Dark Cloud è un particolare action RPG sviluppato da Level-5, lo stesso sviluppatore che in questa corrente generazione ha dato i natali a Ni no kuni II: Il destino di un regno. Il gioco, pubblicato direttamente da Sony Computer Entertainment uscì nel 2000 per PlayStation 2.
Sono passati più di vent’anni da quando il gioco uscì in Giappone e 19 da quando arrivò in Europa e in America. Nel caso volessi recuperare questo titolo, da dicembre 2015 Dark Cloud è stato reso disponibile per Playstation 4, anche se chiaramente in formato digitale.
Benché sia un gioco vecchiotto e per questo qualcuno potrebbe non conoscerlo, sono abbastanza sicuro che sia rimasto impresso nella mente di chi lo ha giocato nonostante sia passato tutto questo tempo; scopriamo insieme il perché!
Un action RPG con le vibrazioni di Zelda e SimCity
Dark Cloud era un gioco molto particolare per l’epoca in cui uscì; in realtà a ben vedere, lo sarebbe ancora oggi. Il gioco riusciva a fondere in maniera sensata ed efficace un’atmosfera fiabesca molto simile a quella di Zelda al world building di un SimCity. Anche a livello di trama questo insolito connubio veniva giustificato in maniera credibile, rendendo questi due aspetti all’epoca così distanti in grado di coesistere fra loro.
In Dark Cloud si prende il comando di un giovane eroe di nome Toan, giovane spadaccino di soli 13 anni a cui, come in ogni RPG di quell’epoca che si rispettasse, potevi cambiare nome. Come in ogni classico cliché da buon RPG giapponese, il protagonista vedrà il suo villaggio natale distrutto, stavolta dal genio oscuro, un potentissimo gigante che nelle epoche aveva quasi distrutto tutti i paesi del mondo e ne aveva decimato la popolazione.
Rimasto come unico sopravvissuto dell’attacco, l’obiettivo di Toan diventerà quello di ricostruire il villaggio e di riportarne gli abitanti in vita. Commosso dalla sua determinazione e dalla sua grande forza di volontà, il re degli spiriti donerà a Toan un pugnale e una pietra dal grande potere chiamata Atlamillia. Questo speciale artefatto consente a Toan di ricostruire i villaggi distrutti dal genio oscuro e di riportare in vita i loro abitanti. In che modo, ti chiederai?
Fra un dungeon lì e una ricostruzione là!
Una volta ricevuta la Atlamillia, il viaggio di Toan si sviluppa in modo semplice ma divertente. Fondamentalmente il protagonista dovrà affrontare varie sfide che lo porteranno ad dover superare dei dungeon, nei quali dovrà recuperare le sfere Atla; in queste sfere il genio oscuro ha sigillato parti del villaggio e gli stessi abitanti. Con tanto coraggio e il potere dell’Atlamillia Toan potrà porre fine all’era oscura, facendo tornare tutto come prima.
Nei dungeon, oltre a reperire sfere Atla, sarà possibile anche potenziare le armi, tramite il combattimento con i mostri che donerà alle armi punti ABS. Proprio come se fossero un personaggio del party, le varie armi saliranno quindi di livello con una loro barra di esperienza. Una volta completata la barra ABS potremmo potenziare l’arma con diverse abilità.
Aumentando i diversi livelli dell’arma vengono sbloccate anche delle richieste specifiche che, se soddisfatte, permetteranno all’arma di cambiare stato, quasi come se si trattasse dell’evoluzione di un Pokémon. L’arma in questione infatti cambierà forma, nome e vedrà un aumento delle sue statistiche.
benché questo processo di miglioramento delle armi sia molto lento ed è stato rivisto e migliorato nel secondo capitolo del gioco (di cui parleremo più in là), questo sistema di upgrade delle armi era un aspetto del gioco che riusciva a tenere incollato il giocatore allo schermo.
Se per quanto riguarda l’aspetto RPG Dark Cloud era molto classico per gli standard dell’epoca, lo stesso non si può dire per quanto riguarda la parte di gameplay che ci vede alle prese con la ricostruzione dei vari villaggi. Con le sfere Atla che vengono raccolte nei dungeon è possibile inserire elementi all’interno ad una sorta di diorama, una riproduzione in scala ridotta dei vari villaggi.
Quest’enorme spazio vuoto può essere riempito grazie al potere dell’Atlamillia, che ci consente di riposizionare all’interno del diorama le strutture degli abitanti, questi ultimi e persino elementi estetici come alberi, strade, ecc. ecc. In questo modo si può organizzare il villaggio così come lo si preferisce, anche se talvolta alcuni abitanti potrebbero richiedere la posizione della loro abitazione in un punto deciso da loro stessi.
Queste richieste possono essere ignorate, ma conviene ricordare che una volta costruita la loro abitazione, ogni persona del villaggio avrà le sue esigenze; sarà utile soddisfarle, perché una volta completate tutte le missioni degli abitanti del villaggio, verremo ricompensati con nuovi attacchi, oggetti speciali e nuove armi.
Non si tratta però solo di completismo o di quest secondarie, visto che spesso interagire con alcuni degli abitanti ci garantirà informazioni preziose per l’avanzamento della quest principale.
Lo consiglieremmo ai giorni nostri?
Probabilmente agli amanti degli RPG di quell’epoca, assolutamente sì. Il sistema con cui venivano gestite le armi era semplice, ma ben congegnato e il fatto di dover ricostruire i villaggi, oltre ad essere un’idea simpatica, allungava il titolo senza andarne ad annacquare il contenuto. Graficamente il titolo è invecchiato piuttosto male anche se bisogna considerare che è uscito durante il primo anno di vita di PlayStation 2.
Passarono pur sempre ben 5 anni dall’uscita di Shadow of the Colossus, ma c’è da sottolineare che si trattava comunque della stessa generazione. Per cui, siccome è reperibile a un prezzo stracciato, se l’aspetto grafico è qualcosa che per te può essere messo in secondo piano, ti consiglio di dare un’opportunità a un RPG conosciuto da pochi, ma amato da molti di quelli che l’hanno giocato.