Dopo aver toccato un vero e proprio mostro sacro del videogioco con il primo Grand Theft Auto per PlayStation, in questa puntata di Old But Gold andremo a scomodare, ma soprattutto a tirare fuori gli scheletri dall’armadio di SquareEnix, un titolo del quale sono abbastanza sicuro che la casa giapponese vorrebbe dimenticare: oggi parliamo di The Bouncer.
Se dico Squaresoft la prima cosa che ti salta in mente è, ovviamente, Final Fantasy o forse Chronotrigger se magari sei più “naive”, qui invece abbiamo una simulazione di buttafuori…sort of. The Bouncer, che in inglese vuol dire proprio buttafuori, è uno stranissimo mix, fatto abbastanza male, tra un gioco di ruolo, genere in cui la casa di produzione è davvero maestra e un picchiaduro a scorrimento. Quello che ne esce fuori è un prodotto veramente piatto, non buono né in una direzione, né nell’altra, ma che ha delle visuali davvero eccellenti e se la dobbiamo dire tutta tengono botta ancora oggi…no davvero!
Gli albori di PlayStation 2
Siamo nel 2001 e la seconda PlayStation è l’oggetto proibito che tutti vogliono. Dopotutto la prima scatoletta grigia era qualcosa di davvero fantastico e la sua seconda incarnazione non poteva fallire. Dai, da hai una macchina che riesce a far partire i giochi della prima PlayStation, quelli nuovi e non solo, è pure un lettore DVD a basso costo, quando ancora questi costavano 1 milione di lire (per darti un po’ di contesto sappi che nei primi 2000, un milione di lire erano davvero bei soldini).
Quindi c’è chi si brucia i sudati risparmi dati dalla nonna grazie a compleanni, cresime, promozioni a scuola oppure chi ha la famiglia “bene” dice al papà “voglio la pleistascionddue” e l’avrebbe trovata sotto l’albero. La cosa che però avrebbe accomunato queste due categorie era la scelta del gioco.
Se da una parte avevamo chi si portava a casa Tekken Tag Tournament, che a conti fatti era un Tekken 3, ma con una grafica più cool, dall’altra c’era chi si comprava come primo titolo FIFA 2001 (ma sempre in attesa dell’uscita di Pro Evolution Soccer).
Chi non ne capiva nulla di questo mondo avrebbe preso quella gran ciofeca di Super Fantavision e poi c’erano gli appassionati di RPG, ovvero quelli che nella prima PlayStation avevano amato i Final Fantasy, Legend of the Dragoon e compagnia bella. Quest’ultima categoria, molto probabilmente, avrebbe aspettato a portarsi a casa il monolite nero di Sony perché voleva vedere quale meraviglia sarebbe stata il primo gioco di Squaresoft (quando ancora si chiamava così) ovvero The Bouncer. Poveri stolti…
Per quanto mi riguarda, io ero un outsider e avevo preso Street Fighter EX3, per poi andare a piedi pari su SSX, visto che il gioco di Ryu e soci non era stato propriamente tutto questo bijou…ah e io avevo sacrificato i regali di natale per prendermi la PlayStation 2 prima di tutti i miei amici. Ne è valsa assolutamente la pena!
The Bouncer ovvero il Buttafuori
Come dicevo poco fa The Bouncer è il gioco dove impersoni i buttafuori di questo locale chiamato Fate Bar (Bar Destino…beh non male come nome per un locale). Il gioco si apre con lo spiegone sul fatto che la megacorporazione Mikado (no, non è quella dei bastoncini ricoperti di cioccolato), sta cercando di mandare dei satelliti in orbita per sfruttare i raggi del sole per poi ridirezionarli verso la terra e trasformare queste onde in elettricità praticamente infinita.
Dopo questa scena, di un piano che sembra uscito dopo un meeting presenziato da Greta Thunberg insieme ad Elon Musk, ci spostiamo sulla fanciulla Dominque che scapperà di corsa al Fate Bar.
Qui faremo la conoscenza dei tre eroi che ci accompagneranno per tutta l’avventura ovvero Sion (ovvero Sora di Kingdom Hearts prima che questo personaggio venisse inventato, oh il design è preciso, sarà che che questo è stato curato da Testuya Nomura?), Kou (quello super tatuato, con i capelli lunghi e vestito come se dovesse andare ad un concerto dei Maneskin) ed infine Volt (il palestrato pieno di piercing e con le corna, ma non perché la sua fidanzata l’abbia tradito, o almeno non lo dice nel gioco, quindi non ci è dato saperlo, ma le corna le ha per davvero).
