A grandissima richiesta (di chi non si sa) ritorna dopo quasi un anno di distanza Old But Gold. Sì, ok è vero, è passato parecchio (anzi troppo) tempo dall’ultima puntata che parlava di un ottimo Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty, ma facciamo finta che tutto questo tempo non sia passato e parliamo di un nuovo, vecchio titolo che ha gettato le basi per il videogioco odierno: oggi ad Old But Gold c’è il primo Grand Theft Auto.
Come nasce Grand Theft Auto
Rockstar North, che al tempo non si chiamava così ma DMA Design, stava sviluppando “Race and Chase”, un gioco dove impersonavi la polizia, con grafica dall’alto (la così detta a volo di uccello) e girovagavi per le strade di una città per catturare i criminali. Il divertimento principale stava nelle reazioni delle auto agli incidenti e nella corsa frenetica per eliminare gli avversari.
Peccato che il titolo messo in questa maniera funzionava davvero poco e successivamente, questo fu ripensato nella prospettiva di un criminale che sfugge alla polizia. Il risultato finale era nettamente migliore e quello che ne scaturì fu un gioco focalizzato principalmente sulla guida, che permetteva al giocatore di esplorare il mondo sia in auto che a piedi, godendo della libertà offerta da tre città massicce e uniche. Questo ha poi gettato le basi per il genere di sandbox open world che oggi conosciamo.
Sebbene i titoli RPG tradizionali avessero già esplorato formati simili con mondi aperti per diversi anni, questo rappresentava comunque un grande passo avanti, offrendo ai giocatori la libertà di scegliere il proprio percorso, scendere dall’auto e interagire con l’ambiente e il contesto realistico ha contribuito a rendere il concetto ancora più coinvolgente.
Nonostante il gioco avesse ricevuto molte critiche negative prima del lancio, a causa della rappresentazione di un criminale come protagonista, coinvolto in sparatorie con la polizia e civili per le strade, DMA ha saputo trasformare questi aspetti in un successo al momento del lancio, avvenuto su DOS e Playstation 1 alla fine del 1997 per l’Europa e nel secondo trimestre del 1998 per gli Stati Uniti (oh per una volta godiamo prima noi degli americani!).
Le città sono sempre quelle
Il primo Grand Theft Auto era qualcosa di diverso a partire dal suo packaging visto che conteneva al suo interno non uno, ma ben due pieghevoli che raffigurano le mappe delle tre città nel gioco ovvero Liberty City, San Andreas e Vice City (le hai mai sentite nominare per caso?). A distanza di circa 25 anni, è affascinante notare come l’intero universo di Grand Theft Auto continui a ruotare attorno a queste tre location.
Ora, benché la quasi totalità delle persone conosce molto meglio la versione per la prima PlayStation, c’è da ammettere che la sua edizione per MS-DOS è nettamente superiore sotto ogni punto di vista. Grafica più pulita, definita, ma soprattutto una stabilità maggiore. Su PlayStation c’è un certo tremolio che ti accompagna per tutta l’avventura che ti potrebbe dare quasi malessere, mentre su PC questa sensazione è praticamente azzerata.
Sebbene si possa scegliere tra diversi avatar questi sono assolutamente irrilevanti, poiché il tuo personaggio è muto e le differenze tra i vari personaggi sono nulle. La prima mappa è quella di Liberty City e inizierai il tuo viaggio come un teppista di strada in cerca di opportunità. Se sei abituato alla narrativa hollywoodiana tipica degli ultimi Grand Theft Auto (dal 3 in poi), beh devi rassegnarti perché qui una trama vera e propria non c’è.
Non solo la questione della trama, ma anche l’esperienza complessiva è qualcosa di unico. Dovrai essere preparato a qualcosa di profondamente diverso, poiché la serie ha fatto molti progressi nel corso degli anni, rendendo il primo capitolo (ma anche il secondo) quasi irriconoscibile rispetto a quanto potresti essere abituato a vedere oggi.
Infatti Grand Theft Auto è modellato come un titolo arcade, con un sistema di punteggio integrato nella progressione del gioco. Il tuo primo obiettivo è raggiungere un milione di punti, che potrebbe sembrare una sfida considerevole. Tuttavia, completando missioni, è possibile sbloccare power-up, moltiplicatori insieme a vite extra e bonus come “Esci di prigione gratis” e “Bustarella per la polizia” per eludere le forze dell’ordine durante un inseguimento ad alta velocità.
Non manca un piccolo arsenale di armi a disposizione: pistola, mitra, lanciarazzi e addirittura un lanciafiamme; lasciami dire che quest’ultimo è qualcosa di davvero brutale. Non c’è da meravigliarsi che fosse stato contestato per essere troppo violento ai suoi tempi. Nei capitoli moderni, spesso ci sono antieroi, cattivi che cercano di redimersi o, almeno, vendicarsi vedi Niko Bellic. Qui, invece, si tratta solo di un criminale impazzito che semina il caos e vedere i punti comparire sullo schermo, sparando a caso, alle persone è inquietante, cupo e piuttosto privo di senso, ma dannatamente divertente.
