Quello di Oddworld è uno dei franchise più emblematici della prima PlayStation: grazie a una sfilza di titolo di ottima fattura e alle caratteristiche atmosfere di gioco, Abe rappresenta una vera e propria pietra miliare della storia del medium.
Dopo aver passato molti anni in stagnamento l’IP è tornata in auge grazie a Oddworld: New ‘n’ Tasty, il remake di Abe’s Oddysee, il primo capitolo della serie che fece innamorare milioni di appassionati del genere puzzle game.
Tuttavia, il desiderio irrealizzato degli sviluppatori restava quello di pubblicare un reboot narrativo del secondo capitolo della saga, Abe’s Exoddus: il director Lorne Lanning ha confermato a più riprese che lo sviluppo di quel titolo sia stato particolarmente travagliato e il prodotto finale non rispecchia le aspettative del team.
Grazie al rilancio del franchise e all’ascendente popolarità dei remake nell’ultima generazione, Lanning ha potuto realizzare ciò che desiderava: Oddworld: Soulstorm è a tutti gli effetti un rifacimento di Abe’s Exoddus, ma pieno di reinterpretazioni di trama e game design. Il fatto che il remake sia stato diretto da Lanning e altre figure che hanno sviluppato il titolo originale pubblicato nel 1998, rappresenta una delle vicende più romantiche del videoludo.
Ma com’è Oddworld: Soulstorm? Riesce a raggiungere gli standard qualitativi che il blasone di questa serie merita? Come si comporta il gioco su console di nuova generazione? Scoprilo insieme a noi, con la recensione del nostro provato su PlayStation 5 di Oddworld: Soulstorm!
“Abe, presto tutta Oddworld ti conoscerà!”
La trama di Soulstorm si colloca come sequel di New ‘n’ Tasty: già dai primi filmati di gioco possiamo riconoscere alcuni personaggi del titolo precedente come Alf, il mudokon conosciuto nell’espansione “Alf’s Escape”.
Dopo aver liberato i mudokon schiavi dalle grinfie dei glukkon, Abe viene idolatrato dalla sua specie, la quale vive nel sottofondo del mondo per non essere scoperta dal cartello di Magog e Molluck, antagonista del capitolo precedente. Tuttavia, il nostro eroe scopre che il suo compito non è ancora terminato: Abe deve condurre la sua tribù alla salvezza e scoprire il mistero che si cela dietro la bibita Soulstorm.
La ricostruzione dei ragazzi di Oddworld Inhabitants comincia dall’impianto narrativo, questa volta più maturo e con un maggior numero di cinematiche a contestualizzare le vicende di gioco: il mondo di Oddworld è sempre stato caratterizzato da una forte denuncia alla società capitalista e in questo capitolo le tonalità più cupe donano enfasi alle scene chiave della storia, una scelta che personalmente ho apprezzato molto.
Se sei un veterano della saga, non disperare: non mancheranno i momenti di puro humor ad alleggerire il plot, come la serie predilige da tempo immemore. Il team di sviluppo è riuscito a trovare il giusto bilanciamento tra severità e leggerezza, rendendo la narrativa di gioco più completa di Abe’s Exoddus.
Un altro punto a favore del titolo lo si trova nella qualità delle cutscene: raramente ci si imbatte in una tale cura nel dettaglio, le cinematiche di Oddworld: Soulstorm non hanno nulla da invidiare a una produzione colossal dell’animazione cinematografica.
Anche se la narrazione non riesce a tenere il ritmo fino alle fasi finali del titolo, Soulstorm rappresenta uno step evolutivo del franchise per quanto riguarda l’esposizione della trama: nonostante i fan di vecchia data potranno giudicarne soggettivamente la storia, è evidente che questo capitolo rappresenti un punto di svolta e adattamento moderno delle avventure di Abe.
Gameplay svecchiato, ma non troppo
Il fulcro principale del gioco è sicuramente il gameplay: gli sviluppatori hanno puntato a un rimodernamento generale, assemblando delle meccaniche inedite a quelle già viste in New ‘n’ Tasty.
Menziono onorevolmente il level design di gioco: la varietà la fa da padrone in Oddworld: Soulstorm, grazie a livelli che si alternano con grande coscienziosità. I 15 stage che il gioco propone sono composti da salvataggi dei mudokon, fughe dai nemici in chiave stealth e fasi da platform puro.
Le sessioni più ingegnose sono sicuramente quelle relative al salvataggio dei nostri simili: il tutto consiste nel portare al sicuro dagli Slig nemici quanti più mudokon è possibile: la percentuale di creature che riesci a salvare influisce sul punteggio di fine livello e sul Quarma, suddiviso in positivo e negativo, il quale determina il voto di fine missione e il finale in cui il gioco ci indirizzerà.
Per quanto riguarda le novità introdotte dal lato ludico, il team ha deciso di approfondire la componente action del gioco senza scavalcare la parte strategica: a differenza di Abe’s Exoddus, il nostro mudokon preferito dispone di un inventario contenente diversi oggetti utili alla finalizzazione delle aree piene di slig armati fino ai denti.
Tra distillati infiammabili, bottiglie d’acqua per spegnere incendi e mine di prossimità, l’arsenale a disposizione di Abe diventerà presto indispensabile per riuscire a superare le fasi d’allerta nemiche. Ci tengo a specificare che il feeling del gioco resta fedele all’originale, anche con queste aggiunte a dir poco significative: nonostante l’inventario vasto servirà strategia per superare gli slig, specialmente nelle fasi con i mudokon da proteggere, rendendo ancora una volta la componente puzzle game la chiave di lettura necessaria per completare il gioco.
