Negli anni in cui PlayStation 2 dominava il mercato videoludico e gli utenti trascorrevano ore davanti a titoli come Grand Theft Auto San Andreas, Need for Speed e altri, un piccolo club di aspiranti soldati trascorreva le proprie ore su Brothers in Arms. Uno dei titoli più apprezzati della saga è stato Brothers in Arms: Road to Hill 30, videogame sparatutto ambientato nel periodo della seconda guerra mondiale e che ha ispirato molti altri videogame che poi hanno fatto la storia.
Brothers in Arms come punto di riferimento
A prescindere da ciò che molti potrebbero pensare, la saga dei titoli sparatutto sviluppati da Gearbox e Ubisoft somigliava parecchio ai videogame appartenenti alla saga di Call of Duty e questo perché uno è sempre stato l’ispirazione dell’altro. Non è mai stata una guerra aperta come tra Sony e Microsoft per la console war, ma è ormai appurato che uno dei due è riuscito a vincere più battaglie dell’altro.
Tuttavia, Brothers in Arms, nel lontano 2005, ha fatto registrare importanti dati di vendita che hanno stimolato i team di sviluppo e Ubisoft ad investire delle cifre importanti sul progetto. Ad oggi c’è ancora qualche veterano da console che si diverte ad intraprendere il cammino verso la collina 30 con il sergente Matthew Baker e le emozioni (nonostante la qualità grafica) sono sempre le stesse. Sono diversi i titoli usciti qualche decade fa che ancora riescono a intrattenere i videogiocatori del passato, soprattutto quelli che hanno fatto la storia delle piattaforme videoludiche.
La cosa più interessante di Brothers in Arms: Road to Hill 30 era l’intelligenza artificiale implementata al suo interno, infatti su alcune riviste del 2005/2006 dedicate ai videogame veniva spesso citata come una delle migliori mai realizzate. Rispetto ad altri sparatutto, il titolo metteva il giocatore all’interno di situazioni non proprio semplici da gestire e il semplice colpo di fortuna, di solito, non aiutava ad uscirne vivi al primo tentativo.
Fedeltà grafica assoluta
Un ulteriore punto di forza che rende possibile l’inserimento di Brothers in Arms: Road to Hill 30 nella nostra rubrica Old But Gold riguarda il comparto grafico e il lavoro svolto dal team di sviluppo sullo stesso. Stando a delle dichiarazioni rilasciate all’epoca dal produttore Randy Pitchford, per la realizzazione delle ambientazioni in cui si sarebbero svolte le battaglie, lo staff è stato mandato sul luogo ad effettuare i dovuti rilievi e misurazioni. Tutto ciò è stato fatto con l’unico scopo di rendere il titolo quanto più realistico possibile, infatti, Randy stesso ha dichiarato che “Se un utente imparasse a memoria il gioco e le sue ambientazioni, potrebbe andare in Normandia e fare la guida turistica”.
Questa tipologia di lavoro sul comparto grafico, ha certamente comportato delle spese alquanto importanti per la realizzazione di Brothers in Arms: Road to Hill 30, ma l’intero progetto si è ripagato da solo a distanza di qualche mese dal rilascio sul mercato.
Gameplay estremamente complesso e realistico
L’aspetto più interessante, e forse anche quello più snervante, del gioco riguardava le difficoltà che diversi utenti riscontravano nel completare gli obbiettivi. Per portare a termine la missione principale era necessario completare diversi obiettivi come: conquistare un villaggio, distruggere delle postazioni di artiglieria e altro ancora, ma la vera difficoltà stava nel dover gestire due squadre dalle competenze totalmente diverse.
La squadra d’assalto e la squadra di fuoco erano composte da membri della propria unità e quando si passava al controllo di una si lasciava carta bianca all’intelligenza artificiale (impeccabile come detto qualche rigo più sopra). Tuttavia, ai livelli di difficoltà elevata risultava più complicato riuscire a completare gli obbiettivi, in quanto la stessa intelligenza artificiale che ci aiutava a gestire la seconda squadra, controllava le due squadre che dovevamo fronteggiare.
Non ho mai completato il titolo a difficoltà reale, in quanto non erano presenti check point e gli avversari sembrano quasi più scaltri di me. A quella difficoltà bisognava conoscere bene il territorio e riuscire a mettere l’avversario in difficoltà per poter avanzare visto che ogni morte ci portava all’inizio della partita. Insomma, per chi è riuscito a giocarlo sarà stato uno dei migliori titoli sparatutto mai provati ed è un videogame che negli anni seguire potrà sempre insegnare qualcosa ai nuovi Call of Duty o Battlefield.