A livello storico, il periodo che ha dato il via all’epoca d’oro degli FPS per come li conosciamo è sicuramente nei primi del 2000 dove, con l’approdo imminente della nuovissima sesta generazione, è cominciata la nascita di brand enormi quali Halo, Call of Duty e Battlefield. È in questo contesto che moltissime altre case di sviluppo hanno cavalcato l’onda del momento portando sul mercato una vagonata di sparatutto che, tra idee copiate o novità qua e là, risultavano giochi interessanti o titoli pessimi sotto vari punti di vista.
In questo Old But Gold ti parlerò di un titolo che si lega alla prima categoria, un FPS con grandi idee, che in qualche modo ha marchiato a fuoco ciò che da li in poi il genere, e alcuni titoli avrebbero offerto, ovvero Black.
Black, l’FPS che non ti aspetti
Figlio di un lungo sviluppo e di una grande attesa da parte del pubblico, Black esce nel 2006 su PlayStation 2 e Xbox. È un epoca segnata a livello videoludico dalla fine della sesta generazione, e va visto sicuramente come un canto del cigno del genere in questa generazione. Si tratta di uno sparatutto in prima persona story driven sviluppato da Criterion Games (i ragazzi di Burnout) e pubblicato da EA.
La trama si svolge in Europa orientale, mettendo il giocatore nei panni di un black ops, ovvero un sergente di prima classe di nome Jake Kellar che, durante un interrogatorio per crimini di guerra, racconta la maggior parte della storia a quattro giorni dopo l’inizio degli eventi. L’interrogatore, probabilmente un agente della CIA, gli pone domande su un’organizzazione denominata la Settima Ondata, responsabile di numerosi attentati, commercio d’armi e altri crimini.
Tra scontri a fuoco e atmosfere oscure
A livello di gameplay il gioco è un classicissimo FPS che segue tutti i crismi e la grammatica del genere con grande solidità, ma ciò che ha reso questo titolo una piccola perla unica nel suo genere è sicuramente l’impatto tecnico, grafico e di atmosfere che sono risultate una grande novità all’interno del genere. Prima di tutto va fatto un plauso a Criterion, perché sono riusciti a portare su console un vero e proprio miracolo a livello tecnico.
Si tratta infatti del miglior titolo dal punto di vista grafico che si possa trovare sulla sesta generazione e il tutto è ben congegnato con un audio che riproduce fedelmente sia le bocche da fuoco (che sono numerose), sia i suoni ambientali dei nemici.
Se a livello grafico e tecnico Black è ottimo, ciò che davvero lo rende speciale rispetto agli altri FPS usciti fino a quel momento, sono i toni e l’atmosfera. Prima di tutto si tratta di uno dei primissimi sparatutto ambientati in epoca moderna e che ha dato il via a questo filone (basti pensare che l’anno dopo sarebbe uscito il primo Modern Warfare) e che, a livello estetico riprende pienamente il proprio nome.
Nomen omen
L’ambientazione filorussa, i toni oscuri e a tinte quasi “horror” lascia completamente indispettito e lasciato a se stesso il giocatore, all’interno di un mondo pericoloso dove agiremo quasi sempre in solitaria contro molti nemici anche in contemporanea. Altre due scelte peculiari fatte risiedono nei dialoghi, infatti il nostro personaggio parlerà durante le missioni con contatti via radio, e la seconda riguarda le cutscene che, seppur bruttine a mio modo di vedere, sono state girate utilizzando attori in carne e ossa.
Le due criticità che ahimè, escono in modo prepotente giocando a Black sono sicuramente l’IA dei nemici, piuttosto deficitaria e la mancanza di modalità multiplayer che rendono la giocabilità del titolo molto bassa, soprattutto se consideriamo che la campagna dura sulle 5/6 ore a modalità normale. Secondariamente la trama viene un pochino lasciata a se stessa, ma non risulta più di tanto un problema data la natura del genere.
Black, pur non innovando la formula di gameplay, è riuscito a essere innovatore di stile, dando l’ispirazione a titoli come Call of Duty World at War e Black Ops che nelle atmosfere, hanno attinto a piene mani dal lavoro di Criterion che risulta quasi perfetto e con pochissimi problemi. Se sei un fan del genere, è un titolo che va per lo meno provato, perché ha contribuito a ciò che ora sono alcuni sparatutto a livello di atmosfere e scelte stilistiche.