che si lascia esplorare liberamente senza restrizioni particolari, e andremo in cerca di qualsiasi cosa possa servire da arma, consumabile o equipaggiamento in generale. A discapito del poco equipaggiamento però, già dalle primissime fasi i nemici saranno parecchi e agguerriti.
Le armi e gli equipaggiamenti di No Rest for the Wicked
Le armi che potremo trovare e conseguentemente utilizzare saranno molteplici, e adottano un sistema di peso già visto in altri titoli. Ogni tipologia di arma avrà delle proprie combo o pattern di attacco totalmente differenti l’una dall’altra, e il peso andrà a influire sia sulla velocità degli attacchi che sui movimenti del protagonista.
Spadoni dai colpi poderosi ma lentissimi oppure attacchi rapidi ma deboli? Questo è solo uno degli esempi possibili in No Rest for the Wicked. Contando poi che le armi hanno delle abilità particolari, che il peso, come detto prima, influenzerà la nostra energia, velocità e manovre evasive, i fattori da tenere in considerazione per trovare il nostro stile di combattimento preferito o più adatto alla situazione, sono davvero tanti.
Ci sono gli immancabili equipaggiamenti difensivi, che aumenteranno la nostra capacità di sopravvivenza ai tanti pericoli dell’Isola Sacra, e un sistema di sviluppo del personaggio che ci permetterà di impostare manualmente alcuni parametri. Niente che si discosti dai canoni del genere, ma il tutto funziona molto bene.
Un souls-like a metà
No Rest for the Wicked non si ispira solamente ai souls, anzi, tirate le dovute somme, i fattori simili a questo genere sono pochi e sostanzialmente tutti connessi al sistema di combattimento. L’anima del nuovo titolo di Moon Studios è quella dell’action RPG, ma nei combattimenti non potremo gettarci a testa bassa menando colpi come non ci fosse un domani, perché quest’azione avrebbe un unico esito, quello della nostra dipartita.
Sarà obbligatorio capire quando attaccare, studiare i tempi dei nemici, i pattern delle nostre armi e abilità e mettere tutto insieme per avere la meglio, ricordandoci anche di sfruttare al massimo le nostre manovre difensive ed evasive, il tutto tenendo sempre sotto controllo la barra dell’energia. Non bisogna però credere che No Rest for the Wicked sia estremamente punitivo: i boss che ci siamo trovati ad affrontare lo hanno dimostrato, e anche morire ci farà comparire all’ultimo checkpoint visitato, senza perdite di alcun genere.
Arrivati nella prima città del gioco, siamo stati sommersi di cose da fare, nuovi incarichi, negozi e altro, facendo bene sperare per la release finale del gioco. Se queste sono le premesse, il No Rest for the Wicked ci offrirà tantissime ore di gioco.
Tecnicamente Ori
Senza girarci intorno, No Rest for the Wicked colpisce tantissimo dal punto di vista grafico, non nel senso di potenza pura, ma per il suo livello artistico di altissimo spessore e sempre ispirato, fattore che dono al gioco un senso di mondo costruito credibile e tanta immersività.
Il tutto va a braccetto con un comparto sonoro molto ben riuscito, anche se, volendo azzardare un paragone un po’ forzato, l’abbiamo trovato inferiore a quello dei due capitoli di Ori, ma che non manca certo di regalare brani molto evocativi, dai toni epici.
Tecnicamente il titolo necessita di essere ottimizzato, perché allo stato attuale pesa tantissimo sull’hardware. No Rest for the Wicked è stato anche simpaticamente ribattezzato “No Rest for the GPU” proprio per questa attuale scarsa ottimizzazione. Abbiamo avuto modo di provare il gioco anche su Steam Deck e, a parte qualche calo di FPS nei filmati, l’esperienza di gioco complessiva è molto godibile.