Settimana scorsa vi abbiamo presentato un OLD BUT GOLD che ha fatto la storia dei simulatori di guida. Invece oggi vogliamo regalarti esattamente il contrario. Non intendo un gioco orribile che con le corse non ha niente a che fare ma un titolo che delle corse arcade è stato il più insigne rappresentate sulla vecchia PlayStation.
Wipeout ha visto la luce sulla prima console di casa Sony nel 1995, è nato si può dire, con la stessa PlayStation. Per te che hai letto anche la rubrica della settimana scorsa questo titolo non dovrebbe essere niente di sconosciuto se sei uno della vecchia guardia ma, se sei un giovane rampollo dei videogiochi non mi resta che presentarti nella maniera più dettagliata possibile quella che è stata l’esperienza di un piccolo gamer che metteva per la prima volta le mani su un controller grigio marcato Sony.
Wipeout non dovevi per forza comprarlo!
Come tanti titoli anche per l’arcade racing prodotto da Psygnosis era previsto, all’interno della console, una versione di prova dentro un Demo Disc che era fondamentalmente la versione ormai obsoleta del PlayStation Store. Assolutamente non potevi comprarci i giochi ma almeno avevi la possibilità di provarli, hai detto poco!
Soprattutto, in alcuni bundle disponibili al momento dell’acquisto della console avresti addirittura potuto trovare il gioco completo all’interno. Insomma, non dovevi necessariamente comprarlo il gioco ma, una volta provata la demo, avresti potuto non farne più a meno.
Partiamo dal presupposto che il mio forte non sono mai stati i giochi di corse. Certo, ho sprecato un sacco di ore su vari tracciati di vari simulatori di guida ma Wipeout aveva qualcosa di diverso agli occhi del giovane videogiocatore che ero. Per cominciare era figo e su questo nessuno che avesse avuto in mano un controller PlayStation e meno di dieci anni avrebbe potuto dire il contrario.
I colori, l’ambientazione futuristica e distopica, il tutto condito con delle navicelle antigravità! Hai capito bene, navicelle antigravità! I giochi di corse sono sempre esistiti ma qui avevi la possibilità di correre sopra degli hovercraft che viaggiavano staccati dal suolo. La cosa era fuori di testa, te lo posso assicurare! L’effetto dell’ombra sotto il tuo hovercraft lungo la pista che ondeggia in su e in giù dopo aver fatto un salto o aver sbattuto contro un muro invisibile era a dir poco ipnotico!
Alla fine era tutta questione di stile
Alla base di Wipeout c’era la figaggine, questo è palese. Potevi scegliere tra otto hovercraft diversi, guidati da otto piloti diversi. La tua decisione era guidata solo ed esclusivamente da chi avesse il mezzo più bello, niente di più! Il tuo hovercraft avrebbe percorso con tutta la sua sfacciataggine sei tracciati situati in diverse parti del mondo attraverso ciò che potremmo assolutamente definire un rollercoaster di emozioni.
I tracciati che si percorrevano in Wipeout infatti si sviluppavano sia da un punto di vista di lunghezza che di verticalità. Si ripetevano nelle varie gare salite e discese che davano assolutamente la sensazione di non sapere cosa aspettarsi una volta superata la prossima altura, una sorta di vuoto allo stomaco tipico delle montagne russe.
Ma la cosa che più di ogni altra rendeva giocare a Wipeout una vera esperienza era la sua colonna sonora. Non so come spiegartelo ma correre e sfrecciare, soprattutto nella rapier class (erano due le classi di difficoltà del gioco e la rapier era la più alta, veloce e adrenalica a differenza della venom, assolutamente più lenta e piantata ndr.) con, nelle orecchie, musica elettronica a tutto volume era la cosa più entusiasmante che si potesse chiedere a un videogioco di corse di quegli anni.
Percorrere canyon che renderizzavano molto più lentamente del tuo hovercraft mentre sparavi razzi e rallentavi i tuoi avversari nella speranza di raggiungere per primo il traguardo era, ed è tutt’ora, una cosa emozionante e adrenalinica.
Psygnosis ha creato con Wipeout un franchise incredibilmente vasto e assolutamente sottovalutato. Allo stato attuale delle cose, dove tutto ci spinge verso l’iperrealismo ritengo che titoli come questo potrebbero rendere assolutamente più piacevoli tante serate passate davanti lo schermo a lamentarci di quanto un determinato tipo di luce renda poco credibile un elemento insignificante del fondale.