Jak 3 è la forma ultima del platform game concepito dai “cagnacci”. Dopo questo capitolo infatti, lo studio rilascerà soltanto un ultimo gioco del franchise (stiamo parlando del validissimo racing game Jak X) prima di cimentarsi a capofitto su quello che sarà Uncharted, ossia una delle serie PlayStation più apprezzate di sempre.
Dopo un Jak II che aveva riscosso un ottimo successo di pubblico e critica, lo step successivo di Naughty Dog era quello di creare un nuovo capitolo della serie in grado di aumentare esponenzialmente le qualità del prodotto.
In questo centotrentottesimo appuntamento con Old But Gold, non possiamo non parlarti del secondo capitolo di questa saga, una delle più rilevanti e che hanno lasciato un solco nel cuore dei possessori di PlayStation 2. Non perdiamoci in chiacchiere ulteriori e andiamo a scoprire Jak 3.
Jak 3, un ritorno a Haven City
Dopo i fatti accaduti nel prequel, Jak viene esiliato dalla città di Haven City. Il Gran Consiglio cittadino sostiene che il nostro eroe abbia fomentato una rivolta tra il corpo di Stato, i liberali capitanati da Torn e le Teste di Metallo che hanno assalito Haven City.
Veger, il capo del Consiglio, condanna Jak all’esilio segregandolo nel deserto situato fuori dalle mura della città. Sembrerebbe essere una condanna a morte per l’eroe e i suoi amici animali Daxter e Pecker, tuttavia nel momento esatto in cui perde i sensi viene salvato da un gruppo di cacciatori del deserto.
Al suo risveglio, Jak scopre di essere stato portato a Spargus City, una cittadina di reietti che conducono una dura vita nel deserto. Siccome Jak è stato salvato da questi predoni, ora è al servizio di Damas, il re della città.
Jak 3 è il capitolo finale del franchise: di conseguenza, tutti i nodi devono necessariamente venire al pettine in questo ultimo titolo d’avventura dell’IP. Naughty Dog riesce a chiudere il cerchio in maniera magistrale, aggiungendo nuovi dettagli alla lore dei Precursor (svelandone addirittura la forma corporea in uno dei colpi di scena finali).
Inoltre, ogni tassello della trama dei tre giochi combacia quasi perfettamente, se non per alcune questioni relative ai salti temporali e alle collocazioni di questi. Tralasciando queste incognite, possiamo dire che lo studio first party di PlayStation è riuscito nel suo intento: creare un platform con una profondità narrativa differente da tutto ciò che si era visto prima di Jak.
Questo dettaglio, unito alla cura maniacale per le animazioni facciali, sancirà il modus operandi di Naughty Dog. Jak 3 è un capitolo pieno di colpi di scena, con vecchie conoscenze che fanno capolino e personaggi nuovi introdotti in maniera eccellente. La conclusione perfetta della saga.
Salta, rotea, spara
Dal punto di vista del gameplay, sono davvero poche le novità introdotte in Jak 3. Il team ha preferito approfondire le meccaniche di gioco in maniera verticale, cercando di aumentare la versatilità delle feature già viste in Jak II: Renegade senza esagerare.
Stavolta l’open world di gioco si suddivide in due città, ossia la già vista Haven City (questa volta in guerra perenne in tutti i settori cittadini) e l’enorme deserto, che include anche la mappa della piccola Spargus City. La vastità del mondo è quasi triplicata rispetto a Jak II, non è un caso infatti che i globi Precursor da collezionare in Jak 3 siano 600, contro i 286 del titolo precedente.
La peculiarità che subito salta all’occhio in Jak 3 è la nuova trasformazione: in un tempio Precursor situato oltre le rovine del deserto il protagonista apprende dell’esistenza dell’Eco di Luce, una sostanza ristorativa che si contrappone all’Eco Oscuro che sta deteriorando il nostro eroe.
Grazie all’assunzione dell’Eco di Luce, è possibile trasformarsi in Light Jak: in contrapposizione a Dark Jak, la trasformazione utilizzabile prettamente nei combattimenti, questa forma pura del nostro eroe ci permette di superare le fasi platform più elaborate.
Un’altra novità degna di nota riguarda l’implementazione di nuove armi da fuoco. Sebbene in Jak II abbiamo avuto la possibilità di usare quattro fucili differenti, in Jak 3 ritroveremo le medesime armi ma con due ulteriori modifiche da applicare su ogni fucile. Il risultato è efficace, il giocatore disporrà di armi da utilizzare in maniera situazionale e con un combat system meglio approfondito rispetto al suo predecessore.
Una delle primizie che contraddistingue il ritmo di gioco di questo capitolo è la grande quantità di minigiochi presenti nell’intero titolo. Tra voli con aliante, fasi giocabili con Daxter, corse clandestine con veicoli e lucertoloni, possiamo affermare con certezza che Jak 3 è il gioco più variegato dell’intera saga.
In sintesi, la formula offerta da Naughty Dog non differisce troppo da quella del capitolo precedente, ma è senz’altro un upgrade che offre la freschezza giusta al franchise per un ultimo strabordante episodio.
Sabbia, asfalto ed eco
Il motore di gioco è quello dei titoli pubblicati dal team su PlayStation 2, ma questa volta è stato spinto all’ennesima potenza; le animazioni facciali e la resa grafica delle mappe di gioco splendono come non hanno mai fatto prima d’ora. Il comparto tecnico di Jak 3 è uno dei più imponenti arrivati su console di sesta generazione.
Le architetture in rovina di Haven City, lo scontro tra Guardie Kremizi e Teste di Metallo che rende la città ancora più viva, la variazione di bioma del deserto e i templi Precursor visitabili da cima a fondo. Questi sono solo alcuni dei fattori che rendono Jak 3 il titolo con il comparto tecnico migliore della saga.
Altra menzione d’onore per la colonna sonora, realizzata ancora una volta dal producer storico dell’industria Josh Mancell, che ha lavorato alla soundtrack di Jak II. Ancora più cupa e dark, l’OST di gioco risulta essere incalzante e soprattutto riesce a rimanere impressa nella memoria del giocatore anche diversi anni dopo la pubblicazione del titolo.
In conclusione
Per molti appassionati della saga, Jak 3 rappresenta il miglior titolo della serie. Se prendiamo in considerazione il focus sulla trama, il miglioramento verticale delle meccaniche di gioco di Jak II e un comparto tecnico spinto oltre il limite, non possiamo fare a meno di confermare questa opinione.
L’ultima avventura di Jak e Daxter rappresenta l’ultimo step evolutivo di Naughty Dog nel mondo dei platform, un perfezionamento iniziato nel lontano 1996 con il primo Crash Bandicoot e prolungato in nove anni con il rilascio di sei titoli platform.
Molti appassionati ricordano con piacere e profonda nostalgia le avventure di Jak e Daxter, e sperano ancora in un ritorno dei due eroi, che possa far rivivere dei buoni e nostalgici ricordi. Ora che il team californiano si è cimentato in progetti pretenziosi e perfezionisti, è lecito pensare di mettere una pietra sopra al fantasticare di un ritorno dei due eroi.
Ma siamo sinceri, dopo l’ottimo Ratchet & Clank: Rift Apart quanti fan della serie hanno riacceso le speranze sopite di rivivere una nuova avventura di Jak? Un tale affezionamento è la conseguenza di una saga costruita con sudore, amore e passione per un medium che oggi, è uno dei più seguiti al mondo.