Nel lontano 2001 usciva in Giappone e in Nord America Silent Hill 2, un vero masterpiece dell’horror di cui ti abbiamo parlato nella puntata 57 della rubrica. Soltanto due anni dopo il Team Silent partorì un’altra gemma della saga, Silent Hill 3, un prodotto che confermò l’alto livello raggiunto con il capitolo precedente. A grandi linee Silent Hill 3 è come un sequel more of the same; apporta sì delle piccole migliorie, ma nel bene e nel male si rivela fin dai primi minuti un prodotto familiare per chi ha giocato il prequel.
La differenza maggiore che Silent Hill 3 apportava rispetto al suo predecessore è da ricercarsi nella sua narrativa, caratterizzata da una tendenza alla spiegazione invece che al simbolismo, e a un comparto tecnico di alto livello. Vediamo insieme di che si tratta!
Silent Hill 3 sapeva come essere spaventoso
Sono passati diciassette anni dagli eventi del primo capitolo e Harry Mason ha cresciuto come fosse sua la bambina che l’Incubatore le diede alla fine del primo gioco: in Silent Hill 3, Heather Mason, questo il nuovo nome di quella sfortunata bambina (Cheryl Mason), è finalmente diventata un’adolescente.
Tutto inizia in un giorno qualsiasi, in cui Heather va a fare delle commissioni per conto di suo padre in un centro commerciale. Qui viene intercettata da un investigatore privato di nome Douglas, che la spaventa dicendole di avere importanti informazioni sul suo passato. La ragazza, agitata dallo strano incontro, esce di corsa dall’edificio. Una volta rientrata la giovane protagonista si accorgerà subito che c’è qualcosa che non va. Nel centro commerciale, d’improvviso, non c’è più anima viva e al posto del brusìo della folla ci sono solo rumori piuttosto inquietanti…
Dopo essersi districata dai primi enigmi, Heather farà la conoscenza di Claudia, una sorta di Dahlia Gillespie, che fin dal loro primo incontro le accennerà alla nascita del paradiso in terra voluto dal culto e di come sarà proprio lei a portarlo. Colpita da un fortissimo mal di testa, Heather vedrà di allontanarsi da quella donna inquietante, dirigendosi così all’uscita dell’edificio. Scesa al piano terra con l’ascensore, all’apertura delle porte si ritroverà davanti allo stesso inferno in cui si sono dovuti barcamenare tutti gli altri protagonisti della serie: l’Otherworld.
Dopo aver ucciso un vermone gigante, il boss della zona, il centro commerciale tornerà alla normalità. Tormentata nuovamente in metropolitana dall’investigatore Douglas, che si rivelerà poi essere stato assunto dalla stessa Claudia, Heather dovrà affrontare l’Otherworld altre due volte prima di riuscire a tornare a casa, sia in metro che in un cantiere lì vicino, in cui farà la conoscenza di un altro cultista di nome Vincent. A casa, però, non ci saranno ad aspettarla buone notizie, visto che troverà il cadavere del padre Harry Mason.
Heather segue le tracce di sangue sul pavimento che la conducono sul tetto. Ad attenderla, insieme ad un mostro terrificante, c’è Claudia che spiega ad Heather i motivi per cui ha ordinato a quell’aberrazione di uccidere suo padre; in primis perché 17 anni prima questi aveva mandato in fumo i piani della setta, ma anche per risvegliare l’odio sopito dentro di lei. La folle donna dice ad Heather di raggiungerla a Silent Hill, per poi lasciarla sola con il mostro.
Una volta uccisa la folle creatura, la protagonista tornerà nell’appartamento dove troverà Douglas ad aspettarla. L’uomo, sentendosi responsabile dell’accaduto, asseconderà il desiderio di Heather di uccidere Claudia, nonostante non lo condivida. L’uomo la accompagnerà così Silent Hill donandole anche il taccuino del padre, in cui racconta cosa accadde 17 anni prima. A questo punto i due si dividono, con Heather alla ricerca di Claudia Wolf e con Douglas alla ricerca del padre di lei, Leonard Wolf.
Con il ritorno del quarto capitolo su PC, riteniamo possibile l’arrivo del terzo e per questo eviteremo di andare avanti con la narrazione della trama, così da evitare possibili spoiler. Questo capitolo al momento è giocabile solo in modo poco raccomandabile su PC o grazie alla collection disponibile su PlayStation 3.
Cavallo che vince non si cambia!
Se la trama torna come quella del primo capitolo, forse anche per via del fatto che è ad essa direttamente collegata, il gameplay invece rimane privo di sostanziali differenze, almeno da quello visto in Silent Hill 2. Questo però non significa che non ci siano stati miglioramenti o piccole aggiunte: anche se i comandi rimangono perlopiù i medesimi, in Silent Hill 3 è stata aggiunta la possibilità di pararsi dai colpi dei mostri. Grazie a un grande miglioramento delle animazioni i controlli risultano molto più reattivi che nel prequel, un aspetto che, se da una parte diminuisce di un filo l’ansia, rende infinitamente meno frustrante il titolo pad alla mano!
Anche se la struttura del gioco è rimasta pressoché identica, con un avanzamento scandito dall’avvicendarsi di risoluzioni di enigmi, il Team Silent riuscì a migliorare praticamente qualsiasi aspetto del gameplay; per fare un esempio, oltre alla migliorata reattività della protagonista, vennero migliorati elementi fondamentali come la varietà di armi e mostri. Una piccola chicca del terzo capitolo fu quella di tarare la difficoltà degli enigmi in base alla difficoltà scelta all’inizio del gioco.
Se Silent Hill 2 rimane una spanna sopra al sequel per la genialità della trama e del simbolismo ad essa collegata, Silent Hill 3 rimane migliore in tutto il resto. Il comparto tecnico in effetti per l’epoca poteva dirsi piuttosto all’avanguardia, con modelli e animazioni che per facevano quasi gridare al miracolo.
Anche le texture degli ambienti risultano migliorate rispetto al secondo capitolo, così come la varietà e la cura dei luoghi. Il maggior numero dei nemici non ha poi minimamente inficiato sulla loro qualità, che invece sono diventati ancora più terrificanti e curati nei dettagli. Da questo processo di miglioramento ne hanno giovato anche i boss, che nonostante non siano riusciti a diventare iconici come Pyramid Head, vantano ancora oggi una grande qualità. Il sistema di illuminazione utilizzato in Silent Hill 3 è lo stesso del due e anche qui riesce perfettamente nella sua missione.
Il comparto audio si conferma allo stesso livello di quello tecnico, con gli stessi suoni di Silent Hill 2 a dare continuità alla saga e con le musiche a cura di Akira Yamaoka, lo stesso compositore del secondo episodio. Nonostante il livello qualitativo sia simile, riteniamo che quelle del secondo episodio siano un gradino superiori!
In sintesi, Silent Hill 3 è un altro capolavoro della saga di Konami, in grado di spaventare davvero e, all’epoca, di regalare un comparto tecnico raramente visto in quegli anni. Sicuramente, rimane meno iconico e geniale di Silent Hill 2 e apporta poche innovazioni alla serie. Se la mancanza di cambiamento all’epoca può essere giustamente sembrata un difetto, con il passare degli anni possiamo tranquillamente dire che non lo fosse; forse più del secondo capitolo, Silent Hill 3 ha il merito di aver cementato una formula che, benché sempre uguale, ha fatto la storia e il fascino di una saga storica come quella di Silent Hill.