American McGee’s Alice non è il classico gioco horror a cui rinunci perché “Non è il mio genere”; all’epoca, e parliamo dell’anno 2000, era proprio quel gioco che tutti non avevano, ma che stranamente ti accorgevi della sua esistenza grazie al possesso inspiegabile del secondo capitolo. Ovviamente qualche anno più tardi, s’intende. Un fatto strano, decisamente, che ha reso American McGee’s Alice uno dei titoli meno fortunati della storia, riscuotendo comunque tantissimo apprezzamento da chi lo ha provato.
Addirittura c’erano giocatori che lo consideravano uno dei giochi più belli mai usciti in quegli anni. Incredibile, non trovi? La storia di questo videogioco si discosta tantissimo dalla storia classica di Alice nel Paese delle Meraviglie, e parla delle avventure avvenute dopo “Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò”, sequel della versione conosciuta ai più.
I toni diventano inquietanti, più lugubri, e i luoghi frequentati dalla giovane sono mefitici e, in un certo qual modo, affascinanti. American McGee riuscì a trasmettere quanto di più malsano possa partorire la mente umana, rendendola bella.
American McGee’s Alice tra meraviglie e pazzia
Possiamo definire questa nuova storia di Alice come il sinonimo del percorso psicologico intrapreso da ognuno di noi almeno una volta nella nostra esistenza; la protagonista torna a casa dopo l’avventura avuta attraverso lo specchio, pensando che quello fosse l’ultimo pazzo viaggio che avrebbe affrontato in vita sua. In realtà l’aspettava qualcosa di ancor più atroce e devastate, in quanto scoppia un incendio poco tempo dopo che distrugge la sua casa e uccide la sua famiglia.
A far scoppiare la scintilla fu il gatto che, non facendosi i fatti propri, fece cascare una lampada ad olio sul pavimento innescando il disastro. Alice, sentendosi in colpa per varie vicissitudini, non riuscì a reggerne il peso, tanto da tentare il suicidio e lasciarsi andare alla disperazione. Ed è proprio per questo che venne internata al manicomio Rutledge Asylym; visto che la vita non era stata abbastanza clemente con lei, in manicomio subisce molte violenze, specialmente psicologiche, e questo fa crollare quasi definitivamente la sua psiche già debole.
Passano gli anni e il Bianconiglio riesce a evocare Alice per chiederle l’ennesimo aiuto: salvare un mondo ormai completamente corrotto dall’oscurità. Il paese delle meraviglie sembrava aver preso le sembianze della sua mente malata e, in un barlume di lucidità, Alice capisce che per salvarsi deve prima di tutto salvare quel luogo devastato dalla Regina di Cuori, arrivando a combattere quelli che un tempo erano i suoi amici.
Scommettiamo che hai detto: “Ma io l’ho visto da qualche parte quel gatto…”
Come hai potuto leggere all’inizio di questo articolo, American McGee’s Alice non lo conoscevano in molti e i pochi che avevano avuto l’onore di scoprirlo l’avevano fatto grazie al secondo capitolo: Alice Madness Returns. Sai, però, la cosa buffa di questo prodotto? I vari personaggi, come lo Stregatto, vennero presi spudoratamente e inseriti in prodotti commerciali come magliette o simili per venderli. Parliamo anche di aziende che non avevano niente a che fare con Electronic Arts, produttore del videogioco.
American McGee’s Alice era, ed è, un prodotto valido specialmente a livello di personaggi; in quegli anni girava molto la moda “emo” e i contenuti all’interno del videogioco erano perfetti per vendere qualsiasi cosa. Quindi è molto probabile che tu abbia visto il Bianconiglio su qualche maglietta nell’angolo più remoto di un negozio di vestiti e che, altrettanto probabilmente, te ne sia innamorato. I personaggi in American McGee’s Alice sono diversi da quelli che siamo abituati a conoscere, anche grazie ai film Disney.
Tutti carismatici, belli e oscuri: degni della storia in cui Alice si ritrova immischiata. Lo so che hai subito pensato al Cappellaio Matto (chiamato per l’occasione come Cappellaio Sadico), ma ti svelo un piccolo spoiler: i matti vanno combattuti, sempre, per evitare di finire come loro. E con questo principio diventa un nemico, anziché un fedele alleato, e Alice dovrà dargli battaglia al meglio delle sue possibilità.
Le possibilità di Alice erano le sue abilità “isteriche” e le armi non convenzionali
Hai mai pensato che uno spargipepe può essere un’ottima arma, se usata a dovere? In American McGee’s Alice non esistono armi come il fucile di precisione o la classica pistola. Qua siamo nel paese delle meraviglie, non lo ricordavi più? Realtà e fantasia si fondono e danno vita ad armi che mai avresti immaginato di vedere, come lo Sparapepe del secondo capitolo o Archibugio e Diabolici Dadi nel primo, rispettivamente: un lancia bombe e dei dadi che riuscivano a evocare tanti demoni quanti erano i nemici da affrontare; non solo, perché ogni arma possedeva una doppia funzione sia da ravvicinato, sia a distanza.
Questo è solo un esempio di ciò che era possibile trovare all’interno di American McGee’s Alice, perché il gioco verteva sul risolvere moltissimi rompicapi e il più delle volte dovevi usare la logica non convenzionale per poter venire a capo della soluzione. Non mancavano, ovviamente, i nemici e più andavi avanti all’interno della storia, più si facevano complicati; più si facevano complicati e più avevi bisogno delle abilità innate di Alice, come l’Ampolla.
