The Lost World: Jurassic Park uscì su PlayStation One il 27 agosto 1997 e su SEGA Saturn il 30 settembre dello stesso anno. Personalmente lo provai per la console Sony più amata di quegli anni e ancora oggi ho parecchi incubi a riguardo. Ovviamente tutti positivi, ci mancherebbe; dove c’erano dinosauri, c’ero io e ancora oggi questa passione mi accompagna con non poco imbarazzo. Per caso avete visto una tizia stramba camminare come un T-Rex al centro commerciale? Probabilmente ero io. E trovo che sia alquanto giusto parlare di The Lost World: Jurassic Park proprio in questa settimana, dopo l’uscita di Jurassic World: il Dominio.
Sviluppato da Appaloosa Interctive e da Dreamworks Interactive, è stato rilasciato al pubblico grazie alle premure di Electronics Arts e SEGA, rendendo felici tantissimi bambini. Poveri genitori ingenui: non sapevano che, acquistando questo titolo single player, avrebbero condannato il proprio figlioletto a giocare livelli ultra difficili. Se girovaghi un po’ sui social e chiedi il pensiero generale su questo titolo, troverai sicuramente qualcuno che ti dirà: “Ah, qualcuno è riuscito a finirlo?”.
Pazzia che si mischiava a curiosità, rendendo il piccolo giocatore una sottospecie di drogato di dinosauri. Forse è il caso di acquistare la versione venduta su Amazon e scoprire se il gioco regala le stesse emozioni di un tempo.
The Lost World: Jurassic Park era il gioco d’azione ‘quasi’ per eccellenza
Ricordo benissimo il boom fatto dai film diretti da Steven Spielberg; ogni cosa con su scritto il nome della saga veniva acquistato, anche se magari si rivelava essere qualcosa di informe e molto poco attraente. Bastava leggere ‘Jurassic Park’ per vedere le folle in delirio, pronte a spintonare per prendere anche solo un lembo della scritta stampata su carta, tessuto, plastica e chi più ne ha, più ne metta. The Lost World: Jurassic Park non è incentrato sul primo film, capibile anche grazie al titolo, e prima di lui sono usciti tanti altri videogiochi della serie, ma questo è quello che riuscii a recuperare mio padre.
The Lost World: Jurassic Park parla del secondo titolo uscito nel 1997, dove vediamo le avventure di Ian Malcolm, sua figlia e l’etologa Sarah Harding. Le vicende ci portano direttamente al sito B dell’Isla Sorna, in cui il giocatore deve sopravvivere impersonando umani o dinosauri. Hai letto bene: dinosauri! Più precisamente c’erano a disposizione ben cinque personaggi giocanti: Compsognathus, umano cacciatore, Velociraptor, Tyrannosaurus Rex e preda umana, comunemente conosciuta come l’etologa già citata. Ogni personaggio aveva un’abilità unica, specialmente Sarah che possedeva i tranquillanti per i famigerati T-Rex.
Per sopravvivere durante i livelli dei dinosauri, era necessario addirittura mangiare le carcasse delle altre creature morte o cacciare; per gli umani la situazione era meno complicata e decisamente meno sanguinolenta, dove ogni tanto si trovavano dei pacchetti di vita e la storia finiva lì. Ed era interessante giocarci, perché le storie di questi personaggi si intrecciavano e ognuno possedeva una zona (livello) personale. Non importa se iniziavi dall’umano o dal dinosauro, alla fine riuscivi a farli tutti.
Tanto difficile, quanto bellissimo
Ricordi cosa ho scritto all’inizio di questo Old But Gold? The Lost World: Jurassic Park non è stato un gioco facile e molti non sono riusciti neanche a finirlo; alcuni livelli sembravano veramente impossibili da concludere, specialmente quelli del T-Rex e del Compsognathus. Ben 30 livelli dove il piccolo giocatore sperava di portare avanti l’avventura, almeno un pochino, così da vedere i video delle varie zone che spiegavano qualche particolare in più sui dinosauri. Riproduzioni digitali che, nel gioco, erano stati riprodotti da InGen e per un marmocchio di quell’età era oro colato.
A mettere ancora più difficoltà all’utente, in The Lost World: Jurassic Park non funzionava bene la meccanica usata con il proprio joystick e questo impediva molto le varie azioni da compiere. Non era una sfida contro i dinosauri, ma proprio contro il gioco stesso! Eppure eravamo tutti incredibilmente innamorati e non vedevamo l’ora di vedere l’occhio in alto a destra diventare rosso per far più danni quando impersonavamo i dinosauri. E, a proposito di queste meravigliose e imponenti creature, all’interno di The Lost World: Jurassic Park ce n’erano ben 20 di specie non giocabili.
Vederli sul proprio schermo e sentirsi parte di tutto ciò era straordinario, almeno per una bambina piccola piccola. Decisamente troppo piccola. Ed è un peccato non averlo giocato qualche anno più tardi. Gli sviluppatori avevano introdotto un sistema che, nei giochi per PlayStation One, si vedeva abbastanza spesso e io neanche avevo mai capito il suo funzionamento. Parlo delle password nascoste nei livelli, che davano accesso a qualcosa di segreto una volta raccolte tutte.
Quando il DNA può rivelare non solo la genetica, ma anche qualcosa di più
The Lost World: Jurassic Park è pieno di livelli, come già hai potuto leggere, e una volta finito uno compariva un DNA con alcuni codici, testi, che funzionavano da password. Questi codici davano accesso al livello successivo, ma non solo, perché raccogliendoli tutti si poteva sbloccare un video segreto di Ian Malcolm. Ovviamente io non sono mai riuscita a vederlo e piango tutt’oggi. Sento la magia del gioco completamente spezzata da questa cosa. Ma, tragedie a parte, nel video veniva mostrato proprio il personaggio dall’Isla Sorna.
Le sue parole erano rivolte direttamente al giocatore, dove si complimentava per essere riuscito a finire il gioco. A rendere memorabile tale vittoria, Ian proponeva di spegnere la console e di vivere la vita reale, quella priva di pericoli. Purtroppo, però, la scena cambiava; una vita spensierata, per caso? Beh, diciamo non per Ian che si ritrovava nel video un dinosauro pronto a mangiarlo. Caro Ian: come possiamo vivere una vita di pericoli se tu stesso ci hai insegnato a catturare l’attenzione dei dinosauri con una torcia accesa?
Il designer di The Lost World: Jurassic Park era stato creato da Parker A. Davis e la colonna sonora da Michael Giacchino; incredibili scene e musiche che ancora oggi accompagnano molti ricordi. A rendere speciale il gameplay, però, era la camera dinamica introdotta per simulare un’esperienza quasi cinematografica. Non tutti sanno, comunque, che un anno dopo l’uscita del titolo venne messa al pubblico una versione Deluxe con check-point e l’aggiunta del T-Rex. Indovina quale versione possedevo?