Primal (conosciuto in Giappone come Saints: Seinaru Mamono) è un videogioco di avventura con sfumature horror uscito nel 2003; è stato sviluppato da SCE Cambridge Studio e pubblicato da Sony. Parlare di questo titolo per me è sempre un misto di emozioni, perché da una parte ci sono la meraviglia e la nostalgia legate all’infanzia, dall’altra la malinconia e il dispiacere per il fatto che non abbia riscosso il successo che, almeno secondo me, meritava.
Forse dovuto anche all’alta concorrenza di quell’anno (nello stesso periodo usciva, per esempio, Silent Hill 3, oppure ancora Call of Duty), il suo rilascio è rimasto un po’ nell’ombra e tutt’oggi non sono molte le persone che ne parlano e che lo ricordano come un grande gioco.
Di sicuro, quel che era interessante oltre alla trama, era il fatto di poter vivere l’avventura di Primal attraverso gli occhi di due differenti personaggi, e a sole due mani fare sì che si aiutassero a vicenda. Solo uno dei due era in grado di fare determinate cose, e senza le forze di entrambi non era possibile andare avanti (cosa importante che ci veniva anche ricordata dai personaggi stessi ogni volta che, per sbaglio, li facevamo allontanare troppo l’uno dall’altra).
L’equilibrio tra l’ordine e il caos
La parola Primal potrebbe avere più significati, come quello di “primitivo” oppure “originario“, che rispettivamente si suppone facciano riferimento all’impostazione dei mondi che si andava a visitare, tutti in uno stato primordiale e selvaggio, oppure al fatto che questi fossero governati dalle due forze supreme che da sempre manderebbero avanti il mondo, l’ordine e il caos.
Queste due forze sono rappresentate da due esseri in grado di cambiare forma, da sempre in lotta fra loro a causa della smania di potere del signore del caos. Nonostante ognuno sia il guardiano designato di due dei quattro mondi che compaiono in Primal, dalla parte del male vediamo Abaddon cercare di sovrastare la sua rivale Arella e di prendere il controllo dell’intero regno di Oblivion.
La nostra protagonista, proveniente dal Nexus (il nostro mondo, secondo chi invece viene da Oblivion) e gettata in mezzo a tutto questo, si chiama Jennifer (Jen per gli amici), ed è più che convinta di essere una ragazza ordinaria fino al giorno in cui non viene aggredita insieme al suo ragazzo Lewis da uno strano mostro che lui sostiene di vedere frequentemente in sogno, e come lui finisce in coma.
Il suo risveglio sarà totalmente inaspettato, in quanto non sarà propriamente lei ad alzarsi dal letto, ma la sua anima: un buffo gargoyle che pare conoscerla a fondo la invita a seguirlo in un mondo dove i mortali non sono ammessi, ma che per qualche motivo ha bisogno del suo intervento.
Come appunto dicevamo, l’ordine e il caos sono in conflitto, e Jen è l’eroina scelta per contrastare l’esercito di Abaddon, anche se più volte tenterà di ribellarsi per tornare alla sua vita ordinaria (“sono solo la cameriera di una caffetteria!”); il suo carattere ribelle e a tratti scortese va in netto contrasto con quello cordiale e paziente di Scree, il suo compagno gargoyle.
Effettivamente è facile simpatizzare con lui e stare dalla sua parte, quando Jen comincia a scaricare tutto lo stress sul povero compagno. Il simbolo che la ragazza ha tatuato sulla schiena pare essere molto importante, oltre che un mistero per i personaggi stessi, che non sanno il motivo per cui compare spesso, ma questa cosa non viene spiegata.
Le quattro ambientazioni di Primal, ognuna con le sue caratteristiche e condizioni metereologiche, obbligheranno la ragazza a prendere le sembianze delle creature che le abitano grazie ai “vambracciali” che le vengono donati a inizio gioco, e la sottoporranno ogni volta a una trasformazione che sembra sempre dolorosa. Per ogni metamorfosi c’è un colore, che naturalmente è strettamente legato all’elemento dominante di quel mondo. Attenzione a non trasformare Jen in una creatura acquatica quando non c’è acqua nelle vicinanze!
Solum, Aquis, Aetha e Volca sono gli ostili mondi di Primal dalla palese influenza gotica che potrebbero avere un profondo significato ambientale: le condizioni del tempo in ognuno di questi luoghi rimangono sempre le stesse, come l’eterna notte d’inverno nel primo o le costanti piogge nel terzo. Gli agenti del caos si sono infiltrati ovunque e hanno sovvertito l’ordine e il normale funzionamento delle varie gerarchie.
