Il franchise di Prince of Persia ha vissuto il massimo splendore nel corso della trilogia delle sabbie: ai tempi della PlayStation 2, Ubisoft si adoperò per proporre nuovi titoli dell’IP con grafica tridimensionale andando a sradicare le origini dei giochi del Principe dopo averne acquisiti i diritti. Il primo risultato fu Le Sabbie del Tempo, un capitolo importante per la serie che diede inizio a un nuovo corso sia in termini di gameplay che per quanto concerne la struttura narrativa.
Le Sabbie del Tempo ebbe un successo tale da non poter realizzare un sequel che andasse a mettere altra carne sul fuoco circa le sabbie e i loro poteri temporali. Nel 2004 viene pubblicato Prince of Persia: Spirito Guerriero, un titolo che, secondo molti appassionati, riuscì addirittura a superare il suo predecessore.
L’ultimo titolo della trilogia, I Due Troni, è una buona fine di un percorso che rappresenta il periodo di massimo splendore per il Principe: in occasione del centonovesimo appuntamento con Old But Gold, abbiamo scelto di trattare Prince of Persia: I Due troni, il terzo e ultimo capitolo della trilogia delle sabbie: non perdiamoci in chiacchiere ulteriori e partiamo per questo viaggio nel tempo!
Un ritorno catastrofico e vecchie conoscenze di Prince of Persia
PoP: I Due Troni riprende il filone narrativo direttamente dal finale segreto del capitolo precedente, ossia Spirito Guerriero: il Principe riesce a mutare il suo destino, salvare Kaileena e sconfiggere il Dahaka, il custode del tempo. Nella prima cutscenes troveremo il Principe e la bella Imperatrice del Tempo intenti a tornare nelle terre di Babilonia, città natale del nostro protagonista. Tuttavia, il suo ritorno non è andato come previsto: appena giunti al porto tramite nave, il Principe e Kaileena si accorgono che qualcuno ha invaso la città, ormai ridotta a fuoco e fiamme. La nave viene speronata e i due naufragano a riva, ma al suo risveglio il Principe scopre che Kaileena è stata rapita dalla stessa milizia che ha assaltato Babilonia.
Come se non bastasse, il Principe verrà a contatto con le Sabbie del Tempo, le quali filtreranno nel suo braccio dando vita a un mostro senziente che coesiste nel corpo del Principe stesso: nel corso della storia, il mostro di sabbia parlerà al Principe creando una dualità nel protagonista sempre più distorta e tangibile, al punto tale che le sabbie riusciranno a prendere il controllo del corpo a più riprese nel corso del gioco.
Sin da subito, la trama offre degli scorci interessanti e dei misteri da scoprire, specialmente sul gruppo che ha assalito la città e sul suo leader: il Principe ha fatto una promessa a Kaileena poco prima di entrare a Babilonia, ovvero che nessuno le avrebbe fatto del male. Appena questi vengono attaccati, il nostro eroe inizia ad avere sentimenti rabbiosi e di vendetta, ma si sente anche colpevole a causa della promessa non mantenuta: riuscirà a salvare Kaileena e se stesso dalla contaminazione delle Sabbie del Tempo?
Il Principe Oscuro, la nemesi del protagonista
Sul fronte del gameplay, è possibile notare la presenza di molte meccaniche cardine dei precedenti capitoli e nuove feature del combat system sin dalle prime battute di gioco: se da una parte il parkour e le sezioni platform sono rimaste pressappoco invariate, le novità più stuzzicanti arrivano proprio dai combattimenti, meno caotici e più strategici dovuti anche al numero dei nemici in netta minoranza, anche nelle aree più pregne di mostri.
Una delle scelte più innovative de I Due Troni passa proprio per le fasi stealth, introdotte in maniera inedita in questo nuovo capitolo di Prince of Persia: il gioco lascia la scelta al giocatore se approcciarsi in maniera più goliardica ai nemici che gli si pareranno davanti o fare piazza pulita in modo discreto e silenzioso. Anche in questo capitolo saranno disponibili i poteri temporali, una meccanica caratteristica della trilogia delle sabbie che consiste nel tornare indietro nel tempo ogni qualvolta il giocatore ne senta il desiderio.
Ritornano i puzzle ambientali, tanto amati dai fan del primo capitolo e parzialmente rimossi nel sequel: anche su questo punto di vista, possiamo considerare I Due Troni come un titolo ibrido dei suoi prequel, capace di prenderne i pregi di ambedue i giochi in maniera intelligente e ben studiata.
La rivoluzione principale però, passa per l’introduzione del Principe Oscuro, il mostro di sabbia che alberga all’interno del Principe e sua nemesi: in determinate sezioni di gioco, questo prenderà il comando della situazione modificando moveset del combat system, ora più brutali ed efficaci, e le sezioni platform grazie alla sua catena che funge da rampino. Attenzione però: il Principe Oscuro perde perennemente salute, e soltanto l’assorbimento delle sabbie può far recuperare i punti vita persi.
Tra un combattimento e l’altro, non mancheranno bossfight (seppure queste siano poche) e inseguimenti a cavallo, una simpatica aggiunta che rende il titolo più dinamico per rendere l’idea di spostarsi davvero in un regno tanto vasto quanto affascinante.
Un ritorno alle origini su ambientazioni e musiche
Per quanto concerne il comparto tecnico, Prince of Persia: I Due Troni iniziava a sentire il peso di un motore grafico obsoleto che era già vecchio prima della release di questo terzo capitolo: tuttavia, sul fronte del level design si è optato per un ritorno alle origini, prediligendo le atmosfere da mille e una notte a discapito della cupa Isola del Tempo che ha scenograficamente ospitato il Principe in Spirito Guerriero: personalmente, ho apprezzato parecchio la scelta di tornare a un level design orientaleggiante, decisamente più incalzante per i toni del franchise.
Nonostante l’età del motore grafico, il gioco offre degli scorci davvero interessanti, soprattutto per quanto riguarda la paesaggistica e il colpo d’impatto: purtroppo, non sono assenti dei vistosi cali di frame nelle scene più frenetiche.
La colonna sonora è stata realizzata magistralmente da Inon Zur e Stuart Chatwood, compositori storici della serie che hanno diretto ancora una volta comparto musicale di questo prodotto del franchise: anche sulle produzioni musicali è stato scelto un ritorno all’orientalità , dopo le musiche rock di Prince of Persia: Spirito Guerriero. Le musiche di gioco accompagnano egregiamente le nostre scorribande in giro per la Babilonia con ritmi incalzanti, seppur in maniera poco incisiva se paragonate agli altri titoli della trilogia delle sabbie.
In conclusione
Prince of Persia: I Due Troni è la degna conclusione della saga di massimo splendore del Principe: sul fronte del gameplay, il titolo è il più maturo della trilogia grazie a vecchie meccaniche di spicco del franchise e nuove aggiunte che hanno arricchito la giocosità di questo capitolo. Anche dal punto di vista della trama, questa sembra essere più graffiante rispetto al passato, dove non sempre la narrativa risultava essere sul pezzo: in conclusione, il giocatore appassionato della serie può trovare in questo titolo un buon more of the same del franchise, che conclude un periodo di onore e gloria per il Principe che difficilmente riuscirà a tornare con un tale smalto.
A marzo, Ubisoft pubblicherà Prince of Persia: Le Sabbie Del Tempo Remake: la speranza è che, dopo il rifacimento del primo capitolo, questo riesca a creare una nuova community composta da neofiti della saga e veterani appassionati, cosicché l’azienda transalpina possa creare un nuovo capitolo e dare inizio a nuove fantastiche epopee per il Principe di Persia.