Partito con una campagna su Kickstarter nel 2017, Okinawa Rush si è fatto attendere non poco, ma il risultato finale ha dimostrato che ne è valsa la pena. Il beat’em up sviluppato dal piccolissimo studio indie Sokaikan ltd, con sede nel Regno Unito, è veramente un ritorno agli arcade anni ‘90, ovviamente con alcuni accorgimenti per essere al passo con i tempi, con alcuni aspetti critici che ricordano la macchinosità dei titoli dell’epoca, che analizzeremo nel corso della recensione.
Comunque, posso già dire che i pregi superano di gran lunga i difetti; Okinawa Rush è pura azione e botte da orbi con un gameplay dinamico e ricco di contenuti (soprattutto nascosti) che spingono l’asticella del divertimento e della sfida verso vette altissime.
Il titolo presenta un level design delle mappe ottimo, arzigogolate al punto giusto con segreti nascosti proprio come ci si aspetta in questo tipo di titoli, che ci spingerà a riprendere Okinawa Rush non solo per migliorare il nostro punteggio, ma per sviscerarlo e scoprirne ogni mistero.
Ma entriamo nel dettaglio della recensione di Okinawa Rush, provato su PlayStation 4, per scoprire tutto ciò che ha da offrire il piccolo gioiello di Sokaikan.
Tre storie in una
Come si evince dal titolo, in Okinawa Rush avremo tre linee di trama differenti che convergono nello stesso punto: sconfiggere lo spietato clan della Mantide Nera. Ognuno dei tre personaggi, Hiro, Meilin e Shin, avrà il suo buon motivo che lo porterà a scontrarsi con il succitato clan, anche se i primi due (per essere sincero) hanno motivazioni molto più solide rispetto al monaco guerriero Shin.
La storia, anche se breve e semplice, e calcolando il fatto che non sia il tratto principale di questo tipo di titoli, è comunque ben scritta e avvincente. Le scene d’intermezzo sono veramente ben realizzate, con un doppiaggio inglese inaspettatamente ben fatto, rendendo il racconto piacevole e coinvolgente.
Come se non bastasse, avendo a disposizione tre eroi tra cui scegliere per affrontare l’avventura, ognuno di essi ha tre finali diversi: cattivo, neutro e buono; per un totale di ben nove finali, ognuno originale e coerente e che richiede un certo impegno per portarli tutti a termine.
Come finirà la nostra avventura dipenderà da alcune specifiche azioni che compiremo lungo il percorso, il quale si articola in 5 stage ben caratterizzati e diversificati tra di loro al cui interno non dovremo solo massacrare nemici, ma anche impegnarci per trovare segreti nascosti in giro per le mappe, elemento tipico dei giochi di questo genere, per poter aumentare il proprio punteggio, il quale verrà inserito all’interno di una classifica online.
Alla fine di ogni stage ci verrà dato il classico voto, dove “S+” rappresenta il massimo, e che dipenderà da diversi fattori, molti dei quali si scopriranno a mano a mano che si farà pratica con il titolo. Capire come aumentare il proprio punteggio è uno degli aspetti fondamentali nei titoli come Okinawa Rush, il quale ci porterà più volte ad avviare il gioco, aumentando di conseguenza la sua rigiocabilità.
L’intera storia, inoltre, sarà possibile affrontarla anche in cooperativa, ma solo in locale per ora, con la speranza che in futuro possano aggiungere la possibilità di giocarla online. In più è possibile approcciarsi al titolo di Sokaikan anche con la modalità arcade, nella quale il nostro nemico principale sarà il tempo per concludere ogni stage.
Possiamo dire quindi che la trama è un ottimo contorno per quello che è il vero piatto principale di Okinawa Rush e cioè il gameplay, frenetico, aggressivo e veramente soddisfacente.
In Okinawa Rush il joypad prenderà fuoco
Iniziamo col dire che ognuno dei tre protagonisti avrà un proprio stile di combattimento. Hiro, maestro di arti marziali è il più potente parlando di forza nuda e cruda, ma più lento rispetto agli altri due. Meilin, invece, ha dalla sua proprio la rapidità e potremo definirla una kunoichi (vale a dire un ninja di sesso femminile), il cui stile di combattimento è agile e scattante. Per finire abbiamo Shin, il più bilanciato del trio. Ognuno di essi avrà un moveset unico, mosse speciali comprese, rendendo l’esperienza in un certo modo diversa.
Okinawa Rush non darà spazio ai convenevoli e ti butterà immediatamente nella mischia, dopo un breve prologo che funge da tutorial e che è ben integrato nella trama di gioco. Già dal primo stage si noterà subito la natura platform di Okinawa Rush, ben mixata con combattimenti all’ultimo sangue contro orde di nemici.
Il feedback e l’immediatezza dei colpi inferti agli avversari sono elettrizzanti e ci faranno provare grande soddisfazione. Calci, pugni e mosse speciali si susseguono in combo spettacolari, e il risultato di quest’ultime dipenderà molto dalla precisione con cui premeremo i tasti, degno di un picchiaduro come Mortal Kombat, con cui Okinawa Rush ha in comune anche un gore ben pronunciato (che può comunque essere disattivato dal menù).
