Che la prima, storica, PlayStation abbia avuto la capacità di sdoganare l’hobby del videogioco è un fatto abbastanza risaputo. Nella nostra rubrica Old But Gold abbiamo già trattato svariati titoli riguardante la console Sony e anche il titolo di oggi fa parte di questa categoria; mettiti comodo, sistema il sedile, specchietto retrovisore e allaccia la cintura perché oggi parliamo di Gran Turismo.
Gran Turismo: the Real Driving Simulator
La definizione Real Driving Simulator è uno degli elementi distintivi che accompagna costantemente la serie Polyphony Digital sin dal suo debutto datato 1998. Posta appena sotto il titolo, questa dicitura faceva capire in maniera chiara e distintiva che con Gran Turismo non si scherzava affatto. La volontà era quella di creare un simulatore di guida sportiva a tutti gli effetti, complice anche le potenzialità tecniche di PlayStation che ovviamente consentivano per la prima volta un approccio simile.
Il popolo videoludico era pronto a un’esperienza colossale come questa, anche perché i possessori di PlayStation avevano già avuto a che fare con titoli come Metal Gear Solid, Resident Evil o Final Fantasy VII, tanto per citarne alcuni. La grandezza di Gran Turismo era talmente elevata che riuscì a divertire e appassionare anche quei giocatori magari poco avvezzi al genere o comunque al mondo dei motori.
Questo potrebbe sembrare un paradosso, perché avere a che fare con Gran Turismo; proprio perché il modello di guida era abbastanza fedele alla realtà e riproponeva in maniera piuttosto fedele le caratteristiche di motori, cilindrata e assetti generali di ogni vettura. In Gran Turismo era importante ovviamente potenziare il proprio bolide stando attenti a bilanciare il peso onde evitare di finire fuoristrada al seguito di brusche frenate o magari di rallentare le prestazioni del motore.
In Gran Turismo si era soliti investire molto tempo nel garage virtuale con lo scopo di trovare il giusto assetto e facilitare un po’ la gara successiva, per una personalizzazione di setup che fino a quel momento non aveva assolutamente precedenti.
La potenza è nulla senza controllo
A un gameplay dunque estremamente soddisfacente nonostante la poca praticità, Gran Turismo metteva a disposizione anche svariate modalità di gioco, giusto per non far dimenticare che prima di tutto è un videogioco. La primissima azione necessaria per accedere ai numerosi tornei di Gran Turismo era il conseguimento delle patenti, suddivise in categorie, per le quali era richiesto al giocatore di raggiungere determinate sfide e obiettivi per poi passare a quella successiva, con un grado di sfida crescente.
Affrontare le patenti era necessario per prendere parte ai tanti tornei che componevano il pacchetto delle modalità di gioco e questo è, senza dubbio, un altro tratto distintivo della saga Polyphony Digital.
I tornei rappresentavano il lato maggiormente ludico della produzione; numerosissimi e vari, garantivano un numero di ore praticamente infinito. La particolarità va ricercata nel fatto che la maggior parte di questi erano accessibili solo rispettando alcuni parametri, non solo legati alle patenti acquisite fino a quel momento, ma anche a particolari eventi, in genere collegati all’assetto della macchina o dedicati solo alle vetture con un certo peso, trazione, modello, casa, ecc.
Questo fattore andava inevitabilmente a sfociare anche sull’aspetto economico di Gran Turismo, perché per affrontare un torneo magari non avevamo la vettura richiesta e dunque era necessario acquistarla. In base al piazzamento ottenuto in gara il gioco si riceveva una certa somma di denaro che poi si sarebbe dovuta destinare all’acquisto di nuove macchine o al potenziamento delle stesse.
Un circolo ludico che dava enorme soddisfazioni, forse inizialmente un pochino di frustrazione per via dei pochi fondi a disposizione e che costringevano ad affrontare magari più e più volte delle sfide già affrontate per ottenere la somma di denaro necessaria, ma che poi si trasformava in soddisfazione quando si riusciva a raggiungere l’obiettivo.
Una gioia per gli occhi
La sensazione di trovarsi di fronte a un simulatore di guida non veniva suscitata solo dal gameplay piuttosto fedele alla realtà, ma anche per la moltitudine di vetture e tracciati di gioco realmente esistenti, grazie alle numerose licenze che Sony riuscì ad ottenere.
Gran Turismo si apre con un’intro in FMV che credo sia una delle migliori di sempre per l’epoca, con queste vetture che sfrecciano, le inquadrature tattiche che permettevano di ammirare ogni dettaglio. È risaputo che anche l’occhio vuole la sua parte e Gran Turismo infatti era molto bello da vedere.
Tecnicamente riuscì a raggiungere vette altissime per via dei circuiti molto dettagliati, per l’impeccabile realizzazione delle vetture e per una sensazione di velocità impagabile, il tutto sorretto degnamente da un motore grafico che riuscì a spremere a fondo l’hardware di Sony.
Gran Turismo rasentava la perfezione, perlomeno nel suo genere. Era appagante joypad alla mano, tecnicamente sbalorditivo e aveva tante modalità di gioco, anche multiplayer. Era infatti possibile sfidare un amico, ma non solo; si potevano salvare le vetture in nostro possesso sulla memory card per poi esportarle a casa del nostro amico che ci aveva gentilmente invitato.
Dopo aver visionato filmato introduttivo di cui parlavo, sono certo che ogni giocatore che si avvicinò per la prima volta a Gran Turismo ebbe la sensazione di trovarsi di non di fronte al “solito” gioco di guida, ma a una vera e propria esperienza. E in effetti fu proprio così.