Ancora una volta, come da tradizione nei giochi di Oddworld, la difficoltà è decisamente stimolante: le avventure di Abe non vanno mai giocate in maniera passiva, e Soulstorm ne è la prova: riuscire a salvare l’80% dei mudokon in fuga in ogni livello è un’impresa che porta soddisfazione. Inoltre, con l’aggiunta di obiettivi secondari da completare, i fan più hardcore della saga troveranno pane per i loro denti.
Purtroppo, non mancano alcune note dolenti sul gameplay, che sono forse le più mutilanti tra i punti negativi di Oddworld: Soulstorm: nonostante i comandi siano stati svecchiati egregiamente rispetto a New ‘n’ Tasty, la legnosità di gioco resta comunque sfiancante.
Non è bastata l’implementazione del doppio salto per rendere il platform godibile: il movimento di Abe risulta essere sempre pesante e mal calibrato, e i difetti balzano all’occhio soprattutto nel corso delle interazioni con una sporgenza o una leva da tirare.
Il comparto tecnico non brilla particolarmente
Per quanto concerne la grafica di gioco, Oddworld: Soulstorm è un prodotto di luci e ombre: nonostante le cutscene citate in precedenza siano ben realizzate, la grafica in game non fa gridare certamente al miracolo. Nel complesso, il titolo offre degli scorci godibili e suggestivi, ma è nella ricerca del dettaglio che troviamo qualche texture poco definita o modelli poligonali privi di minuzia tecnica.
Nonostante le musiche di gioco siano in target con gli altri capitoli della saga, la tracklist non eccelle e saranno poche le melodie che resteranno impresse nella memoria dei videogiocatori. Tutto sommato, si tratta comunque di una OST senza infamia né lode, che funge da tappeto musicale poco invasivo nelle sessioni più ragionate.
Purtroppo, i punti sfavorevoli arrivano nella stabilità generale del titolo: le collisioni contro oggetti o elementi che vanno a comporre lo scenario del livello sono poco curate e, nel corso della mia partita, non poche volte mi è capitato di teletrasportarmi su di una sporgenza più in alto dopo essermi scontrato contro una mina di prossimità. Nulla che un bug fixes generale non possa sistemare, ma la situazione attuale rende il tutto frustrante.
Per quanto concerne la solidità del titolo su PlayStation 4, gli sviluppatori ci segnalano che i giocatori potrebbero incappare in alcuni bug dove Abe cadrebbe all’infinito qualora alcune animazioni, di salto, caduta o morte, venissero interrotte.
Inoltre, arrivato al livello 10 del gioco, potresti riscontrare un bug che potrebbe far crashare il software: nonostante questi due errori dovrebbero verificarsi raramente e non corromperebbero in alcun modo i dati di salvataggio, il team ci tiene a precisare che è in arrivo una patch mirata a limare queste sbavature tecniche.
Come si comporta Oddworld: Soulstorm su PlayStation 5?
La versione per PlayStation 5 di Oddworld: Soulstorm differisce totalmente da quella per PS4, ancorata ai 1080p e 30fps: sull’hardware di nuova generazione di Sony troviamo delle prestazioni senza compromessi, con 1440p nativi e 60 frame per secondo.
Nonostante le premesse, i 60fps sono parzialmente stabili: i cali di framerate più sensibili si verificano quando una massiccia presenza di mudokon è presente sullo schermo o nelle fasi con un gran numero di effetti particellari, talvolta anche quando semplicemente passiamo dal checkpoint.
Per quanto riguarda il supporto al DualSense, gli sviluppatori hanno svolto un buon lavoro. Grazie al feedback aptico, è possibile percepire l’intensità dei passi di Abe in base a come ci si muove: nel caso il nostro protagonista stesse correndo, le pulsazioni del controller saranno più intense rispetto a quando Abe si muoverà furtivamente.
Grazie ai trigger adattivi, potremo percepire una pressione differenziata dei tasti L2 e R2 nel caso ci trovassimo a lanciare degli oggetti o cantare per utilizzare la sfera del Ch’i.
Sebbene siamo ancora lontani dalle magie di Astro’s Playroom, possiamo dire che Oddworld: Soulstorm sfrutta bene le funzionalità del DualSense, soprattutto se consideriamo la natura cross-gen del titolo.
In conclusione
Oddworld: Soulstorm è il degno successore di New ‘n’ Tasty, e rappresenta un punto di svolta per la serie grazie alla narrativa più presente che mai e a un gameplay improntato come da tradizione sulla strategia, ma con l’aggiunta di una componente action maggiormente evidenziata.
Nonostante i suoi pregi, il titolo deve far conto con alcune pecche che gli impediscono di elevarsi e ottenere un voto molto più alto della sufficienza piena: le meccaniche platform hanno effettivamente subito un processo di svecchiamento se paragonate agli standard del franchise, ma siamo ancora lontani dal poter giocare con una mobilità fluida e precisa.
Come se non bastasse, il gioco non gode di una stabilità tecnica opportuna e attualmente possiede un framerate ballerino, collisioni rivedibili e un’intelligenza artificiale nemica non proprio performante.
La durata della campagna principale si attesta attorno alle venti ore, ma la longevità si alza vorticosamente nel caso il giocatore volesse ottenere tutti i finali presenti nel gioco: nonostante le nuove aggiunte al gameplay, credo che i vecchi fan di Oddworld apprezzeranno pienamente anche questo sequel reboot.
Consiglio ai neofiti del franchise di valutare bene l’acquisto del gioco prima di cimentarsi in quest’avventura, poiché si tratta decisamente di una tipologia di puzzle game atipica: invece, nel caso fossi un fan navigato e volessi acquistare Oddworld: Soulstorm in fisico, ti ricordo che la versione retail del gioco sarà disponibile nei negozi a partire dal 6 luglio.