Oltre ai colpi all’arma bianca, potremo fare uso anche di armi tipiche delle arti marziali, come bastoni, nunchaku e katana, estremamente efficaci (praticamente overpower), ma che consiglio di usare con cautela per via di alcuni segreti sbloccabili, molto utili soprattutto se vorremo giocare in modalità arcade, dove il punteggio finale sarà quello che conta. In più, sarà possibile usare anche alcuni elementi dello scenario per fare incetta di nemici in un colpo solo.
Soprattutto con quest’ultima modalità, la frenesia di Okinawa Rush tocca livelli altissimi, ma comunque sempre ben bilanciata al livello di difficoltà scelta. Questa seguirà l’ordine dei gradi usato nelle arti marziali con le cinture. Perciò potrai partire dal livello più basso, che corrisponde alla “cintura bianca”, e a seguire gialla, verde e così via fino al quinto dan e la difficoltà definitiva: Incubo.
Ogni personaggio avrà una sua barra della vita (verde) e una della stamina (rossa), rappresentata con delle sfere rosse, che servirà solamente per effettuare le mosse speciali. Alcune consumeranno una sfera, altre la consumeranno del tutto e potrà essere ricaricata o attraverso la parata o recuperando pozioni disseminate nella mappa di gioco. Importantissimo sarà dosare le risorse che troveremo, perché la sconfitta è sempre dietro l’angolo.
Difatti il numero di nemici sarà soverchiante e anche vari tra loro: affronteremo ninja ombra, samurai, kunoichi, maestri assassini, tengu e altri demoni della cultura nipponica e ognuno di essi ha attacchi specifici e unici. Lo stesso si può dire per le boss-fight alla fine di ogni livello, ben curate, difficili al punto giusto e uniche.
Oltre al combattimento, in Okinawa Rush è stata prestata molta attenzione anche nella parte di costruzione del personaggio. Gli eroi, infatti, per essere pronti ad affrontare le orde di nemici, avranno bisogno di allenarsi per tenersi in forma. Avrai quindi la possibilità di usare il dojo per migliorare forza, difesa e velocità, attraverso delle semplici sessioni al cui termine si otterranno dei premi in denaro (ovviamente ottenibile anche in game, come si confà al genere) utile da spendere dal mercante.
Inoltre i ragazzi di Sokaikan non hanno tralasciato veramente nulla, inserendo anche delle sessioni di allenamento dei kata (型), vale a dire dei movimenti codificati che rappresentano varie tecniche di combattimento in modo da evidenziarne i principi fondanti e le opportunità di esecuzione ottimali (spazio, tempo e velocità), diverso per ogni eroe.
La figura del mercante, oltre a essere integrata perfettamente a livello di trama, ci servirà soprattutto per acquistare oggetti per il dojo e amuleti. Gli oggetti, se messi in un ordine preciso e usandone determinati, ci garantiranno dei boost che aumenteranno le nostre caratteristiche. Lo stesso effetto lo faranno gli amuleti. Una piccola componente GDR potremmo dire, la cui pecca è l’estrema macchinosità di questo procedimento, del tutto casuale, che comporterà dei momenti non brevi in cui dovremo entrare e uscire dal menù del mercante o del dojo finché non troveremo l’oggetto o la combinazione corretta.
È proprio questo il difetto maggiore di Okinawa Rush, ovvero il suo non essere propriamente user-friendly, con alcune meccaniche che si impiega un po’ a masticare prima di capirne effettivamente l’utilizzo, ma comunque tollerabile.
Pixelart marziale
Avvii Okinawa Rush e la prima cosa che ti viene da pensare è di aver fatto un viaggio nel tempo e di essere tornato davanti a un cabinato di una sala giochi degli anni ‘90. Lo stile grafico del titolo è ispirato fortemente ai giochi dell’epoca, anche se con un livello di dettaglio maggiore rispetto al passato, soprattutto a livello di fluidità e immediatezza dell’azione.
Ho notato un’estrema cura anche nella creazione dei fondali, tanto che alcune volte mi sono fermato ad ammirarli. I cinque stage, come accennato in precedenza, sono ognuno diverso dall’altro e ben caratterizzati, con anche nemici contestualizzati a seconda del bioma.
Il sonoro fa il suo lavoro, aggiungendo un ottimo feedback ai colpi inferti, per non parlare delle combo che fanno a pezzi i nemici, con tanto di suono di ossa rotte e carne maciullata che rendono fin troppo bene l’idea.
La colonna sonora non è memorabile, ma fa il suo dovere, rallentando e accelerando nei momenti necessari, ritmata al punto giusto per accompagnarci durante il nostro percorso di distruzione.
Nel corso della prova non ho riscontrato alcun bug di sorta, a parte qualche trascurabile glitch che non va ad inficiare l’esperienza di gioco in Okinawa Rush.