Anno Domini 1996. Proprio il 6 dicembre di quello stesso anno, Sony sguinzaglia il cagnaccio più cool dell’universo videoludico: PaRappa the Rapper. Sbarcato in Europa soltanto l’anno successivo, nel settembre del 1997 per essere preciso, PaRappa the Rapper ha letteralmente sdoganato il genere musicale in occidente.
Stiamo parlando di un titolo nato dal team-up tra SCE Japan Studio (software-house nipponica sussidiaria di Sony) e NanaOn-Sha, che all’epoca aprì le porte a noi ingenui gamers d’oltreoceano verso capolavori del genere come il Beatmania e in generale il mondo Bemani. Nel caso fossi interessato al mondo dei rhythm game, in separata sede puoi consultare la nostra top 10 del genere.
Nonostante un curriculum di grande rispetto e la sua nomination come 3° gioco più importante della storia dal PlayStation Magazine inglese, PaRappa the Rapper continua a essere un titolo poco conosciuto, soprattutto per l’ultima generazione di videogiocatori. Non disperare, giovane gamer: c’è Old But Gold! Pronto a fare un salto intergenerazionale e tornare nell’epoca dell’amatissima PlayStation One, con questo dodicesimo appuntamento di OBG?
YOU GOTTA BELIEVE, PARAPPA THE RAPPER!
Lo stile grafico è sicuramente il fiore all’occhiello di PaRappa the Rapper. Ogni personaggio sembra letteralmente ritagliato da un foglio di carta e adattato in pixels per la mitica prima PlayStation. Il nostro bidimensionale protagonista non è il solo a popolare il cosmo variopinto di PaRappa the Rapper: oltre al cane-rapper saranno presenti dei sidekicks super-caricaturali. Katy Kat (la gattina color cobalto), PJ (l’orso) e soprattutto Sunny Funny, una margherita e motore dell’intera storyline del gioco. Lo scopo principale del gioco è infatti quello di assistere Parappa alle prese con alcune prove a colpi di rap, le quali agevoleranno la corsa del nostro protagonista verso l’amore di Sunny.
Tra cipolle maestre di kung-fu, galline chef e altri bizzarri personaggi, i sidekick presenti nel gioco insegneranno al nostro protagonista le vere potenzialità di un individuo se questo ripone piena fiducia nelle sue capacità: ogni sidekick corrisponde a uno stage per un totale di 6 livelli di gioco.
Il successo di PaRappa the Rapper è racchiuso nell’ingaggio amoroso con Sunny, in cui PaRappa rispecchia fedelmente il pensiero e l’atteggiamento dell’adolescente medio in piena tempesta ormonale. Per superare le asperità della vita non serve essere un supereroe, come insegna PaRappa: YOU GOTTA BELIEVE!
Tra beat, flow e tasti da premere
Il cane antropomorfo (seppure non al livello di leggende come Super Mario o Sonic) rimane un’icona del videogame del ventesimo secolo. Per quanto concerne il gameplay, PaRappa the Rapper tracciò le linee cardine del rythm game con la sua meccanica di gioco semplice, ma originale: una barra temporale posizionata in alto dove mostrare il pattern di pulsanti da premere a tempo. Insomma, la regola aurea di ogni videogioco musicale.
Come avrai potuto intuire dal titolo, le musiche degli scenari saranno prettamente hip hop, e ogni livello attingerà a un sottogenere diverso dagli altri: ce n’è davvero per tutti i gusti, dai beat da freestyle composti esclusivamente da rullante e cassa fino ad arrivare alle sonorità reggae.
Il punteggio di gioco si innalzerà ogni qualvolta premeremo il tasto corretto al momento giusto: lo scopo è quello di rappare nel miglior modo possibile arrivando a “cool”: nel caso il giocatore non riuscisse a premere i pulsanti del joypad nell’istante in cui è richiesto, dopo un po’ si arriverà al game over e sarà costretto a ripetere tutto il livello dall’inizio. Ricorda, “awful” equivale al game over.
PaRappa the Rapper non è un titolo che punta sulla longevità, ma sulla rigiocabilità: i livelli disponibili sono soltanto 6, ma raggiungendo il punteggio “cool” scopriremo alcune chicche come dei dialoghi inediti dei sidekicks, che lasceranno lo scenario e costringeranno PaRappa a cantare da solo. In questo caso, il giocatore dovrà spammare i tasti a tempo senza poter visualizzare il pattern di pulsanti: portare a casa un punteggio alto è meno facile di quel che si possa pensare. Non mancheranno inoltre le varianti d’orchestra delle musiche di gioco, giocabili tramite livello bonus.
In conclusione
La forbice di popolarità per PaRappa fra il Giappone e il resto del mondo è decisamente ampia. A Tokyo e dintorni spopola ancora oggi un ricco merchandising che in occidente non è mai decollato. Per ciò che concerne le opere realizzate con questa IP, PaRappa the Rapper annovera: il 2°capitolo uscito per PlayStation 2 (PaRappa the Rapper 2), un porting per PSP e uno spin-off per l’originale PlayStation chiamato Um Jammer Lammy. Da segnalare inoltre il rilascio di un anime di 26 episodi nel 1999 e la remastered in 4K pubblicata l’aprile del 2017 su PlayStation 4.
Nonostante sia un brand sbarcato su più medium e con numerosi capitoli videoludici rilasciati, il primo PaRappa The Rapper è l’opera che ha riscosso più successo dell’intero franchise, grazie all’innovazione tecnica che apportò nel suo periodo di uscita e alle sonorità divertenti e trascinanti.
Stiamo parlando di una vera e propria pietra miliare della storia dei videogiochi e capostipite della sdoganazione del rhythm game in occidente: PaRappa rimarrà impresso per sempre nelle memorie e nel cuore dei giocatori più nostalgici, che ne custodiscono gelosamente il ricordo e, ancora oggi, non faticano a canticchiare a memoria le canzoni più iconiche del gioco.