Era il 1986 e in Giappone il colosso nipponico SEGA lanciava sul mercato la sua prima console, il Sega Master System, una console a 8 bit lanciata per combattere la concorrenza con la diretta nemesi Nintendo, che in quegli anni si stava prendendo la sua brava fetta di mercato, in un ancora vergine mercato videoludico, con il lancio del leggendario Famicon (e successivamente con il Super Nintendo Entertainment).
Una console che ebbe il privilegio di diventare una fra le più longeve della storia, e che ha continuato ad essere venduta anche dopo i primi anni 2000 (sopratutto in Brasile). Tra i titoli proposti dalla console SEGA vi erano quelli di due personaggi, che divennero poi le due mascotte della nota azienda, ovvero quello del porcospino blu più famoso del mondo e dalla velocità supersonica (Sonic The Hedgedog), e Alex Kidd, protagonista di una serie di giochi che hanno finito per decretare il successo nel mondo della console. Oggi parleremo del primo capitolo della saga, Alex Kidd in The Miracle World.
Questo titolo fu uno dei titoli di punta per i primi anni di vita della console, e inizialmente venduto tramite storica cartuccia, venne poi integrato nella memoria della nuova versione della console targata SEGA, riproposta in una soluzione rimodernata e potenziata chiamata SEGA Master System II, che ebbe un successo enorme soprattutto nel mercato occidentale.
Mi ricordo ancora quel giorno di natale come fosse ieri, quando un piccolissimo videogiocatore in erba scartava l’enorme scatolone rivestito di carta regalo per svelarne la massiccia console all’interno, ricordo ancora che non avevo alcun gioco da provare, ma decisi lo stesso di collegare la magica scatola in plastica delle meraviglie alla TV, giusto per controllare che il tutto funzionasse come avrebbe dovuto.
Spinsi il pulsante POWER e dopo aver sentito quel soddisfacente e rumoso “click”, dopo alcuni secondi di buio a schermo, apparve come per magia un breve filmato ad 8 bit accompagnato da una musichetta (sempre ad 8 bit), e successivamente apparve la scritta “push start button”. Fui letteralmente stregato, e fu subito amore a prima giocata.
La trama del gioco è molto semplice e narra di Alex Kidd un ragazzo che è alla ricerca di suo fratello Egle, catturato dal malvagio “Janken the Great” (Janken è anche in rōmaji il nome per la morra cinese, che ha un ruolo importante nel gioco per sconfiggere i capi nemici). Durante il gioco Alex Kidd si trova a dover combattere contro molti mostri, tra cui tre tirapiedi di Janken, che si rivelerà al giocatore solo alla fine del gioco, dopo tutti e sedici livelli.
Il gioco si presentava come un platform in stile Super Mario Bros, ma in qualche modo molto più “sofisticato”. Potevi correre, saltare e uccidere i fastidiosi nemici che cercavano di sbarrare la strada, ma erano presenti anche meccaniche di gioco più complesse, potevi guidare dei veicoli e soprattutto nella fronteggiare dei nemici più grossi e forti, veri e propri boss, che andavano abbattuti a colpi di morra cinese! Una cosa che mi lasciò letteralmente di sasso, (o di carta o forbici, per rimanere in tema).
Prima di allora infatti molti nemici potevano essere tranquillamente fatte fuori con l’ausilio del nostro potente pugno, ma quando si arrivava ai boss, era tutt’altra storia, si doveva ragionare e affrontare la battaglia con astuzia. Solo dopo avere battuto nella sfida il boss di turno ci si poteva destreggiare in un più classico combattimento a colpi di pugni.
Come in ogni tipologia di gioco dell’epoca anche Alex Kidd non disponeva di nessun sistema di salvataggio o di password livello, quindi ogni volta che si spegneva la console o si finivano tutte le vite ci si doveva ricominciare tutto il gioco daccapo. Per fortuna i boss avevano sempre un sistema di pattern della morra cinese sempre uguale, il che ci rendeva la vita “un po'” più facile (apparentemente).
Il livello di sfida era davvero interessante e la varietà dei livelli di gioco non si limitava solo alla linearità degli stage, ma si sviluppava su più livelli, anche in verticale. Vi erano infatti livelli subacquei e livelli dove si utilizzava una specie di elicottero per volare, o addirittura, in alcuni punti del gioco ci si poteva destreggiare in ostici percorsi con una velocissima motocicletta acquistabile da alcuni mercanti disposti in aeree specifiche della mappa.
Alex Kidd e il miracolo della fine del gioco
La cosa che purtroppo non riuscii mai a completare fu l’ultimo livello. Nel dettaglio l’ultimo livello di questo gioco propone un’altra sorpresa. Per vincere infatti è necessario risolvere una specie di indovinello. Alex Kidd deve saltare sopra a delle caselle che si trovano sul pavimento, mettendole nell’ordine esatto. Sbagliando, appariranno dei fantasmi che uccideranno all’istante il nostro personaggio, facendo quindi perdere una vita a ogni errore.
Ogni casella è colorata e ha disegnato su di essa un simbolo, ci sono cinque caselle. La soluzione dell’indovinello consiste nel saltare sulle caselle nel seguente ordine: Sole, Mare, Luna, Stella, Sole, Luna, Mare, Pesce, Stella, Pesce.
L’ordine delle caselle non è casuale, ma è quello che questi simboli hanno durante gioco, di conseguenza se non si fosse stati già a conoscenza della soluzione sarebbe stato necessario recuperare la lettera di Nibana nel castello blu (un oggetto che si trova dopo la liberazione del fratello di Alex) e portarla al re del regno di Nibana (castello giallo), in questo modo, egli consegnerà ad Alex una lastra di pietra, visualizzabile, che contiene la sequenza corretta delle mattonelle su cui saltare. Un vero e proprio inferno.
In conclusione Alex Kidd In The Miracle World, è un titolo che ha segnato un nuovissimo standard per i videogiochi in generale, che fino ad allora era pensato per un target di consumatori di età giovanissima. Inoltre fu determinante per il successo sia della console che della nota azienda nipponica SEGA facendo spopolare i loro prodotti in tutto il mondo, facendo sognare e appassionare milioni di piccoli e grandi giocatori.