Risoluzione in Ultra HD, 2k, addirittura 4K, un fotorealismo che sembra essere sempre più vicino, Ray Tracing, DLSS e chi più ne ha più ne metta.
Tutto questo progresso digitale sembrava soltanto un miraggio quando, nell’ormai lontanissimo 1989, un giovanissimo game designer di nome Jordan Mechner, dopo essersi già distinto creando Karateka (un gioco rimasto nel cuore di tanti appassionati di retrogaming), si ritrovò a creare un semplice gioco dal nome di Prince of Persia. L’uomo non avrebbe neppure lontanamente immaginato il grande successo che questo Prince of Persia gli avrebbe portato, sia nell’immediato futuro che in quello più lontano.
Come in una grande favola…
La trama di Prince of Persia è davvero molto semplice: il tutto si svolge nella medioevale Persia (chi non l’avrebbe detto!), il cui sultano si trova, a causa di una guerra, ben lontano dal suo palazzo, dove però è ben presente l’infedele visir Jaffar a farne le veci! Quest’ultimo, ben carico di cattive intenzioni, sta complottando per attuare un colpo di stato e arrivare così al potere.
A frapporsi fra lui e il trono c’è soltanto un “piccolo ostacolo” che gli impedisce di realizzare il suo sogno, la figlia del sultano, la Principessa! Jaffar decide quindi di imprigionare la dolce donzella nelle sue stanze, per obbligarla a sposarlo; in caso la ragazza decida di rimanere ferma su un rifiuto, le verrà “gentilmente” data la morte.
Alla principessa, già innamorata del nostro personaggio, viene concessa soltanto un’ora di tempo per decidere il suo destino.
Anche il nostro protagonista, un avventuriero tutto muscoli e pixel, in quanto amante della principessa è prigioniero del malvagio visir. Il suo compito sarà quello di salvare la sua amata, superando il dungeon in cui è stato imprigionato. L’impavido ragazzo dovrà quindi cercare di attraversare i 12 livelli previsti dal gioco che pullulano di guardie, trappole, rovinose cadute, lame, tagliole, un suo doppelganger oscuro (ripreso nel gioco Prince of Persia I Due Troni) e chi ne ha più ne metta. Il tutto, nei 60 minuti che sono stati concessi alla principessa dal visir!
Le mie prigioni…
Prince of Persia ha una difficoltà crescente ed è caratterizzato da una curva d’apprendimento piuttosto rapida. Si parte da un primo livello piuttosto basilare, dove le prove da superare sono veramente poche, fino ad arrivare all’ultimo, il dodicesimo, che può rivelarsi ostico per chiunque non fosse abituato ai platform dell’epoca.
Ricordo che quest’ultima stanza mise parecchio alla prova la mia pazienza, soprattutto contando il fatto che a ogni morte sarebbe stato necessario ricominciare l’intero livello da capo. Un altro piccolo dettaglio non trascurabile è che in Prince of Persia non è possibile salvare, per cui era necessario procedere fino alla fine tutto d’un fiato, a meno di non voler abbandonare la principessa al suo destino.
La possibilità di non salvare può sembrare una pesante limitazione, ma in effetti Prince of Persia non avrebbe potuto costringerti a lunghe sessioni di gioco neppure volendolo. Il gioco infatti introduce un’embrionale concetto di speedrun: in 60 minuti avresti comunque dovuto completare tutti i livelli.
Il protagonista, all’inizio della partita, avrà a disposizione soltanto tre barre di energia, contraddistinte da dei triangolini rossi mostrati in basso a sinistra. Ogni volta che subiremo un colpo da un nemico o che cadremo da un’altezza consistente perderemo una barra d’energia, al termine delle quali sopraggiungerà la morte.
Se invece ci trovassimo a cadere da un punto troppo alto, venissimo attraversati da lame o ancora, fossimo trafitti dalle tagliole, la dipartita del protagonista sarebbe istantanea. Le possibilità di morire sono davvero molteplici, quindi per procedere nel miglior modo e nel minor tempo possibile era necessario trovare un buon compromesso fra prudenza e spregiudicatezza.
A bilanciare una difficoltà comunque non scontata per l’epoca, per fortuna non era stato inserito alcun permadeath: si può morire anche tantissime volte ma si ricomincerà sempre all’inizio dell’ultimo livello raggiunto. L’unico inesorabile nemico sarà lo scorrere del tempo!
Per aumentare le possibilità di sopravvivenza in questo dedalo sarà possibile trovare, nel corso di ogni livello, delle fiaschette. Queste ultime possono essere di piccole o di grandi dimensioni e possono emettere dei “vapori” di colore diverso, ovviamente a seconda della loro utilità. Nel caso di quelle piccole, se di colore rosso, ci serviranno a recuperare un triangolino d’energia. Se invece trovassimo quelle di colore blu, avremmo l’effetto opposto.
