Oggi parliamo di un titolo piuttosto controverso, il sequel di uno dei videogiochi più strampalati che industria del videogioco abbia mai visto. Nato dall’avvento del prequel Katamari Damacy, We Love Katamari era un gioco che il mondo videoludico meritava, ma di cui non aveva bisogno.
L’obiettivo di gioco e anzi il gameplay stesso erano molto elementari, ma non per questo insoddisfacenti. Nel panni del Principe, un stranissimo esserino verde, saremo incaricati da nostro padre il re del cosmo di andare sulla terra, per inglobare ogni cosa e creare dei Katamari giganti.
L’obiettivo del gioco è un po’ come quello di creare un’enorme palla di neve, ma fatta di qualsiasi oggetto possibile. Infatti devi sapere che il potere del Katamari, questa strana palla colorata, è quello di poter inglobare sulla sua superficie qualsiasi oggetto che non sia troppo grande e renderlo esso stesso un collante.
Immagina quindi un Katamari grande come una gomma da cancellare: all’inizio potrà inglobare solo piccole cose, come temperini o tappi, per poi diventare sempre più grande, fino a diventare in grado di prendere gatti e cani. Da li in poi puoi cominciare a considerare il Katamari un’arma di distruzione di massa: con il giusto tempo a disposizione potrai renderlo sempre più grande, e in un folle quanto soddisfacente climax passare dall’inglobare piccoli oggetti casalinghi fino ad arrivare a persone, elettrodomestici, automobili, parti di città, alberi e poi addirittura interi edifici, in alcuni casi persino continenti.
Man mano che il tuo Katamari si ingrandisce il modo in cui vedrai il mondo comincerà a mutare. Gli esseri viventi che prima potevano colpire la tua palla rotolante, man mano che ti ingrandisci non diverranno altro che parte del mucchio. Lo stesso paesaggio urbano cambierà a seconda della tua grandezza e quella che ti sembra una stanza enorme, in cui tu sei praticamente una pulce, potrebbe divenire uno degli edifici che ingloberai pochi minuti dopo. Questo senso di avanzamento, che negli MMORPG si percepisce dilazionato in un grandissimo arco di tempo, in We Love Katamari è vissuto come un climax frenetico, esponenziale e meraviglioso, in cui si prova la soddisfazione atavica della crescita spropositata e continua.
Per muovere la nostra arma di distruzione NON letale su PlayStation 2 era necessario controllare il rotolamento del Katamari coi i due analogici nella maniera in cui si controllerebbe un tank. Con l’utilizzo congiunto degli stick analogici verso avanti potrei avanzare, tenendoli entrambi in diagonale potrai rotolare lateralmente mentre tenendone uno su e uno giù potrai ruotare la telecamera. Muoversi sembra molto complesso e all’inizio lo è, ma grazie un buon tutorial e una curva d’apprendimento ottima questo sistema di controllo si rivela ben riuscito.
We Love Katamari!
Nel prequel Katamari Damacy tutte le sfide richiedevano, per la buona riuscita del livello, la necessità di rispettare il tempo limite degli stage mentre In We Love Katamari ci vengono proposte anche sfide alternative. In alcuni di queste ti vedrai concorrere in vere e proprie gare di lancio, che ti costringeranno a far raggiungere grandi velocità a un Katamari di una determinata dimensione. In altri ancora ti verrà chiesto di far raggiungere al katamari una dimensione simile a quella di un altro oggetto senza che però ti venga mai mostrata la grandezza raggiunta.
Alcuni livelli sono ancora più folli di così e non ci vedono neppure destreggiarci con un Katamari. Per esempio c’è l’assurdo livello con il lottatore di sumo che dovremmo far rotolare sul cibo per aiutarlo ad ingrassare. Un altro livello folle è quello dove bisognerà completare un pupazzo di neve gigante con una palla di neve fatta di pinguini e sciatori e ovviamente… Neve! C’erano persino vere e proprie gare di velocità in cui era impossibile impedire al Katamari di accelerare.
Per fortuna queste aggiunte, oltre ad essere molto originali, vanno a regalare linfa vitale a un sistema di gioco che, seppur praticamente perfetto nel suo intento, avrebbe rischiato di rendere un more of the same come We Love Katamari un progetto stantio. Fra l’altro questa versione introduce una modalità co-op davvero divertente da giocare in locale.
Ho sempre trovato il comparto sonoro del gioco folle e ben azzeccato al tipo di comicità, se così vogliamo definirla, del titolo. In sostanza credo che il nome di We Love Katamari sia molto esplicativo: è sicuramente considerabile come un more of the same, ma è un must assoluto per chi ha apprezzato il primo titolo e amplia in modo originale persino il gameplay di una formula che era già perfetta nel primo capitolo.
Katamari Damacy è tornato in questa generazione con la versione Reroll su Nintendo Switch. Purtroppo non credo abbia venduto tantissimo e per questo nutro seri dubbi sul fatto che potremo rivedere tornare We Love Katamari con un’operazione commerciale del genere, ma il Principe che c’è in me non può proprio fare a meno che sperarlo!