L’Ampolla (che nel secondo capitolo viene chiama Isteria) era l’abilità che permetteva ad Alice di abbandonarsi temporaneamente alla follia, incrementando difesa e attacco con vesti decisamente inquietanti. Parliamo di una trasformazione vera e propria in una creatura semi-demoniaca, a volte anche difficile da controllare, che poteva dare del filo da torcere ai vari boss che la protagonista incontrava lungo la propria strada. Però ogni potere ha delle conseguenze e ti consigliamo di non abusarne troppo.
“Aspetta: stai scrivendo una recensione oppure no?”
Effettivamente questo Old But Gold incentrato su American McGee’s Alice sembra essere più una recensione che un articolo di una rubrica settimanale; la spiegazione è molto semplice: vuoi giocarci? Sappi che il titolo è ancora disponibile, ma solo seguendo le istruzioni riportate sul sito ufficiale di Xbox! Il secondo capitolo è disponibile grazie a Instant-Gaming, dove la storia non si discosta moltissimo da quella di American McGee’s Alice.
Certo, il secondo non ebbe il successo sperato dopo l’uscita del primo (già povero di giocatori), in quanto vennero riscontrati vari problemi con il gameplay, ma la storia rimane, comunque, straordinaria. Inoltre, lo sapevi che American McGee avrebbe portato più volte il progetto per un terzo capitolo, un prequel, sotto agli occhi di Electronic Arts senza riscontrare una risposta positiva? Questo a causa della pochissima vendita fatta negli anni, ma nel 2017 venne aperto un Patreon dagli sviluppatori per essere finanziati direttamente dai fan, così da poterci lavorare.
The "Alice: Asylum" Narrative Outline PDF is now publically accessible over on my Patreon. https://t.co/mrtS0uvCll
You can join in the Crowd Design process even if you aren't a Patron (though you should feel cheap and dirty if you do, I mean it's like $1 a month, come on man). pic.twitter.com/7foWxIgmc0
— ⚓ American McGee 🏴☠️ (@americanmcgee) August 22, 2021
Un sogno che potrebbe andare in porto? Diciamo che dal momento in cui venne annunciato questo terzo capitolo, i fan di American McGee’s Alice aumentarono esponenzialmente. Non che le vendite segnate nei report abbiano avuto un aumento così netto, in quanto è molto difficile trovare in vendita i prodotti (come hai potuto capire all’inizio di questo piccolo paragrafo); le risposte positive sono arrivate, però, e chissà se vedremo mai questo prequel incentrato sull’incendio e la morte dei familiari di Alice.
Grafica non bellissima, adesso, ma musica da far paura
La grafica non era il massimo (non lo è neanche tutt’ora), ma la musica risulta essere qualcosa di speciale anche a distanza di anni. Una colonna sonora degna di Chris Vrenna: compositore statunitense che fece parte dei Nine Inch Nails come bassista e inserito nella Rock and Roll Hall of Fame.
E lo sapevi che American McGee è uno tra i migliori level designer del mondo, tanto da aver collaborato alla costruzione di Doom e Quake? Immagina quali sfide sia riuscito a inserire all’interno di American McGee’s Alice (dove vengono considerate tra le più difficili in circolazione) ed ecco svelato il motivo principale del perché il nome del creatore è inserito all’interno del titolo. Un modo come un altro per dire “Ehi, sono stato costruito da qualcuno di capace e professionale: vuoi provarmi?”.
Il motore grafico è proprio quello usato per Quake, ma non solo: possiede anche il mip mapping come in Unreal e a quei tempi sembrava essere qualcosa di incredibilmente magico e surreale. Non sai di cosa stiamo parlando? Ebbene, si tratta di una tecnica che consente di mantenere un dettaglio in HD anche dopo aver avvicinato al massimo l’inquadratura.
Ti abbiamo già parlato di come ho scoperto questo gioco?
In questo paragrafo ti parlo un po’ della mia esperienza in questo mondo lugubre e raccapricciante, visto che mi sono trattenuta fin troppo; ricordi le prime parole usate in questo articolo? Ebbene, è successo anche a me. Tutta contenta provai Alice Madness Returns per PlayStation 3 (anno 2011), credendo che fosse l’unico capitolo di questa piccola serie. Ero rimasta incredibilmente affascinata dalla copertina dell’edizione fisica, tanto da non guardare neanche il libretto al suo interno.
Inserii il disco e via: pronta a giocare; grosso errore, perché all’interno di questo manuale c’era il codice per poter riscattare American McGee’s Alice e quando lo scoprii, ormai, era troppo tardi. Una piccola delusione che non mi rovinò l’esperienza di gioco. Il riassunto portato alla perfezione nel secondo capitolo riuscì nel suo intento.
E fu proprio questa storia a farmi avvicinare al mondo di Alice nel Paese delle Meraviglie e ai suoi misteri. Non l’avevo mai considerata come una storia adatta alle mie corde, ma dopo l’Alice di American McGee aprii gli occhi. Fu come una rivelazione, tanto che da quel momento in poi non guardai più il film d’animazione con gli stessi occhi da bambina, ma con la consapevolezza di ciò che stava accadendo dentro la mente della ragazzina vestita d’azzurro che vedeva matti e gatti parlanti. E non solo, perché capii che siamo un po’ tutti come Alice e possiamo, come lei, sconfiggere i nostri incubi.