Quinto capitolo di una saga fondamentale nel panorama dei picchiaduro 3D, Tekken 5 arrivò sugli scaffali dei giocatori PlayStation 2 nell’ormai lontano 2004, per poi approdare qualche anno dopo anche su PSP con la versione conosciuta con il nome di Tekken 5: Dark Resurrection. Un titolo di cui è fondamentale parlare nella nostra rubrica, dopo aver portato Tekken 3.
E Tekken 4? Preferiamo passare direttamente al sequel. Tekken 4 è un po’ come il figlio dimenticato della sua saga, ripudiato dalla sua community come lo furono Devil May Cry 2 e Age of Empire 3 per i loro brand. Dopo il terzo capitolo infatti il più amato è proprio il quinto, e non è un caso: Tekken 5 segnò un vero e proprio ritorno alle meccaniche del 3, a cui aggiungeva personaggi (che passavano da 24 a 32), modalità e soprattutto un comparto tecnico incredibile.
Potrà sembrare strano. ma una delle cose più apprezzate di Tekken 5 dalla critica specializzata dell’epoca fu proprio l’aspetto grafico con modelli, animazioni e scenari che testimoniavano la maturità raggiunta dagli sviluppatori nell’ultimo periodo di PlayStation 2.
Tante modalità per tante ore di gioco
Immancabile la modalità storia, un classico della saga. Ciò che forse mi colpì di più di Tekken 5 e che ancora ricordo chiaramente era la bellezza e la cura riposta nelle cutscene iniziali e finali dedicate a ogni personaggio.
Si trattava di filmati sicuramente più corti rispetto a quelli visti in Tekken 4, ma realizzati in una computer grafica davvero pazzesca anche per l’epoca. Come non citare anche la splendida intro che faceva da incipit alla trama di Tekken 5, un’incredibile scontro tra Kazuya e Heihachi, ricolmo di esplosioni, forme demoniache e che culminava nella liberazione di Jimpachi, villain finale del gioco.
Anche se canonicamente a sconfiggere il suo bisnonno Jimpachi è Jin Kazama, la modalità storia offriva la possibilità di affrontare il torneo con tutti i personaggi disponibili, andando così a offrire così tantissime microtrame alternative; alcune di queste erano davvero interessanti e approfondivano in maniera efficace alcuni dei personaggi. La modalità storia sì componeva di ben 9 stage in cui affrontare con una difficoltà crescente sia avversari a caso sia , per arrivare al fatidico scontro con il malvagio Jimpachi.
Era disponibile anche una modalità alternativa alla modalità storia chiamata Time Attack che richiedeva di affrontare i nove stage senza però di mezzo ne cutscene ne dialoghi.
Ricordi come sbloccare Devil Jin in Tekken 5?
Un’altra modalità inedita introdotta da Tekken 5 era la modalità Tekken Devil Within che gli appassionati ricorderanno come la scorciatoia per sbloccare l’iconico Devil Jin.
Si trattava infatti di un picchiaduro a scorrimento 3D in cui impersonare Jin Kazama in terza persona. Era un minigioco piuttosto dimenticabile che si componeva di 5 grandi stage, alla fine dei quali era necessario sconfiggere un boss. La storia di questa particolare modalità non è canonica e parla di Jin che cerca un modo per liberarsi del gene del diavolo. Il fatto che questo episodio non sia canonico non deve sorprendere: era veramente dimenticabile.
Per non dimenticare le modalità più classiche…
Altre novità inedita per questo capitolo è l”Arcade History Mode”, ovvero l’inclusione dei primi tre capitoli di Tekken nel quinto. Come se questa chicca parte degli sviluppatori non bastasse, ti ricordo che questi primi capitoli hanno goduto di un piccolo re work grafico che andava a migliorare sia scenari e modelli.
Gradito il ritorno della modalità sopravvivenza, già presente in Tekken 4. Il numero di scontri era infinito e la vita non si ricaricava completamente da combattimento combattimento. Anche se vincere uno stage garantiva il recupero di una piccola porzione della salute, la ricordo come una modalità infernale.
Presenti all’appello la modalità pratica e l’immancabile modalità versus; con quest’ultima ho personalmente passato pomeriggi e pomeriggi in compagnia con degli amici dell’epoca.
Adorata modalità Arcade
Ciò che però mi piacque di più in assoluto del quinto capitolo era la modalità Arcade. Si trattava di una modalità che consentiva di affrontare scontri in maniera quasi infinita e regolata da un sistema di ranking basato sul proprio livello di combattimento. Ciò che rendeva questa modalità grandiosa era l’infinità di gradi ottenibili, basati sui punti guadagnati e che spaziavano da Principiante a Tekken Lord, per un totale di 26 ottenibili.
Per salire più velocemente era necessario affrontare nemici di grado più alto del proprio e, quindi, il gioco richiedeva che ti spingessi sempre oltre il limite delle tue capacità. Non nego che non sono mai più riuscito a ritrovare lo stesso picco di difficoltà in altri Tekken, la scalata fino a Tekken Lord mi costò centinaia di ore di gioco. Insieme a Soul Calibur 3, Tekken 5 è il picchiaduro che più ha saputo rapirmi il cuore, traguardo che questi due titoli detengono ancora al giorno d’oggi!