Il franchise di Prince of Persia ha vissuto il massimo splendore nel corso della trilogia delle sabbie: ai tempi della PlayStation 2, Ubisoft si adoperò per proporre nuovi titoli dell’IP con grafica tridimensionale andando a sradicare le origini dei giochi del Principe dopo averne acquisiti i diritti. Il primo risultato fu Le Sabbie del Tempo, un capitolo importante per la serie che diede inizio a un nuovo corso sia in termini di gameplay che per quanto concerne la struttura narrativa.
Le Sabbie del Tempo ebbe un successo tale da non poter realizzare un sequel che andasse a mettere altra carne sul fuoco circa le sabbie e i loro poteri temporali. Nel 2004 viene pubblicato Prince of Persia: Spirito Guerriero, un titolo che, secondo molti appassionati, riuscì addirittura a superare il suo predecessore.
In occasione del novantanovesimo appuntamento con Old But Gold, abbiamo scelto di trattare Prince of Persia: Spirito Guerriero, il secondo capitolo della trilogia delle sabbie: non perdiamoci in chiacchiere ulteriori e partiamo per questo viaggio nel tempo!
Prince of Persia, come cambiare il proprio destino
Appena avviata una nuova partita, troviamo il Principe a bordo della sua nave: sono passati 7 anni dalle vicende di Azad, quando il nostro protagonista aprì accidentalmente le sabbie e rimediò alla tragedia riavvolgendo il tempo a prima del ritrovamento della clessidra. Tuttavia, il corso del destino non può essere mutato: il guardiano del tempo Dahaka è sulle tracce del Principe per ucciderlo, poiché la morte era nel suo fato.
Per sfuggire al proprio destino, il Principe salpa per l’Isola del Tempo, ovvero il luogo dove le sabbie vennero create: il suo piano è impedirne la creazione, cosi che il Dahaka non possa avere alcun motivo per ucciderlo. Ma il cammino del Principe è irto di pericoli: nessuno finora è riuscito a mutare il proprio destino.
La narrativa del gioco è di alto livello: la trama non è lineare, ma ricca di viaggi temporali tra passato e presente dell’Isola, le differenti timeline andranno ad arricchire di complessità una storia sicuramente affascinante e non priva di colpi di scena. Spirito Guerriero brilla particolarmente sotto questo punto di vista, specialmente se paragonato agli altri titoli della trilogia: tradimenti, alleanze, conseguenze catastrofiche e speranze vanno a intrecciarsi per creare quella che potrebbe essere la storia più complessa del franchise.
Gameplay che vince non si cambia
Sul fronte gameplay, Prince of Persia: Spirito Guerriero è un more of the same del primo capitolo, tuttavia sono presenti alcune piacevoli novità soprattutto per quanto riguarda il combat system: ora è possibile decapitare i nemici, disarmarli, lanciarli da un dirupo o equipaggiare una seconda arma ottenibile dal drop dei mostri. Le tipologie di nemici sono più varie in questo capitolo, quindi alcune creature andranno affrontate con delle tattiche uniche: tra quadrupedi, mostri veloci e bruti giganti, ce n’è per tutti i gusti.
Il parkour è rimasto praticamente invariato rispetto a Le Sabbie del Tempo, ciononostante alcune sezioni di platforming sono davvero complesse e daranno più di qualche grattacapo ai giocatori meno avvezzi al genere: è possibile camminare sui muri in lungo e in largo, saltare o arrampicarsi su sporgenze e corde. L’Isola del Tempo è costernata di trappole, quindi sarà meglio pensarci due volte prima di gettarsi da un precipizio sperando in un atterraggio morbido.
All’interno delle mura del castello sono presenti dei luoghi segreti che nascondono alcune ricompense: è possibile trovare dei power up della barra vitale seguendo alcuni percorsi ben celati (e zeppi di trappole). Nel caso il giocatore riuscisse a trovare tutti i potenziamenti in una singola partita, otterrà la Spada dell’Acqua, l’arma più forte di tutto il gioco. Inoltre, possedendo questa spada la bossfight finale cambierà e si sbloccherà il finale segreto, fornendo nuovi spunti narrativi.
Il gameplay di Prince of Persia: Spirito Guerriero è molto derivativo, ma rimane divertente: rimossa qualche meccanica del suo prequel che mutilava le scelte di gameplay del giocatore (come ad esempio l’obbligo di trafiggere i nemici con il Pugnale del Tempo o il dover uccidere necessariamente tutti i nemici dell’area per proseguire) e ampliato il combat system, il risultato è solido e compatto.
Il cambiamento di toni e ambientazione
Per quanto concerne il comparto grafico, Spirito Guerriero gode di un impatto visivo davvero sbalorditivo per l’epoca. Le ambientazioni di gioco sono state realizzate con molta cura, come il modus operandi di Ubisoft predilige da generazioni: a differenza degli altri titoli del franchise, questo capitolo assume dei toni più dark, a partire dal restyling del Principe fino ad arrivare alle architetture meno fiabesche. Una scelta stilistica che non piacque a tutti gli appassionati, ma che non mette in dubbio la riuscita delle aree di gioco: Spirito Guerriero offre degli squarci panoramici che trasudano bellezza, specialmente nelle zone all’aperto.
Anche la colonna sonora è stata radicalmente modificata: la soundtrack di Prince of Persia: Spirito Guerriero è prettamente heavy metal e soltanto in alcune tonalità e suoni si riesce ancora a carpire le atmosfere orientali che hanno contraddistinto i capitoli del franchise. Stuart Chatwood, musicista principale della serie, ha composto i brani insieme a Inon Zur, compositore storico dell’industria videoludica che ha lavorato alla colonna sonora di Dragon Age: Origins e Fallout 4. Il prodotto finale è sicuramente di pregevole fattura, ma dalle sonorità meno caratteristiche se consideriamo gli standard della serie.
In conclusione
Prince of Persia: Spirito Guerriero è un titolo che ha fatto la storia ed è rimasto inamovibile nel cuore dei fan della saga: il secondo capitolo della trilogia delle sabbie è nel complesso quello più completo, capace di offrire un buon gameplay e ottima trama senza snaturare l’anima della serie.
Nonostante la continua sensazione di more of the same il titolo è divertente da giocare e gode di un buon bilanciamento tra sezioni di enigmi, combattimenti e platforming: forse, l’unico difetto tangibile è da ricercare in un doppiaggio italiano non sempre perfetto.
Tra pochi mesi, Ubisoft pubblicherà Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo Remake: la speranza di molti fan è che, dopo aver riproposto il primo capitolo, il publisher transalpino lavori al rifacimento di uno dei titoli più amati dei primi anni duemila.