La vita di un videogiocatore, specialmente se molto piccolo, è un costante equilibrio tra i giochi che possiede e quelli che desidera ardentemente. Scommetto che sono molte le volte in cui sei rimasto incantato da un titolo giocato dalle inesperte mani di un tuo amico.
Il mio rapporto con The Legend of Zelda: Oracle of Ages è iniziato proprio in questo modo. In uno dei passati Old But Gold, ho avuto modo di parlare di come mi sono imbattuto nella controparte rossa di Oracle of Ages ed è stato proprio questo evento a spingere un mio compagno di classe a correre alla ricerca di un The Legend of Zelda da giocare al più presto.
Ovviamente, insistente com’ero da piccolo, riuscii a convincerlo quasi subito a farmi prestare il titolo in cambio della mia cartuccia. Dopo aver esplorato fino allo sfinimento le lande di Holodrum, e aver manipolato per settimane il susseguirsi delle stagioni, passare ad un titolo come Oracle of Ages non è però stato semplice a causa del gameplay differente.
La filosofia dietro lo sviluppo di Oracle of Ages
Il gioco, uscito in coppia con il fratello Oracle of Seasons, è stato concepito sia per offrire un’avventura diversa in cui vestire i panni di Link, sia per dar maggiore spazio e risalto agli enigmi e ai puzzle ambientali.
Oracle of Ages è stato sviluppato dalla defunta Flagship, una software house fondata da Capcom, Nintendo e Sega e chiusa dalla stessa Capcom dopo alcuni processi interni di ristrutturazione aziendale.
I due giochi hanno un design decisamente complementare e incarnano perfettamente le due anime che da sempre hanno contraddistinto la serie di Zelda. La prima è quella legata ai dungeon, ai segreti e l’inventiva, mentre la seconda rispecchia appieno l’essenza action che abbiamo avuto modo di apprezzare fin dal primo capitolo nel 1986.
Avviando per la prima volta Oracle of Ages, similmente a come accade in Seasons, veniamo accolto da alcune immagini animate che hanno la funzione di introdurci al mondo di gioco. I fotogrammi mostrano Link a cavallo di Epona all’imbrunire, con i tiepidi raggi del sole che illuminano il mare sullo sfondo.
Lungo il proprio cammino si imbatte in un misterioso tempio e, come attirato da una strana energia, ne attraversa la soglia. Una volta varcato l’ingresso Link viene accolto da una voce che lo identifica come l’unica salvezza per la terra di Labrynna.
Improvvisamente il nostro protagonista viene teletrasportato, contro la propria volontà e grazie al potere della Triforza presente nel tempio, in una terra misteriosa, lontana dalla conosciuta e amata Hyrule.
Dopo essersi rialzato da terra, intontito e indolenzito, a Link non viene concesso il tempo per realizzare l’accaduto. Infatti, quasi immediatamente, sente le grida di una donna lontananza accerchiata dagli Octorok.
Dopo aver fatto fuggire mostri, veniamo a conoscenza che la donna porta il nome di Impa e sta cercando una cantante di nome Nayru. Spaventata dalla recente aggressione, chiede a Link se può accompagnarla attraverso i boschi della regione.
Proseguendo poco più avanti troveremo Nayru, circondata da bambini e animali della foresta completamente assorti nell’ascoltare la voce della ragazza. L’incanto scaturito dalle melodie dura ben poco poiché Impa si rivela essere posseduta dallo spirito di Veran, una strega al servizio delle tenebre.
La strega, dopo una presentazione teatrale, prende il possesso del corpo di Nayru con lo scopo di gettare Labrynna nel caos. La cantante dai capelli azzurri è infatti l’Oracolo del Tempo e Veran vuole utilizzare i suoi poteri per creare un regno di sole tenebre.
Grazie alle abilità appena acquisite, Veran lancia un incantesimo che sconvolge tutto il regno, sovrapponendo e confondendo passato, presente e futuro. Da questo momento non è più possibile fare distinzione tra le epoche e il tempo ha smesso di scorrere nel ritmo consueto.
Gli strumenti per ripristinare l’equilibrio
Come già ho scritto nell’OBG dedicato a Oracle of Seasons, anche Oracle of Ages reinterpreta alcuni punti cardine della serie di The Legend of Zelda, proponendo degli inusuali strumenti per la risoluzione degli enigmi.
Il fulcro del gameplay di Oracle of Ages è incentrato sull’utilizzo dell’Arpa del Tempo, che consente di viaggiare tra il passato e il presente, consentendo così di risolvere i puzzle e di ottenere dei dialoghi unici con gli abitanti del regno. L’Arpa del Tempo potrà però essere utilizzata solamente in luoghi specifici che possiedono proprietà magiche.
Per quanto riguarda gli altri strumenti di cui Link potrà disporre all’interno del titolo, uno dei più particolari è sicuramente lo Sparasemi. Quest’arma consente di sparare , in otto direzioni diverse, dei semi speciali raccolti durante l’avventura. Il proiettile rimbalzerà fino a due volte su pareti e oggetti specifici, permettendo di premere interruttori e attivare meccanismi altrimenti irraggiungibili.
I semi utilizzabili con lo Sparasemi sono tre e ognuno ha una proprietà diversa. Il seme bufera consente di spazzare via ogni nemico di piccola taglia, il seme ardente è particolarmente adatto per bruciare gli arbusti e le foglie secche, il seme profumato invece permette di attirare nemici e animali selvatici.
Esiste anche un altro tipo di seme, quello misterioso, che però non può essere utilizzato con lo Sparasemi. Questo tipo di seme, come già suggerisce il nome, non ha degli effetti prevedibili e il risultato del suo utilizzo cambierà a seconda del luogo e dell’oggetto. Se per caso sei bloccato in un luogo e non sai più dove sbattere la testa, forse è il momento di utilizzare qualche seme misterioso in giro per la mappa.
Il bastone di Somaria è invece un artefatto magico in grado di ribaltare gli oggetti e svelarne i lati nascosti. Ovviamente questo oggetto potrà essere anche usato in modo creativo per sbarazzarci dei nemici.
Oracle of Ages è stato il primo titolo che ho giocato che avesse una meccanica dedicata ai viaggi e al controllo del tempo, ma sicuramente è quello che più di tutti porto porto nel cuore. Tornare a Labrynna dopo tanto tempo e assaporarne le atmosfere e gli scenari è sempre un momento speciale.