Pensi sia finita qui? Oltre a queste fiaschette dagli effetti semplici, era possibile trovare delle giare che, oltre a far aumentare i triangoli d’energia del personaggio potevano donare qualche piccolo imprevisto. In Prince of Persia era necessario valutare attentamente se bere da queste giare, poiché si correva il rischio di incorrere in effetti indesiderati, come giocare a testa in giù.
Ma quando veniamo alle mani?
Da buon guerriero qual è, anche il nostro protagonista avrà bisogno di una spada per poter difendersi dai nemici. Niente paura, la si troverà piuttosto in fretta e, una volta presa, potrai farti giustizia da solo attraverso i 12 livelli di gioco.
Il sistema di combattimento di Prince of Persia è molto basilare e si attiverà in maniera automatica non appena ti troverai davanti a una guardia. È anche possibile evitare quasi completamente gli scontri e, in questo caso, fare una sorta di pacifist run.
La maggior parte degli scontri è semplicissimo una volta presa padronanza con l’arma, anche se nel corso del gioco sono presenti degli scontri che richiederanno una certa abilità per essere superati!
Un sistema davvero semplice, composto da colpi normali, affondi e un rudimentale sistema di difesa. Tuttavia ogni azione va utilizzata con criterio, infatti colpi tirati alla cieca finiranno col farti ammazzare il 90% delle volte!
Sarà quindi imperativo imparare a destreggiarsi bene con l’arma, perché alla fine dei 12 livelli c’è ad attenderci nientemeno che Jaffar in persona; si tratta di uno scontro tutt’altro che facile da portare a termine, quantomeno sulle tue gambe digitali!
Una volta che si è riuscito ad avere la meglio sul malvagio visir, arriverà finalmente il momento di correre incontro all’amata principessa, assistendo a un lieto fine che rimane tuttora nel cuore di tutti gli appassionati di questo piccolo grande capolavoro del retrogaming. Giocare a Prince of Persia era come trovarsi in una vera e propria favola!
Un occhio dal futuro…
Prince of Persia, visto con gli occhi di chi negli anni ’80 aveva soltanto pochi anni, rappresentava un’esperienza indimenticabile, da guardare e ammirare con lo sguardo perso nella bellezza di ogni singolo pixel su schermo. La gioia e lo stupore che si provava nell’avviare ogni volta questo gioco, nell’ascoltare la sua colonna sonora che ti accompagnava immediatamente nell’epicità di quei luoghi incantati ed esotici, si trattava di un vero un sogno. Completare quei 12 livelli nel tempo stabilito di 60 minuti equivaleva ad entrare nell’Olimpo degli Dei, ci si sentiva capaci di compiere anche le imprese più estreme!
Ovviamente questa magia si è andata a perdere con l’avanzamento tecnologico e con la consapevolezza acquisita nel corso degli anni, ci si accorge inevitabilmente dei limiti e dei problemi che un titolo del genere poteva avere, nonostante la cura e l’amore con cui è stato realizzato. Va però ricordato un’aspetto importante: il genio e l’ambizione di Jordan Mechner.
Lo sviluppatore infatti creò un elaborato sistema che si prefiggeva di ottenere qualcosa di simile a quello che oggi gli sviluppatori vogliono dal motion-capture. Se hai giocato probabilmente Prince of Persia lo sai già, ma in caso contrario, devi sapere che le animazioni dei personaggi erano letteralmente le migliori rispetto a qualsiasi produzione dell’epoca; questo infatti era un’aspetto considerato molto marginale dalle software house.
Ma dopo Karateka, Mechner voleva creare qualcosa di unico e riuscì davvero a ottenerlo. Le animazioni di Prince of Persia si basano su dei filmati che che Joardan fece al fratello, a cui chiese di replicare le semplici azioni che vediamo fare al nostro principe di Persia. L’uomo poi mise i video su TV e fotografò frame per frame ogni movimento con una camera da 35mm. Successivamente, con un metodo lento complesso e tedioso, digitalizzò e ritoccò le foto in modo da riprodurre, con la loro rapida successione, delle animazioni fluide e unicamente realistiche per l’epoca.
Prima di concludere voglio lasciare un piccolo tributo che, chiunque altro come il sottoscritto abbia provato questa piccola perla al suo esordio sui primi PC, non potrà non apprezzare con una lacrimuccia di nostalgia sul viso. Di seguito trovi l’opening originale di Prince of Persia con il suono proveniente direttamente dallo speaker interno del computer.
Se chiudi gli occhi puoi tornare per un attimo bambino e assaporare ancora una volta la magia e i ricordi che il primo Prince of Persia ci ha saputo regalare!