Il primo ricordo a tema videoludico che io abbia è quello di mio nonno seduto alla sua scrivania intento a finire Sonic the Hedgehoge & Knuckles. Io non l’ho mai giocato, in verità la saga del porcospino blu non mi ha mai fatto impazzire.
Il primo gioco invece che abbia affrontato in prima persona è stato TMNT 4: Turtles in Time, su SNES. Ero in vacanza, la tipica vacanza calabrese, e due amiche, gemelle, portarono in vacanza la loro console. Ci passavamo le serate e lì scoppiò l’amore per i videogiochi. Per il mio compleanno decisi che una console sarebbe stato il mio regalo. Non sapevo quale, all’epoca neanche sapevo di aver giocato ad uno SNES, ma lo volevo.
Finite le vacanze e tornato a casa ebbi il mio regalo, un bellissimo famiclone del NES pieno zeppo di giochi, per gli standard odierni forse non proprio zeppo, ma saranno stati almeno una ventina.
Tra tutti quelli presenti ne ricordo alcuni molto chiaramente: SuperMario Bros, Circus Charlie, Galaga, PacMan e lui, il protagonista di questo articolo, il principe. CONTRA.
Era favoloso: si correva, si saltava e si sparava. I personaggi nel menù iniziale erano il perfetto stereotipo dell’eroe degli anni 80/90, per intenderci Stallone e Schwarzenegger, e si poteva addirittura giocare in due. Ed il secondo posto era chiaramente sempre preso da…mia madre! E già, magari ne riparleremo delle mamme gamer che ti speedrunnano RE4.
Ma torniamo a noi, torniamo a Contra di Konami per Nintendo Enterteinement System del 1988.
Alla fine degli anni ’80 era la grande N a farla da padrone, con più di 61 milioni di unità vendute in tutto il mondo. Le dirette competitor (all’epoca SEGA Mastersystem e Turbo Grafx16) costantemente all’inseguimento, cosa che ancora oggi sembra ripetersi ciclicamente. All’epoca il NES fu capace da solo di ridare vita ad un mercato dato per morto qualche anno prima, grazie ad un’esplosione di produttori che rilasciarono sul mercato decine di macchine abbandonate a loro stesse nel giro di mesi, lasciando l’utente in balia delle onde (non fu solo il povero ET di casa Atari a far crollare tutto, diciamo che forse fu solo una goccia più grande nel vaso ormai già strabordante). Brand che ancora oggi amiamo e ci fanno acquistare l’ultima console sono stati inventati proprio in quegli anni, come SuperMario, Kirby e Metroid.
Ricordiamo che in quegli anni le trame dei videogame erano abbastanza basilari e mai troppo crude o violente. C’erano principesse da salvare, cattivi da uccidere ma nulla più. Anche il titolo di oggi non ci rende la vita facile, infatti la trama che vi spiegherò a breve non è quella originale, bensì un palliativo Europeo. Infatti il gioco originale era ambientato nel futuro, con dei protagonisti robot che prendevano chiaramente ispirazione dal Terminator di Cameron e che dovevano combattere delle forme di vita aliene arrivate fin qui su un meteorite (vi ricorda qualcosa?).
Com’è diventata invece da noi la storia? Meglio di un classico di Hitchcock: due commando chiamati rispettivamente Donald McRonald e Roland McDonald (non sto scherzando!) in alcune versioni, Lance e Bill in altre o ancora Mad Dog e Scorpion (i fan di tutto il mondo sono abbastanza confusi ancora 30 anni dopo) che per comodità chiameremo “quello blu” e “quello rosso”, devono sgominare la malvagia organizzazione Red Falcon.
Il gameplay era semplicissimo, anche perché all’epoca c’erano due tasti e dovevi farci tutto. Con uno si saltava e con l’altro si sparava, punto. E menomale, già così credetemi si moriva meglio del ghiacciolo al mare.
Orde di nemici da ogni direzione, cannoni travestiti da rocce per depistarvi, mine, ponti crollanti, sezioni in simil 3D (eh si cari miei, si moriva in tutte le dimensioni) che all’epoca mi sembravano pura fantascienza, ed i boss, quei maledetti boss di fine livello. Il primo, diciamocelo, era carino e tranquillo, ci perdevi una vita ma poi moriva. Dal secondo in poi il loro codice era stato scritto dal generale Patterson in persona e l’unico aiuto che il gioco poteva dare erano dei power up alle nostre armi che potevano trasformarle da fucili (dai proiettili simili a pop corn) in pistole laser, lanciafiamme o shotgun.
Ma quante vite avevamo? Ben 3, eh si, mica siamo spilorci noi, 3 bellissime vite per soli 8 livelli di terrore puro (più un boss per ciascuno).
Mai terminato da bambino, neanche con l’aiuto di mia madre a fare da secondo giocatore. L’unico modo è stato abbastanza recentemente grazio all’aiuto del mitico Konami code di cui all’epoca non ero a conoscenza.
Il gioco alla fine era solo questo, un ammasso di pixel pieni di rancore ed amore che oggi consiglio a tutti. La saga è andata avanti, sono usciti altri capitoli sia per SNES, dove hanno avuto un grande successo, sia addirittura su PlayStation 2, dove la saga ha trovato la sua fine visto un capitolo davvero inglorioso per un brand del genere.
Giocatelo, vi prego giocatelo. E’ lì l’essenza dell’arcade, nel morire senza poterci fare nulla, nel non riuscire ad essere meglio di una macchina scorretta, ma alla fine farcela lo stesso, magari con un aiutino dei suoi stessi creatori colpevoli.