Opere che con la loro nascita tracciano un segmento tra passato e futuro. Videogiochi, nel caso specifico, che sovvertono lo status quo fino ad allora vigente. Dopo la loro creazione si potrà solo seguire il loro fulgido esempio. Oggi ho il piacere di scrivere su uno dei più grandi esponenti di questa categoria. Quest’oggi ti parlerò di Final Fantasy VI.
La Tecnica
Partorito da Square Soft nel lontano 1994 per il Super Nintendo Entertainment System come il fisiologico successore della omonima serie, Final Fantasy VI fin dai suoi primi giorni di produzione si discosto molto dai suoi precedenti fratelli. Al volante dell’aeronave numero sei non vediamo Hironobu Sakaguchi, oberato d’impegni e neo vicepresidente, ma i due talentuosi Yoshinori Kitase e Hiroyuki Itō. Il primo si occupò degli eventi e delle ambientazioni, il secondo invece di tutti gli aspetti legati al combattimento. Il semplice cambio in comando era solo un tassello della rivoluzione insita in questo progetto, lo scopo era la sua forza propulsiva.
L’obbiettivo era quello di creare un videogame in cui tutti i personaggi erano i protagonisti. Adesso può sembrare una cosa consueta ma allora non lo era. Partendo da questo presupposto il lavoro prese una connotazione ibrida. Ognuno aveva il suo ruolo nella produzione ma contemporaneamente tutti aggiungevano idee alla struttura generale. Quest’anima sfaccettata si può notare molto facilmente ripescando i vari creatori dei quattordici, si hai letto bene, personaggi giocabili di Final Fantasy VI. Senza fare una tediosa lista te ne cito solo due coppie: Shadow e Setzer portano il cognome di Tetsuya Nomura, regista della grafica, invece Edgar e Sabin sono stati ideati da Kaori Tanaka, sviluppatrice della grafica del campo di gioco.
Anche nel comparto grafico questa pietra miliare si allontana dai sui predecessori e alza l’asticella del possibile. Parte di questo passo in avanti si deve a Kazuko Shibuya che creò degli sprite avveniristici per quell’era. Altro elemento fondamentale è stato un utilizzo molto più approfondito della modalità grafica Mode 7; il gioco dava un impressione di prospettiva tridimensionale per quanto fosse bidimensionale. Continuando a parlare del visivo lo squisito aspetto dei nostri eroi lo dobbiamo alle sapienti mani di Yoshitaka Amano, noto e abilissimo collaborate di tutta la serie Final Fantasy.
Concludo la sezione tecnica prima di tutto sottolineando che anche il comparto sonoro non era da meno rispetto al resto. Soprattutto grazie alla collaborazione alle musiche con il grandissimo Nobuo Uematsu. Il suo brano Dancing Mad viene ancora considerato una delle più belle canzoni mai create per un videogioco. Penso che non devo aggiungere altro considerando che si parla dell’era dei 16-bit. In fine, piccolo aneddoto, per quanto il gioco sia stato rilasciato nei tempi previsti Final Fantasy VI ha sofferto di numerosissimi bug prima del reale rilascio.
La Storia
Arriviamo alla stella polare di questo firmamento chiamato Final Fantasy VI che sono la trama, i protagonisti e la loro nemesi. Devo ammettere che tra l’abuso di caffeina e la responsabilità di quello che devo scrivere mi tremano le mani. Prima di iniziare vi esorto a tenere a mente il contesto, quello che ti può sembrare qualcosa di già sentito nasce molto probabilmente in questo gioco. In seconda battuta per non rendere questo testo oltremodo prolisso cercherò di fare dei focus, ben specifici, per farvi intendere la grandezza di questo gioco.
Il mondo di questo videogioco parte da un setup abbastanza consueto con una ambientazione che ha vissuto un grande conflitto, la Guerra dei Magi, che ormai è diventata leggenda e sarà usato come parte del motore della narrazione. Però il contesto in cui si muovono i nostri personaggi è quello di uno steampunk, genere che si discosta completamente dagli altri titoli della serie e dai videogiochi in generale. Altro punto che si allontana dal solito è il fatto che il personaggio principale, il protagonista tra i protagonisti, è una donna.
Terra Bradford, la sopracitata donzella, insieme a Celes Chere, altra protagonista, portano con loro un tema che pochi videogiochi hanno trattato. Trasudano femminismo da ogni poro. La prima inizia la sua storia controllata dal villain principale, manco a dirlo un uomo, e la vedremmo strappare le sue catene, prendere coscienza di chi è realmente e vendicarsi del suo aguzzino. La seconda si renderà conto di stare dal lato sbagliato della guerra; la si vedrà ribellarsi e verso le battute finali della storia affrontare la pura disperazione, fallendo. Perché si parla anche di individui fallibili e come tali umani, tridimensionali e realistici. Considera che per la maggior parte dei protagonisti si affrontano tematiche di questa importanza.
Ovviamente in ogni buona storia che si rispetta anche la nemesi deve essere allo stesso livello della propria controparte. Kefka Palazzo si presenta vestito come uno sfarzoso pagliaccio, con una riconoscibile risata che demarca subito la sua follia e un cuore malvagio da far paura al diavolo stesso. Sulle prime battute, togliendo il fatto che dimostra subito uno spiccato carisma, potrebbe sembrare il classico cattivo perché deve essere cattivo. Nulla di più sbagliato. Nella sua purezza troviamo la profondità di questo villain, il diabolico clown è la quinta essenza del nichilismo e ogni suo atto è un riverbero di questo suo io.
Passo alla conclusione della rubrica con un veloce scorcio sulla grande trama dietro a Final Fantasy VI. Avendo delle figure centrali importanti anche la trama principale non è da meno. Non la classica storiella tra il bene e il male, ma un più profondo scontro, nel primo atto tra oppressi e oppressori mentre nel secondo fra Ordine e Caos. Nella prima parte si seguirà la vicenda di un Impero che non si farà scrupoli per raggiungere i proprio scopi. In quella successiva il male avrà la meglio e i nostri eroi avranno a che fare con uno scontro tra l’umano e il divino. Adesso ti lascio sperando che questo Old But Gold ti sia piaciuto e che sia riuscito nel suo intento di farti conoscere, in minima parte, questa opera d’arte.