Nel frattempo che tutto questo accade tre loschi figuri, vestiti come se dovessero fare un festino a base di frustini e vestiti di pelle, manco dovessero girare un video per un qualche sito sconcio, sfondano la casa di Dominique e la inseguono fino al Fate Bar per rapirla.
E ‘mo che faccio?
Qui inizia il gameplay del gioco vero e proprio. Quando questi tizi, che scoprirai dopo appartenere proprio alla Mikado (che ripeto, con i bastoncini ricoperti di cioccolato non c’entrano nulla), sfonderanno le finestre del bar e il gioco si sposterà nella scelta di uno dei tre personaggio giocabili ovvero Sion, Kou oppure Volt. Ognuno di questi ha delle particolarità, quindi Volt è quello con la forza fisica più alta, Kou è il più veloce, mentre Sion…Sion…no niente Sion, nonostante sia il protagonista del gioco e colui che presta la propria immagine alla copertina, è scarso da morire.
Verrai buttato nell’azione senza uno straccio di spiegazione né dei comandi e nemmeno del sistema di gioco. Quindi cosa puoi fare? Beh ovvio premi i bottoni del controller a casaccio finché non capisci quale tasto fa una determinata azione.
Qui capisci che di GDR, The Bouncer, ha davvero pochissimo. Stendi a suon di pugni in faccia e calci tutti i cattivi, ma nel frattempo cerca di non morire e, fallo per carità, non tirare troppe bestemmie alla telecamera che ti seguirà in ogni passo che fai, senza però farti capire da dove arrivano i nemici. Il fatto che non ci sia un sistema di puntamento, ma anzi tutto viene eseguito in maniera automatica, non aiuta di certo.
Una volta sconfitti tutti i cattivi vedrai quanti nemici hai steso e qui potrai spendere i punti che hai guadagnato per avere ulteriori mosse oppure per aumentare le tue statistiche…ecco questa è l’unica parte da gioco di ruolo che avrai in The Bouncer. Dopo ciò preparati ad un’altra interminabile cutscene. Perché sì, il gioco è strutturato in questa maniera, ovvero: cutscene, picchia tutti, assegna i punti guadagnati e ripeti.
La piattezza del gameplay è qualcosa di davvero frustrante nel suo complesso, perché, complice anche il fatto di una lentezza disarmante dei movimenti dei personaggi, non c’è quella sensazione di soddisfazione tipica dei picchiaduro a scorrimento. Non parliamo poi dei personaggi, visto che questi hanno la profondità di una sottiletta e non riuscirai mai veramente ad affezionarti a qualcuno di loro.
Graficamente davvero ottimo, ma il doppiaggio?
Come dicevo all’inizio il gioco è davvero una gioia per gli occhi, ovviamente parlando degli standard del 2001, grazie ad una grafica molto colorata, piena di dettagli e a degli ambienti pure niente male. Nel 2023, se la devo dire davvero tutta, ho visto tecnicamente di peggio. Ma la cosa che lascia davvero perplessi è il doppiaggio.
Non c’è enfasi e spesso scene che andrebbero recitate con calma, vengono urlate, per non parlare del fatto di come Sion sia più che felice di fare il buttafuori in un locale, manco fossi Iron Man (WE ARE BOUNCERS!…ancora mi fischiano le orecchie).
L’unica spiegazione che posso dare a questa cosa è che gli attori che hanno prestato le voci, non abbiano avuto uno straccio di contesto complessivo, visto che i nomi sono davvero altisonanti, come ad esempio Michael Gregory il quale ha all’attivo: Mobile Suite Gundam, Cowboy Bepop e soprattutto Cyberpunk 2077 (ovviamente nella versione americana di queste opere).
Quindi che si fa lo giochiamo al giorno d’oggi?
Dunque The Bouncer già al tempo faceva pietà diciamola tutta, ma nonostante questo, mi sono andato a vedere i voti del tempo e alcuni gli hanno appioppato 4/5. Come puoi ben vedere da quanto ho scritto prima questo titolo di Squaresoft non valeva il tuo tempo allora e non vale il tuo tempo adesso.
Una grafica davvero superlativa non giustifica le ore spese, anzi…l’ora spesa, perché a conti fatti il gioco, togliendo tutte le cutscene dura un’oretta abbondante…davvero troppo poco per il tempo, figuriamoci oggi che siamo abituati a giochi che durano 50 e passa ore…perché se durano meno, in tanti lo considerano un furto.