Peter Jackson’s King Kong, come dice il titolo, è un’opera videoludica creata in collaborazione con lo stesso regista dell’omonimo film, King Kong.
L’opera cinematografica ha raggiunto le sale nel 2005 e partiamo da un presupposto, reputo il film uno dei migliori riadattamenti dell’opera originarle degli anni 30, anche rispetto al più recente Kong: Skull Island.
Il film di Peter Jackson si presenta come un remake appunto dell’opera prima, degli anni 30, e lo fa in maniera magistrale, ogni personaggio è caratterizzato al meglio, complice un cast di tutto rispetto che vede partecipe anche il noto Jack Black.
Le rappresentazioni in computer grafica, poi, sono di pregevolissima fattura, ma perché ho deciso di introdurre questo appuntamento con Old But Gold parlando del film? Proprio perché ha dato la possibilità al videogioco di partire da una base molto solida.
Ormai è ben noto come le trasposizioni videoludiche di opere cinematografiche finiscano sempre per deludere, ma trovo che in questo caso la partecipazione attiva del regista, anche nella produzione del videogioco, abbia fatto la differenza.
Peter Jackson’s King Kong, un’avventura senza tempo
Il gioco è uscito anch’esso nel 2005, precisamente il 14 novembre su PlayStation 2, Xbox 360, Game Cube e PlayStation Portable; avevo solo dieci anni al tempo e già ho la pelle d’oca nello scrivere questa retrospettiva, che mi suscita le stesse emozioni che provai al tempo.
Ad occuparsi dello sviluppo ci fu la nostra cara Ubisoft, i più purtroppo dimenticano troppo spesso quante perle del mercato videoludico abbia sviluppato il team francese.
Peter Jackson’s King Kong riprende passo passo le vicende narrate nel film, elevando il tutto a mio parere grazie al livello estremo di immersione e alle meccaniche di gioco che andrò ad elencare a breve.
Nell’opera sono però presenti anche molti contenuti tagliati dal film, il che lo rende ancora più interessante e capace di mostrare molti retroscena produttivi del titolo.
Il gioco è un FPS action- adventure immersivo, ma riesce a cogliere ciò che c’è di buono anche da molti altri generi. Lungo tutta l’avventura impersoniamo Jack Driscoll uno sceneggiatore newyorkese intento a seguire Carl Denham e la sua troupe in un viaggio in un’isola inesplorata, per dare vita ad un film che sbancherà nei teatri di tutto il mondo.
Come ben saprai i piani del regista Carl Denham vanno in fumo ben presto, la troupe scopre infatti che l’isola nasconde segreti oscuri, creature preistoriche di ogni genere popolano le foreste e una scimmia di dimensioni sovrumane rapisce l’attrice protagonista del film, Ann Darrow.
La missione di Jack è quindi quella di ritrovare Ann e cercare di portare a casa la pelle assieme ai compagni d’avventura.
Peter Jackson’s King Kong, più di una sola esperienza
Il gioco come detto è alla base un FPS e come tale prevede l’utilizzo di svariate armi da fuoco e non solo, sono presenti infatti una moltitudine di armi bianche, come lance e ossa appuntite.
Tra le peculiarità dell’opera c’è la totale assenza di un HUD (interfaccia utente che permette di tenere sotto controllo munizioni, salute e molto altro), che al tempo era onnipresente nei videogiochi, fatta qualche eccezione.
Questo permette al giocatore di immedesimarsi al cento per cento nel racconto; come detto in precedenza il titolo presenta una moltitudine di sottogeneri, ad esempio sono molteplici le sezioni di gioco orrorifiche che, perlomeno al tempo, mi diedero qualche problema a completare l’opera tutta d’un fiato.
A questo si aggiunge un’intelligenza artificiale, di amici e nemici, degna di nota, nulla era scriptato e ciò andava a creare una buona variabilità delle sequenze di gioco.
I vari personaggi sono caratterizzati molto bene e rimandano fedelmente alle controparti cinematografiche, complice un comparto tecnico che all’epoca faceva quasi urlare al miracolo, con effetti di luce molto realistici ed ambienti ben realizzati.
Peter Jackson’s King Kong, non dimentichiamoci del “vero” protagonista
Nell’opera è possibile anche vestire i panni di King Kong, a mio parere sezioni di gioco davvero ben calibrate e ben riuscite; immagina di passare da un’inerme Jack Driscoll, armato di lancia e sempre in pericolo di vita, ad uno scimmione gigante che devasta tutto ciò che gli si para davanti.
Le sezioni di Kong infatti sono le più divertenti e spezzano in modo intelligente il ritmo cupo e tetro al quale si viene abituati durante il gioco; sfogare la rabbia contro nemici che prima vedevamo come titanici ed insormontabili era goduria pura.
Detto questo pare che però molti giocatori avessero riscontrato alcune difficoltà nell’utilizzare lo scimmione, che peccava di un sistema di arrampicamento un po’ legnoso; in aggiunta la telecamera fissa, durante le sezioni di Kong, non permettevano di calibrare bene gli attacchi durante i combattimenti, a favore di una maggiore presenza scenica.
In conclusione, da fan nostalgico apprezzerei davvero tanto un remake di un gioco come Peter Jackson’s King Kong, capace di convogliare vari generi videoludici in un’unica formula vincente, con boss fight avvincenti ed un’immersività senza pari.
Peter Jackson’s King Kong, curiosità
- Sapevi che è presente un finale alternativo al classico combattimento di Kong sull’Empire State Building? Per ottenerlo è necessario completare l’avventura subendo il minor numero di danni possibili. Nel finale alternativo vestiamo i panni di Jack Driscoll e possiamo salvare Kong dal suo tragico destino.
- Ubisoft non ebbe vita facile con un personaggio come Peter Jackson alla supervisione, che fece da “occhio che tutto vede” sulla produzione; non era quasi mai contento dell’operato degli sviluppatori e li costringeva a ricominciare da zero il lavoro più volte. Considerando il risultato finale forse è stato meglio così!
- L’opera videoludica ha contribuito al rientro dei costi di produzione del film, che ancora oggi viene sottovalutato da molti appassionati di cinema.
Spero tu abbia gradito questo tuffo nel passato insieme a me e spero di rivederti al prossimo appuntamento con Old But Gold!