I personaggi di Primal: vampiri, fauni e teste mozzate
Le creature che si incontrano in questi quattro regni hanno tutte delle caratteristiche particolari; se gli abitanti di Solum sono delle specie di capre umanoidi, quelli che popolano Aetha non sono nient’altro che vampiri assetati di sangue. I ricchi bevono il sangue dei poveri per restare giovani e immortali, e proprio come ci si aspetterebbe da dei nobili capricciosi, tagliano le teste di coloro che non apprezzano. C’è solo un problema, però: questi parlano ancora, e non solo. Litigano fra loro, costretti a “vivere” l’uno vicino all’altro nonostante tra tutti non scorra buon sangue.
Di sicuro la caratterizzazione e l’attenzione ai dettagli per ogni personaggio di Primal sono state notevoli, perché il senso dell’umorismo non manca quasi in nessun dialogo.
Pro e contro del lavoro di squadra
I comandi sono con tutta probabilità la cosa che più ha contribuito a far sì che Primal venisse accantonato, perché purtroppo disponeva di alcuni metodi che a lungo andare diventavano noiosi: durante i combattimenti, bastava schiacciare ripetutamente R1 e L1, ma per assicurarsi di finire i nemici c’era un solo modo: farsi venire la tendinite spammando R2 e L2 ancora più insistentemente. Senza il colpo finale, i nemici rimanevano storditi per un po’ e poi ripartivano alla carica.
L’esplorazione in Primal, tuttavia, era molto suggestiva, perché le musiche d’atmosfera accompagnate dagli inquietanti suoni d’ambiente sapevano far immergere il giocatore in quelle terre silenziose ma dove qualcosa era sempre in agguato.
Come già accennato, dopo aver cominciato il gioco esclusivamente nei panni di Jen, era possibile passare al controllo di Scree attraverso il tasto select, e usufruire delle sue abilità, tra cui quella di scalare i muri come se fosse una calamita. In questo modo, si potevano bypassare strade chiuse o torri troppo alte, andando ad aprire le porte per Jen o gettandole una corda per farla salire.
L’unico problema di questa funzione di Primal era che, a volte, dopo aver svolto un compito con uno dei due e nel tentativo di riunirli, il gioco si buggava e per un certo tratto i due personaggi non erano più in grado di seguirsi autonomamente come invece erano programmati per fare (oppure a volte si rischiava di perderne uno per strada a causa di qualche parete antipatica). Ma era presto risolto, perché questa condizione comunque durava soltanto il tempo di pochi passi, e inoltre accadeva raramente.
Un metodo di spostamento che risultava comodo erano i portali attraverso cui si poteva fare il classico viaggio rapido, e le tappe da raggiungere in questo modo si sbloccavano soltanto dopo averle visitate. Come per quasi ogni altra cosa, era necessario che ci fossero entrambi i personaggi per attivarli.
Quando si dimenticava l’obiettivo e ci si voleva ricordare quel che si stava facendo, bastava premere triangolo e Jen avrebbe domandato a Scree qual era la loro missione attuale, così da continuare la ricerca in base agli indizi che lui dava.
Rock & tarocchi
Tra i vari oggetti da raccogliere c’erano le carte dei tarocchi rappresentanti ogni personaggio di Primal, e ognuno associato a una delle figure del mazzo. Un simpatico e interessante contenuto aggiuntivo che vedeva Jen collocata come the fool (il matto). Trovarli tutti regalava solo la soddisfazione di aver completato la collezione, e comunque le immagini erano tutte molto belle da vedere. A mano a mano che si sbloccavano le cutscene, queste diventavano disponibili nel menù, era possibile rivederle e riprendere il gioco da quell’esatto punto, oltre che dai nostri salvataggi.
Nella colonna sonora sono state inserite le canzoni di un gruppo rock americano conosciuto come 16volt, che hanno contribuito a far sì che Primal avesse un impatto deciso in sintonia con la sua aura dark.
Insomma, Primal per me ha potenziale e, secondo la mia opinione, ciò che serve perché ne venga fatto un remake. La storyline è originale, coinvolgente e i personaggi sono ben scritti (molti di loro, almeno nella versione italiana, hanno lo stesso doppiatore, ma certi dettagli passano in secondo piano). Che tutto questo venga dimenticato sarebbe un gran peccato. Con la tecnologia di adesso, comandi e meccaniche migliorate e riviste qua e là, potrebbe avere ciò che serve per diventare finalmente un titolo conosciuto e apprezzato da un pubblico più vasto. Dopotutto, il fatto che sia stato messo in vendita anche nello store della PlayStation 4 vorrà dire qualcosa, no? Io la butto là, Sony. Per favore?!