Le missioni, sorprendentemente, non sono cambiate molto in 25 anni. Guida da un punto all’altro per ottenere qualcosa, poi spostati da un’altra parte per sparare a qualcuno, è ancora il fulcro del gioco e ti posso dire che non è affatto male. Le missioni spesso mantengono una dinamicità interessante, con segmenti multipli che ti fanno arrivare in un luogo, ricevere un messaggio sul tuo cercapersone (ci sono alte possibilità che tu sia troppo giovane per sapere cosa sia un cercapersone) e poi dover scappare da un’altra parte entro un tempo limite.
Le missioni ti porteranno in giro per la città alla ricerca di obiettivi e gareggiare con una vasta varietà di veicoli, ma la prima grande sfida viene dalla navigazione. Sì, c’è la freccia sullo schermo, ma essa punta all’obbiettivo in linea d’aria e questo spesso ti condurrà in un vicolo cieco, il che potrà risultare molto frustrante.
Le missioni con limiti di tempo devono essere eseguite in modo impeccabile o fallirai e una volta persa una missione, non c’è modo di ritentare. Quindi, senza una mappa di gioco e nessun riferimento, eccezion fatta per la freccia che non è sto gran aiuto…cosa ti resta per orientarti? Beh ovviamente la mappa che è inclusa nella confezione di gioco, il che fa molto Tuttocittà negli anni ‘70, ’80 e ’90 (se non sai cos’è il Tuttocittà chiedi a tuo padre, saprà sicuramente darti delucidazioni a riguardo).
Per quanto riguarda le città, di cui ti ho già accennato qualcosa prima, ci sono le classiche metropoli che hai imparato a conoscere nel corso degli anni ovvero Liberty City, Vice City e San Andreas. Queste, come probabilmente già saprai, sono versioni fittizie di rispettivamente New York, Miami e Los Angeles. Partiamo col parlare della prima, ovvero Liberty City, già scenario di Grand Theft Auto III e IV.
Probabilmente questo scenario è il peggiore, visto che la città e divisa da fiumi i quali riusciranno a farti perdere per i suoi meandri molto facilmente. Vice City è la più facile da esplorare e questo perché la sua struttura a griglia, ti da l’opportunità di poterti orientare in maniera decisamente migliore ed infine abbiamo San Andreas la quale è un mix tra Vice City e Liberty City.
Si parte da Liberty City e per poter volare verso nuove mete dovrai guadagnare punti. Per farlo dovrai portare a compimento le missioni proposte, uccidere quanti più pedoni possibile e sbizzarrirti nel cercare di raggiungere la cifra richiesta dal titolo. Una volta fatto la freccia di navigazione, da gialla diventerà rossa e dovrai dirigerti al punto indicato. Qui partirà una scena in cui un personaggio, davvero poco raccomandabile, ti dirà che puoi andare a fare danni in un’altra mappa. Aggiungono parti che possono essere chiamate trama? Direi proprio di no, più che altro è una piccola scena di intermezzo che giustifica il passaggio ad un altro stage.
Il primo Grand Theft Auto si può definire come un gioco sandbox nella maniera più pura di tutte visto che dovrai completare il gioco nella maniera che più ti aggrada. Vuoi farti le missioni? Benissimo falle! Le missioni ti fanno schifo e vuoi solo fare un genocidio di poveri civili? Accomodati! L’importante è raggiungere quella cifra che il gioco ti richiede, come ci arrivi, al titolo non interessa.
Questo è un approccio, lasciami passare la comparazione, che si comporta alla Breath of the Wild oppure alla Tears of the Kingdom. Infatti in questi due capitoli di Zelda, a Nintendo non interessa se tu sblocchi tutti sacrari oppure vai diretto ad uccidere il cattivo di turno, semplicemente se lo fai il gioco si amplia e ti dura 100 e passa ore, se non lo fai e lo vuoi far durare una ventina di minuti, non c’è problema. Qui il concetto di base è lo stesso, ma, ovviamente, in maniera molto più primitiva.
Che faccio lo gioco nel 2023?
Arriviamo alla domanda per cui nasce Old But Gold…al giorno d’oggi vale la pena giocare a Grand Theft Auto? Direi che non c’è una sola risposta a questa domanda, visto che se lo vuoi fare per fare un salto nel passato oppure se sei curioso di vedere com’è nata questa saga che al giorno d’oggi è entrata, di diritto, nella cultura popolare, beh ovviamente la risposta è sì.
Tuttavia sono sicuro che difficilmente lo porterai a termine se non per puro masochismo, visto che è indubbio che il primo Grand Theft Auto non è per nulla invecchiato bene. Il suo gameplay, pur essendo alla base lo stesso, soffre l’età. Sono sicuro che per molti il non poter ripetere le missioni fallite sarà un ostacolo davvero insormontabile. Ma non solo questo, anche i controlli richiedono di essere digeriti visto che il personaggio a schermo andrà controllato come se fosse un’automobile, ovvero tenendo premuta la X e muovendoci con la croce direzionale. Davvero difficile riabituarsi a scelte del genere, ma oh stiamo pur sempre parlando di un gioco di 25 anni fa…mica l’altro ieri, probabilmente al tempo manco eri nato.